E’ il Giubileo del perdono, della speranza, cosi i fedeli arrivati in piazza San Pietro,da ogni angolo del mondo, riassumono i sentimenti con cui hanno accolto l’apertura della Porta Santa. Ascoltiamo le loro emozioni raccolte da Marina Tomarro per Radio Vaticana:
R. – E’ il Giubileo del perdono, è il ritornare tra la gente.
R. – E’ una speranza: per noi, per la nostra famiglia, ma per tutta l’umanità.
R. – Per me l’Anno della Misericordia è Dio che ci apre le mani, le braccia per dire un semplice “ti amo, sono con te, tu sei nel mio cuore”. Lui ci ama così tanto che si fa “miser corde”, un cuore che si fa come noi.
R. – Noi veniamo da Siena; abbiamo fatto il pellegrinaggio a piedi sulla Via Francigena. Siamo partiti il 1° dicembre e siamo venuti qui a piedi, facendo tutte le tappe della Francigena. Noi abbiamo deciso di partire da Siena a piedi proprio perché ci sembrava che il viaggio per venire qui fosse parte di questo Anno che si apre, di questo evento.
D. – Vuol dire ricevere la misericordia di Dio per trovare la conversione davanti a lui, cambiare vita, non soltanto in senso negativo ma anche in senso positivo. Abito a Roma, in questo momento, ma vengo dall’Argentina e ho pensato in tutto questo tempo alle persone che sono là; e anche a venire alla Porta Santa a chiedere a Dio la grazia per ricevere la sua misericordia, il suo perdono.
D. – Da dove venite?
R. – Veniamo da Verona.
D. – Siete una bella famiglia numerosa con sei figli: cosa vuol dire per voi l’inizio di questo Giubileo della Misericordia?
R. – Per noi come famiglia vuol dire provare a sperimentare nuovamente l’amore di Dio nella famiglia, quindi insegnare ai nostri figli l’accoglienza, il perdono e l’amore grande del Signore.
D. – Come si educa alla misericordia?
R. – Principalmente, come genitori, amandoci, vivendo del nostro amore, riversandolo su di loro. Noi crediamo che se vedono i genitori che si amano, si perdonano, si accolgono ogni giorno, loro impareranno ad amarsi e ad amare e ad accogliere e a essere misericordiosi.
R. – Non tanto con le parole ma con i fatti, per cercare di insegnare. Anche se è difficile anche per gli adulti.
D. – Il Papa ci ha invitati a essere prossimi a coloro che hanno bisogno. Allora, in che modo rispondere a questo suo invito?
R. – Tutti abbiamo bisogno; nessuno può dire di non avere bisogno dell’altro: tutti ne abbiamo bisogno. Per me l’invito è sia per quelli che sono lontani sia per quelli che sono vicini a me, perché la misericordia è la vita e vivere insieme è la fraternità.
D. – Per te, invece?
R. – E’ condividere le gioie e i dolori dell’altro, non avere paura di mostrare le proprie. Questo unisce, fa comunione: è il sogno di Dio.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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