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Migranti: altre 22 vittime al largo della Libia, salve 209 persone

Sono morti per soffocamento, e annegamento i 22 migranti, tra cui 21 giovani donne, trovati senza vita in un gommone, dalla nave Acquarius di Medici senza frontiere, impegnata in operazioni di soccorso nel Mediterraneo, dopo avere tratto in salvo 209 migranti tra cui 50 minori di cui 45 non accompagnati, al largo delle coste libiche.

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La nave dovrebbe arrivare domani a Trapani. Intanto un’altra unità di Msf è invece arrivata a Pozzallo, in provincia di Ragusa, con a bordo 628 migranti, recuperati al largo della Libia davanti a Sabratah, in diverse operazioni di soccorso. Tra di loro anche un bambino di 7 mesi in viaggio con la famiglia. Pronta la macchina organizzativa dell’accoglienza e gli agenti del gruppo interforze per procedere all’identificazione e al trasferimento in altre strutture di almeno 300 migranti e individuare i presunti scafisti. Di fronte questa ennesima tragedia in mare, il centro Astalli in una nota  sottolineato l’urgenza  di “garantire canali umanitari sicuri a  quanti, in fuga da conflitti e persecuzioni, cercano protezione”, come  unica strada percorribile per evitare altre morti. Ascoltiamo il commento di Marco Bertotto di Medici senza frontiere al microfono di Marina Tomarro:

 

R. – Il nostro team, che si trova a bordo della nave Aquarius, ha ricevuto alle 10 di ieri mattina una chiamata di soccorso da parte della guardia costiera che ha richiesto un intervento su due gommoni che si trovavano in difficoltà a largo della Libia. Quando sono arrivati, i nostri soccorritori hanno visto in un primo gommone che conteneva 104 persone, 22 corpi sul fondo. La ricostruzione è ancora tutta da fare, ma fondamentalmente queste informazioni ci consentono di dire con certezza che nel corso della notte precedente è entrata dell’acqua nel gommone; a seguito di questa avarie ci sono state scene di panico.

D. – Purtroppo sono sempre più frequenti questi salvataggi di fronte a situazioni così tremende. Cosa si dovrebbe fare per evitare tutto ciò?

R. – Da un lato si potrebbe rafforzare il sistema di ricerca e soccorso, fornendo delle imbarcazioni dedicate che abbiano come mandato esclusivo quello della ricerca e del soccorso. Questa ennesima tragedia è la dimostrazione che non esiste un sistema di ricerca e soccorso in grado di scongiurare del tutto le morti in mare e soprattutto è la dimostrazione del fallimento delle politiche europee di contenimento dei flussi. L’unico modo per smettere di raccogliere cadaveri in mare e alimentare i guadagni dei criminali che lucrano sulla sofferenza delle persone è consentire a chi fugge per arrivare in Europa di farlo in modo legale e sicuro, richiedendo protezione internazionali in Europa dopo un viaggio legale e sicuro che non metta a rischio la loro vita.

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D. – Il governo italiano cosa dovrebbe fare di più?

R. – Sicuramente alzare la voce verso i leader europei, verso le istituzioni europee per interrompere questa mattanza. L’unico modo è, di nuovo, quello di cambiare passo, di modificare in maniera drastica e radicale le politiche che fino ad oggi sono state inefficaci e iniziare una nuova stagione, guardando al tema della migrazione non come un pericolo, ma come una situazione strutturale che va affrontata con modalità, strategie, punti di vista e prospettive totalmente diverse da quelle utilizzate fino ad oggi.

Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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