Damasco, 28. Migliaia di civili stanno fuggendo in queste ore dai combattimenti nella provincia di Deir Ezzor, nell’est della Siria, dove si affrontano le formazioni curde sostenute dalla coalizione internazionale a guida statunitense e i jihadisti del sedicente stato islamico (Is). Nelle ultime 24 ore sono quasi tremila le persone che hanno raggiunto le zone in mano ai curdi delle Forze democratiche siriane (Fds). Salgono così a un totale di 11.100 i civili sfollati a dicembre.
Secondo fonti di stampa, tra i civili in fuga ci sarebbero anche centinaia di miliziani dell’Is che stanno cercando di lasciare la provincia di Deir Ezzor. Le Fds hanno arrestato più di cinquecento miliziani che si erano infiltrati tra la popolazione. L’Osservatorio siriano dei diritti umani (voce dell’opposizione in esilio a Londra) ha detto di non avere informazioni chiare sul numero di civili che vivono ancora sotto il controllo dell’Is. La scorsa settimana le Nazioni Unite hanno stimato in seimila i civili intrappolati dai jihadisti a Hajin, città vicina a Deir Ezzor.
Sul piano militare, da segnalare che nelle ultime ore le Fds hanno lanciato un’offensiva contro l’Is a Kishmah. Le formazioni curde sono avanzate velocemente da Abu Hassan, conquistata ieri, e hanno attaccato diverse postazioni jihadiste. I miliziani non si aspettavano un’azione così rapida e si sono fatti trovare impreparati. Secondo testimoni locali, i combattenti curdi hanno neutralizzato in breve tempo le linee di difesa dell’Is all’esterno della città, obbligando i jihadisti a ritirarsi al suo interno. Poi hanno istituito presidi fissi e da lì hanno cominciato a spingere verso il centro. Secondo diverse fonti, Kishmah cadrà entro poche ore.
Intanto, la tensione cresce anche nel nord del paese. Negli ultimi due giorni il governo di Damasco ha inviato truppe e mezzi militari alle porte di Manbij, città della Siria settentrionale controllata dalle forze curde, a pochi chilometri dal confine con la Turchia. «Queste forze sono state inviate in aree vicine a Manbij con l’obiettivo di impedire qualsiasi attacco violento della Turchia» ha dichiarato Abdel-Rahman, esponente dell’opposizione siriana, citato da diverse agenzie di stampa internazionali. Una fonte vicina al governo di Damasco ha confermato che una brigata della guardia presidenziale siriana e un battaglione dell’artiglieria sono stati inviati nell’area. Va detto che nelle scorse settimane il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, aveva dichiarato che la Turchia avrebbe condotto un’operazione di antiterrorismo a Manbij se gli Stati Uniti non avessero fatto ritirare dalla città i miliziani curdi delle Unità di protezione del popolo (Ypg), ritenute da Ankara un movimento terroristico affiliato al Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan, di matrice terroristica per il governo turco). A seguito dell’annuncio del ritiro delle forze statunitensi dalla Siria, Erdoğan ha poi spiegato che l’operazione è stata rinviata, ma non cancellata.
Sul piano diplomatico, una delegazione di alto livello della Turchia si recherà domani, sabato, a Mosca con l’obiettivo di coordinarsi con le autorità russe dopo il ritiro delle truppe statunitensi. I colloqui appaiono cruciali per l’obiettivo di Ankara di riempire il vuoto che verrà lasciato da Washington nella regione. All’inizio del 2019 è invece attesa in Turchia una delegazione dagli Stati Uniti.
Fonte: L’Osservatore Romano, 28 / 29 dicembre 2018