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Messico, uccisa la neo-sindaco che aveva sfidato i narcos

Gisela Mota, 33 anni, si era appena insediata come “prima cittadina” di Temixco, nello Stato di Morelos. Aveva dichiarato di voler ripulire la sua città dalla criminalità e dal traffico di droga. Ripulire la città dai narcos. Era il suo proposito, lo slogan forte sul quale aveva puntato tutta la sua campagna elettorale per la corsa a sindaco di Temixco, nello Stato di Morelos, confinante con il distretto federale di Città del Messico.

La criminalità organizzata messicana non le ha lasciato scampo. Gisela Raquel Mota Ocampo, 33 anni, è stata uccisa 24 ore dopo essersi insediata come sindaco della sua città. Freddata senza pietà in casa sua, alle 7 del mattino, da un commando di sicari.  

 Gisela Mota era nata nel 1982 nella comunità di Pueblo Viejo, a Temixco. Laureata in Legge, aveva svolto la sua carriera politica all’interno del PRD, il Partito della Rivoluzione Democratica, ricoprendo numerosi incarichi. Dal 2012 al 2015 era stata deputata federale. Era stata la prima donna a raggiungere la carica di sindaco a Temixco. “E’ una sfida che il crimine organizzato lancia contro l’ordine costituzionale e democratico”, ha dichiarato in un comunicato ufficiale il Governo dello Stato di Morelos, in riferimento all’assassinio. “Nella lotta contro il crimine l’unico cammino è quello della legalità, il pieno coordinamento e la determinazione infrangibile”.

Per la morte di Gisela Mota, Morelos ha dichiarato tre giorni di lutto. Ma nello Stato messicano la situazione della criminalità negli ultimi anni è andata sempre peggiorando. Cuernavaca, la capitale, ha rimpiazzato Acapulco (nel vicino Stato di Guerrero) come municipio più violento del Messico. A Morelos il tasso di omicidi attuale è inferiore soltanto a quelli di Guerrero, Sinaloa e Chiapas.  

Temixco – riportano le fonti locali – ha più di 108mila abitanti dei quali quasi il 57% vive in stato di povertà moderata o estrema.

 Negli ultimi anni la città è caduta in preda alla violenza e ai gruppi legati al traffico di droga, come i cartelli Guerreros Unidos e Los Rojos. Secondo il rapporto del Consiglio cittadino per la sicurezza pubblico e la giustizia penale, Temixco si colloca al 78° posto fra i municipi più violenti di tutto il Paese e addirittura al sesto posto fra quelli con il più alto numero di sequestri. Un problema particolarmente allarmante nello Stato di Morelos è quello della violenza di genere: nel periodo dal gennaio del 2000 al febbraio del 2015 sono stati registrati 633 femminicidi documentati. Alla lista ora si aggiunge Gisela Mota.



Il narcotraffico – gestito da almeno otto grandi cartelli, organizzati ormai come complesse e articolate strutture imprenditoriali – tiene in ostaggio il Messico, stritolandolo in una morsa di violenza e terrore (Ciudad Juarez, nello Stato di Chihuahua, al confine con gli Usa, è considerata la città più pericolosa del mondo). Con i loro tentacoli i cartelli si infiltrano nelle stanze della politica. Secondo il Dipartimento di pubblica sicurezza del Texas, il 95% del traffico di cocaina verso gli Stati Uniti arriva dal Sud America passando attraverso Centro-America e Messico. Quest’ultimo è inoltre il principale fornitore degli Usa di eroina, marijuana e metanfetamine.

A far prosperare il business dei narcos sono anche la povertà, l’abbandono sociale, l’emarginazione, la mancanza di lavoro: come ha raccontato la giornalista messicana Anabel Hernandez – che da tempo vive sotto scorta- nel suo libro-inchiesta La terra dei narcos (2014), tante famiglie di campesinos vedono nel mondo del narcotraffico l’unica strada, purtroppo, per sopravvivere e crescere i loro figli. 

Redazione Papaboys (Fonte www.famigliacristiana.it/Giulia Cerqueti)

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