E’ stato un accorato appello di pace per il mondo intero. Il Papa fa suo il canto degli angeli, che apparvero ai pastori di Betlemme nella notte in cui nacque Gesù: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14):“Un canto che unisce cielo e terra, rivolgendo al cielo la lode e la gloria, e alla terra degli uomini l’augurio di pace. Invito tutti ad unirsi a questo canto: questo canto è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere”.
A questo prima di tutto ci chiama il Natale – afferma il Papa: “dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso”:
“In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo. E ognuno di noi possa dare gloria a Dio soprattutto con la vita, con una vita spesa per amore suo e dei fratelli”. “La vera pace” – ha proseguito – “non è un equilibrio tra forze contrarie. Non è una bella ‘facciata’, dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni. La pace è un impegno di tutti i giorni” che “si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo”. Il Papa, guardando il Bambino nel presepe, pensa “ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati: “le guerre spezzano e feriscono tante vite!” E “troppe – ha detto – ne ha spezzate negli ultimi tempi il conflitto in Siria, fomentando odio e vendetta”: “Continuiamo a pregare il Signore perché risparmi all’amato popolo siriano nuove sofferenze e le parti in conflitto mettano fine ad ogni violenza e garantiscano l’accesso agli aiuti umanitari. Abbiamo visto quanto è potente la preghiera! E sono contento che oggi si uniscano a questa nostra implorazione per la pace in Siria anche credenti di diverse confessioni religiose. Non perdiamo mai il coraggio della preghiera! Il coraggio di dire: Signore, dona la tua pace alla Siria e al mondo intero. E anche i non credenti invito a desiderare la pace, con il loro desiderio, quel desiderio che allarga il cuore: tutti uniti, o con la preghiera o con il desiderio. Ma tutti, per la pace”.
Papa Francesco guarda poi all’Africa: “Dona, Bambino, pace alla Repubblica Centroafricana, spesso dimenticata dagli uomini. Ma tu, Signore, non dimentichi nessuno! E vuoi portare pace anche in quella terra, dilaniata da una spirale di violenza e di miseria, dove tante persone sono senza casa, acqua e cibo, senza il minimo per vivere. Favorisci la concordia nel Sud-Sudan, dove le tensioni attuali hanno già provocato troppe vittime e minacciano la pacifica convivenza di quel giovane Stato. Tu, Principe della pace, converti ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo”.
C’è anche la Nigeria, “lacerata da continui attacchi che non risparmiano gli innocenti e gli indifesi”. E chiede a Dio di benedire la Terra che ha scelto per venire nel mondo e far così giungere “a felice esito i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi”. Chiede che siano sanate “le piaghe dell’amato Iraq, colpito ancora da frequenti attentati”. Eleva quindi la sua preghiera per quanti sono perseguitati a causa della fede cristiana, per i profughi e i rifugiati, specialmente nel Corno d’Africa e nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Prega affinché “i migranti in cerca di una vita dignitosa trovino accoglienza e aiuto: “Tragedie come quelle a cui abbiamo assistito quest’anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!”.
Quindi aggiunge: “O Bambino di Betlemme, tocca il cuore di quanti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, affinché si rendano conto della gravità di tale delitto contro l’umanità. Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini che vengono rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quanti vengono trasformati in soldati, derubati della loro infanzia”. Invoca poi il Signore del cielo e della terra perché guardi questo nostro pianeta, “che spesso la cupidigia e l’avidità degli uomini sfrutta in modo indiscriminato. Assisti e proteggi – è la sua preghiera – quanti sono vittime di calamità naturali, soprattutto il caro popolo filippino, gravemente colpito dal recente tifone”. Infine, lancia a tutti il suo invito a fare memoria che “in questa umanità oggi è nato il Salvatore, che è Cristo Signore”: “Fermiamoci davanti al Bambino di Betlemme. Lasciamo che il nostro cuore si commuova: non abbiamo paura di questo! Non abbiamo paura che il nostro cuore si commuova! Ne abbiamo bisogno, che il nostro cuore si commuova! Lasciamolo riscaldare dalla tenerezza di Dio; abbiamo bisogno delle sue carezze. Le carezze di Dio non fanno ferite: le carezze di Dio ci danno pace e forza. Abbiamo bisogno delle sue carezze. Dio è grande nell’amore, a Lui la lode e la gloria nei secoli! Dio è pace: chiediamogli che ci aiuti a costruirla ogni giorno, nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nazioni, nel mondo intero. Lasciamoci commuovere dalla bontà di Dio”.
Dopo la Benedizione “Urbi et Orbi” il Papa ha rivolto a tutto il mondo suo augurio di buon Natale:
“In questo giorno illuminato dalla speranza evangelica che proviene dall’umile grotta di Betlemme, invoco il dono natalizio della gioia e della pace per tutti: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie, per i poveri e gli emarginati. Gesù, nato per noi, conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi. Buon Natale a tutti!”.
Il servizio è di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana
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