La pluripremiata attrice Laura Marinoni debutta al festival “Tra Sacro e Sacro Monte” con una sua drammaturgia inedita, Rita degli impossibili. Tra gli spettacoli del festival anche Ivan, tratto da Dostoevskij, con la regia di Serena Sinigaglia e interpretato da Fausto Russo Alesi.
All’interno della settima edizione del festival “Tra Sacro e Sacro Monte”, con la direzione artistica di Andrea Chiodi, oltre a Il Canto dell’usignolo con Glauco Mauri e Roberto Sturno (14 luglio), Dal Sacro Monte a Giorgio Strehler nella devozione a madre Cabrini con Rosalina Neri, (26 luglio), Ivan tratto da I fratelli Karamazov di Dostoevskij, con la regia di Serena Sinigaglia e interpretato da Fausto Russo Alesi, debutta la pluripremiata attrice Laura Marinoni, con una sua drammaturgia inedita, Rita degli impossibili (21 luglio).
L’attrice, che è stata diretta da registi come Giorgio Strehler, Giuseppe Patroni Griffi, Luca Ronconi, Antonio Latella, ha deciso di portare nella suggestiva ambientazione del Sacro Monte la vicenda di Santa Rita e confida: «ho scelto la storia della santa umbra per questioni personali, sia perché frequento da anni una comunità in Umbria, terra in cui sono vissuti moltissimi santi, sia perché mia nonna era molto religiosa e devota a Santa Rita così, durante la mia infanzia, ha trasmesso a me e prima a mia madre la devozione per Santa Rita, santa degli impossibili. Mia mamma, che non è cattolica praticante, ogni volta che succede qualcosa di difficile e doloroso mi dice: “non ti preoccupare ci pensa Santa Rita”. Così, quando ho ricevuto la proposta da Andrea Chiodi di esibirmi al Sacro Monte, ho colto l’opportunità di misurami nella scrittura e messinscena di un testo teatrale inedito sulla Santa.»
La Marinoni si è dedicata così con passione alla lettura delle biografie della Santa: «il mio interesse era di riuscire a ricostruire la storia di una donna, prima che di una santa, – prosegue – ho studiato, documentandomi attraverso le fonti, in particolare mi sono concentrata sulla sua vita precedente alla scelta monastica. Rita, in una Cascia dilaniata dalle lotte tra opposte fazioni, ha passato metà della sua vita come sposa e come madre, e l’altra metà in convento. La sua storia è simile a quella di Sant’Agostino, al cui ordine appartiene, come monaca agostiniana. Rita ha conosciuto il peccato, ha sopportato dolori incredibili, era moglie di un assassino, che poi è stato ucciso, ha invocato la morte dei suoi figli (purché non si macchiassero della colpa di vendicare il padre), morte che poi drammaticamente si è verificata. È conosciuta come figura taumaturgica potentissima, è la santa italiana più conosciuta al mondo, ha tantissime richieste di aiuto ed ex voto per miracoli riconosciuti, si trovano molte testimonianze di guarigioni e miracoli; insomma è la santa degli impossibili, cioè dei casi disperati, venerata anche dalle donne sole con figli o dalle donne infelici in amore, così ho voluto raccontare anch’io la sua vicenda unica, attraverso il suo cammino spirituale.»
Un aspetto infatti che l’attrice nel suo testo ha voluto mettere in evidenza è la forza di volontà che ha portato la Santa ad affrontare le difficoltà che via via incontrava: «volevo raccontare di Rita che già da quando è nata da genitori anziani, apparentemente impossibilitati a mettere al mondo figli, sembrava un prodigio, poi, quando decide di entrare in convento, incontra molte ostilità: per quattro anni la rifiutano perché era moglie di un delinquente, poi, come in un sogno miracoloso, Agostino, Giovanni Battista e Nicola da Tolentino la portano in una nube di fuoco, con un folle e teatralissimo volo, nel chiostro del convento di Santa Maria Maddalena. Da qui inizia il mio racconto, una biografia romanzata, ma, basata su fonti storiche, scritta sotto forma di monologo: faccio rivivere, con le mie parole, una Rita spaesata, che non sa dove si trovi, che porta i segni dell’isolamento a cui è stata costretta per anni, prima di essere accettata nel convento in cui prenderà i voti, momento in cui finisce il mio racconto. Vorrei che apparisse chiaro che Rita sente dentro di sé la chiamata, porta in sé già i segni della santità, ma vive la vita di tutti, mentre spesso i santi sono considerati come in un’immagine intoccabile, stereotipata e, a volte, addirittura bigotta. Mi piacerebbe ora proseguire questo percorso mistico, dopo il capitolo sulla nostra Santa, trattare della Santeria afrocubana e dei santi indiani, poiché da tempo pratico yoga. Ultimamente sto affrontando grandi sfide, ho trasformato L’amore ai tempi del colera di Garcia Màrquez in un’ “opera musicale”, cantando dal vivo; ho fatto la mia prima regia per gli attori allievi della Scuola del Piccolo Teatro; sento l’esigenza di seguire integralmente i miei progetti, anche se ciò richiede responsabilità, ma dopo 30 anni di lavoro devo dare anche una svolta alla mia vita professionale, non bisogna lasciare i propri sogni nel cassetto, bisogna avere il coraggio di provare nuovi generi, e, nel mio piccolo, mi sento simile a Rita, che ha affrontato sfide sempre più grandi. Per me intraprendere un percorso spirituale vuol dire anche misurarsi in nuove prove, trasformare il talento in qualcosa di più grande, utile a sé e agli altri. Quando ero ragazzina, per un momento, ho desiderato entrare in un convento di clausura, poi sono diventata attrice, sono madre e non riesco ad immaginare la mia vita senza mio figlio, ho insomma trovato la mia strada, ma l’insegnamento di Santa Rita mi ha fatto capire che bisogna ascoltare la chiamata che si riceve e per me, dopo un momento di misticismo, è stata diventare attrice. Certo Rita, da quando aveva ricevuto la chiamata, era accompagnata dalla grazia della fede, ma anche il talento teatrale è una chiamata a cui bisogna dare una risposta coerente.»
Dove e quando
RITA DEGLI IMPOSSIBILI. Incredibile storia di una donna, di e con Laura Marinoni. Terrazza del Mosè, ore 21, Sacro Monte di Varese. Ingresso libero e gratuito. Info:info@trasacroesacromonte.it, http://www.trasacroesacromonte.it
Redazione Papaboys (Fonte www.famigliacristiana.it/Albarosa Camaldo)
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