“Quello che abbiamo vissuto non lo dimenticheremo mai. Più il tempo passa, più ricordo si fa vivo”. Così, a distanza di 2 anni dalla tragica notte del 24 agosto, torna a parlare Valentina Bartolucci. Era al nono mese di gravidanza quando il terremoto più violento degli ultimi 30 anni fece crollare la sua casa e il paese dove era cresciuta, annientando le vite di tanti amici e parenti. Ma il ricordo, la speranza e la voglia di tornare a sorridere tra le vie di Pescara del Tronto non sono morte, non moriranno mai. E i cuori spezzati di un’intera famiglia sono tornati a battere grazie a lei: Michelle, la prima bimba nata dopo il terremoto. Il 19 settembre compirà 2 anni e a festeggiarla saranno i suoi familiari, sopravvissuti per miracolo: il padre, Federico Campitelli, il fratellino Gabriel e sua madre, che oggi torna a ricordare la notte degli orrori.
Cosa accadde quella notte?
«Ero a Pescara con tutta la famiglia: mio marito, mio figlio di soli 3 anni, mio fratello e mia cognata. Dentro di me, poi, c’era lei, la mia Michelle. Dormivamo tutti quando si è scatenato l’inferno. Alle 3,36 un forte boato ha rotto il silenzio della notte e tutto intorno a noi ha iniziato a tremare con estrema violenza. Il terremoto è durato tantissimo, e tutto è venuto giù».
Come siete riusciti a mettervi in salvo?
«Appena mi sono resa conto del pericolo, ho preso Gabriel e l’ho portato in sala, dove ci siamo ripararti sotto all’architrave della porta. Nel frattempo, una parete della camera stava crollando, e anche il salone si sbriciolava di fronte ai nostri occhi. Poi è sceso il buio, e la stanza si è riempita di polvere. Siamo rimasti intrappolati tra le macerie per ore, poi, all’improvviso, abbiamo avvertito puzza di gas. Così abbiamo cercato di uscire, e per fortuna abbiamo trovato il cellulare di mio marito, che ci ha fatto da torcia. Abbiamo trovato un varco fra le macerie, ma non ce la sentivamo di camminarci sopra, così ci siamo serviti di un materasso. Lo abbiamo fatto passare nel varco e ci siamo seduti lì sopra, fuori da ciò che restava della casa. Da lì abbiamo chiamato subito i soccorsi. Tutto, intorno a noi, era andato in fumo».
Siete più tornati a Pescara?
«Si, siamo tornati qualche volta, ma è rimasto tutto esattamente come era due anni fa. Una vergogna!».
Poco dopo è nata Michelle, la prima bimba che ha visto la luce dopo il sisma. Cosa ha provato quando l’ha vista per la prima volta, a pochi giorni dall’orrore?
«Vedere mia figlia nascere è stata un’emozione indescrivibile. In quei giorni ho pensato al peggio, lei ci ha ridato speranza»
E suo figlio Gabriel, che all’epoca aveva solo 3 anni, ricorda ancora quella notte?
«Gabriel ricorda solo un forte temporale e delle case cadute. Spero che un giorno anche quel poco rimasto nella sua mente venga completamente cancellato»
Il tempo passa, ma la ricostruzione sembra ancora lontana…
«Si, c’è troppa burocrazia e poca voglia da parte del Comune di trovare una soluzione abitativa per i non residenti, o quantomeno un aiuto per far tornare più gente possibile. Credo che non ci sia abbastanza volontà da parte dell’amministrazione».
Ormai è certo, Pescara non sarà ricostruita dov’era. Se lei potesse scegliere, dove la vorrebbe vedere risorta?
«Vorrei che tornasse a risorgere esattamente dov’era. Purtroppo, nulla tornerà più come prima».
Qual è il suo ricordo più forte del paese che non c’è più?
«La mia infanzia è lì. Ricorderò sempre ogni momento, ogni sasso, ogni piccolo angolo del paese. Mi manca da morire tutto quanto».
Fonte www.ilrestodelcarlino.it/ di VALERIA EUFEMIA