Prete accoltellato sull’altare a Città del Messico. Si tratta del sacerdote Miguel Angel Machorro che lunedì sera dopo aver celebrato Messa alle 18 nella Cattedrale di Città del Messico, con ancora addosso i paramenti sacri, è stato aggredito sull’altare da un uomo che gli ha inferto almeno tre pugnalate.
Secondo le prime ricostruzioni il presunto aggressore è un uomo di 26 anni, di nazionalità straniera, fermato dalla polizia che non ha opposto resistenza al momento della cattura e avrebbe chiesto di parlare con il presidente del Messico, Enrique Peña Nieto.
Secondo i testimoni, alla richiesta di aiuto da parte del prete, alcuni fedeli hanno chiamato i soccorsi mentre un altro gruppo di loro è riuscito a bloccare l’aggressore e lo ha trattenuto fino all’arrivo delle forze dell’ordine.
La Conferenza episcopale messicana, secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, ha confermato il grave fatto e il nome del sacerdote. L’arcidiocesi di Città del Messico, in un breve comunicato, ha fermamente condannato l’aggressione e l’arcivescovo metropolita di Città del Messico, il cardinale Norberto Rivera Carrera, ha chiesto anche in un tweet, di pregare per la salute del sacerdote, le cui condizioni sono ancora gravi.
Restando in Messico, quella del giornalista e scrittore messicano Javier Valdez Cardenas ucciso nella città di Culiacan, capitale dello stato nord-occidentale di Sinaloa, è stata una vera e propria esecuzione poiché poiché Valdez Cardenas era riconosciuto come uno dei più noti giornalisti specializzati sul narcotraffico. La sua uccisione in pieno giorno a opera di un gruppo di sicari a Culiacan ha scosso l’opinione pubblica in Messico, dove ormai il lavoro di cronista è diventato fra i più pericolosi che esistano.
Chi era Valdez Cardenas?
Valdez Cardenas, 50 anni, è il sesto giornalista ucciso nel Paese dall’inizio dell’anno: era fondatore e direttore della rivista Riodoce, era anche corrispondente da Sinaloa del quotidiano nazionale Jornada e dell’agenzia francese Afp, nonché autore di vari libri sul fenomeno del narcotraffico e la criminalità organizzata in Messico.
“Dove lavoro io, a Culiacan, è pericoloso essere vivi e cercare di fare giornalismo, perché bisogna camminare lungo una linea invisibile che è stata tracciata dai cattivi – che si trovano nelle bande dedite al narcotraffico e al governo – in un campo seminato di mine esplosive”, aveva spiegato Valdez Cardenas ricevendo il Press Freedom Award del Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj), nel 2011.
Fonte www.avvenire.it
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