Ogni vita che ci viene incontro merita “accoglienza, rispetto, amore”, soprattutto se è “debole”. Così il Papa nel Messaggio per la Quaresima 2017 sul tema: “La Parola è un dono. L’altro è un dono”, in cui esorta a non essere prigionieri del denaro, che “non lascia spazio all’amore e ostacola la pace”. Nel testo, reso noto oggi, l’invito di Francesco è a seguire la Parola di Dio, “forza viva” capace di suscitare la conversione dei cuori verso i nostri fratelli.
L’altro è un dono, non un invisibile
Apriamo le nostre porte “al debole e al povero”, perché “l’altro è un dono”: solo così potremo “vivere e testimoniare in pienezza” la gioia della Pasqua. Questa l’esortazione del Papa nel Messaggio per la Quaresima, che inizierà con il Mercoledì delle Ceneri, il prossimo 1° marzo. Francesco si sofferma sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, nel Vangelo di Luca. Proprio Lazzaro, spiega, ci viene presentato non come un “anonimo”, un “invisibile”, come di fatto è per il ricco, ma come un “individuo” a cui associare una storia personale, diventa “noto e quasi familiare”, cioè un “volto”. E, come tale, un “dono”, una “ricchezza inestimabile”, un “essere voluto, amato, ricordato da Dio”, anche se la sua concreta condizione è quella di un “rifiuto umano”.
Convertirsi e cambiare vita
La giusta relazione con le persone, prosegue il Pontefice, consiste nel “riconoscerne con gratitudine il valore”. Il povero alla porta del ricco non è quindi un “fastidioso ingombro”, ma un appello “a convertirsi e a cambiare vita”, aprendo “la porta del nostro cuore all’altro”, perché ogni persona è un dono,” sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto”. La Quaresima diviene così “tempo propizio” per aprire la porta “ad ogni bisognoso” e “riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo”.
Lo sguardo del Papa ricorda che “ognuno di noi” ne incontra uno sul proprio cammino: “ogni vita che ci viene incontro – nota – è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore”. La Parola di Dio ci aiuta ad “aprire gli occhi” per “accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole”.
Denaro, idolo tirannico che non lascia spazio all’amore
Della figura del ricco, aggiunge Francesco, il Vangelo mette in evidenza le “contraddizioni”: non ha un nome, ma si comprende – con l’opulenza, la ricchezza eccessiva – quanto il peccato lo acciechi: in lui infatti si intravede “drammaticamente la corruzione del peccato”, che si realizza proprio nell’amore per il denaro, nella vanità, nella superbia. D’altra parte, ricorda il Papa citando l’apostolo Paolo, l’avidità del denaro è “la radice di tutti i mali”, il “principale motivo della corruzione” e fonte di “invidie, litigi e sospetti”. Il denaro, spiega, può arrivare a “dominarci, così da diventare un idolo tirannico”: invece di essere uno “strumento” al nostro servizio per “compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri”, può asservire “noi e il mondo intero” ad una logica egoistica “che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace”.
La cecità verso l’altro
Collegata alla cupidigia di quest’uomo, è la vanità delle “apparenze”, che però mascherano “il vuoto interiore”. La sua vita è “prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza”. Un “degrado morale” il cui “gradino più basso” è la superbia, che lo porta a dimenticare di essere “semplicemente un mortale”: per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze – osserva il Papa ricordando la “netta” condanna del Vangelo al riguardo – “non esiste altro che il proprio io” e per questo le persone che lo circondano “non entrano nel suo sguardo”. L’attaccamento al denaro provoca quindi “una sorta di cecità”: il ricco “non vede” il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione.
Chiudere il cuore alla Parola di Dio è chiudere il cuore al fratello
Sarà poi nell’aldilà, sottolinea Francesco proseguendo la riflessione sulla parabola, che per Lazzaro e il povero si ristabilisce “una certa equità” e i mali della vita vengono “bilanciati” dal bene. Appare chiaro “un messaggio per tutti i cristiani”: il vero problema del ricco, la” radice dei suoi mali” è il “non prestare ascolto alla Parola di Dio”: ciò lo ha portato “a non amare più” il Signore e quindi “a disprezzare il prossimo”. La Parola di Dio, ricorda il Pontefice, è una “forza viva”, capace di suscitare la conversione dei cuori e di “orientare nuovamente la persona a Dio”: chiudere il cuore “al dono di Dio che parla”, evidenzia, ha come conseguenza il “chiudere il cuore al dono del fratello”.
Il senso della Quaresima
La Quaresima è quindi anche tempo favorevole “per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo”, compiendo un “vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi”. In questo rinnovamento spirituale, che passa attraverso i “santi mezzi” offerti dalla Chiesa, cioè il digiuno, la preghiera e l’elemosina, il Papa incoraggia infine i fedeli a partecipare alle Campagne di Quaresima promosse in tutto il mondo “per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia umana”.
Il servizio di Giada Aquilino per la Radio Vaticana
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