A poco più di un mese dall’appello del Papa sono 80 le parrocchie e 14 gli istituti religiosi pronti a mettere a disposizione locali, appartamenti e strutture per l’accoglienza dei profughi nella diocesi di Milano. Oltre agli enti religiosi diocesani si sono fatte avanti per “aprire le loro porte ai migranti” anche cinque famiglie che hanno offerto gratuitamente alla Caritas ambrosiana case sfitte. Al microfono di Francesca Di Folco commenta il valore di tali gesti don Roberto Davanzo, Direttore della stessa Caritas:
R. – Le parrocchie hanno avuto bisogno comprensibilmente di confrontarsi al loro interno, di attivare i consigli pastorali, i propri volontari, perché ovviamente un’operazione di questo genere ha senso, noi l’abbiamo sempre detto, non soltanto se c’è la generosità del parroco, ma se c’è una condivisione appunto più diffusa. Infatti, poi non si tratta di offrire soltanto dei muri, un tetto, ma di offrire anche un tessuto umano, sociale, di amicizia, di vicinanza a queste persone. Una volta ricevuta la disponibilità poi facciamo visite pastorali, chiamiamole così, per verificare prima l’adeguatezza degli spazi, cioè se questi spazi hanno un’abitabilità, se hanno bisogno di lavori di risistemazione, se hanno bisogno di essere arredati oppure no. Siamo nella fase di screening, l’ultimo passaggio che manca è soltanto di tipo burocratico: dobbiamo attivare le convenzioni con le varie prefetture territoriali in cui la diocesi di Milano si articola.
D. – Non mancano le famiglie che si sono offerte di ospitare a titolo gratuito i migranti in case sfitte…
R. – Abbiamo avuto disponibilità di appartamenti privati in collaborazione con la parrocchia di riferimento E’ importante che queste persone, oltre a degli spazi, trovino anche un minimo di vicinanza, di amicizia, un minimo di relazioni.
D. – Cosa prevede nello specifico il piano diocesano per il collocamento dei migranti nelle strutture sopra indicate?
R. – Il piano diocesano prevede appunto che la Caritas ambrosiana svolga questa funzione di coordinamento. La Caritas ambrosiana si avvale di alcune imprese sociali di sua fiducia, di sua emanazione, che sono le cooperative del consorzio “Farsi prossimo” o altre realtà che hanno appunto una relazione con noi nel senso che sono conosciute e di cui garantiamo la serietà. Queste realtà, queste cooperative si occupano di espletare tutti i mandati che la convenzione prevede: corsi di avviamento alla lingua, le questioni sanitarie, la fornitura di generi per l’igiene, come lenzuola, asciugamani, vestiario… C’è tutto un capitolato molto preciso che, a fronte dei famosi 35 euro al giorno a testa che la cooperativa riceve, questa deve garantire tutta una serie di prestazioni. Inoltre, il terzo passaggio prevede che la parrocchia nella quale l’appartamento è inserito faccia di tutto perché queste persone possano sentirsi un po’ più a casa: trovare relazioni, offrire anche ai bambini un’attenzione particolare…
D. – Che tipo di iniziative prevedete di realizzare per favorire un’accoglienza effettiva dei migranti nei territori?
R. – Sarebbe già un grande risultato aumentare il numero delle parrocchie, perché questa presenza sia il più diffusa possibile. In questo caso noi abbiamo una distribuzione, una spalmatura molto più capillare e questo da un lato permette di abbattere il senso di insicurezza, di paura che l’incontro con chi è diverso da noi a volte comporta. Dall’altra parte, per noi è importantissimo che la parrocchia colga l’occasione, avendo a casa sua persone provenienti da un’altra nazione, da un altro Paese, avere l’occasione, la scusa per capire da dove vengono, chi sono per quale motivo hanno intrapreso il viaggio, come mai la situazione in quel Paese è così drammatica… Questo ci sembra il vero passo avanti, cioè un’evoluzione culturale… I parrocchiani ne hanno approfittato perché la riflessione sulla dimensione missionaria della Chiesa si connetta a questa dimensione di ospitalità, un’ospitalità che ripeto ha anche questo sapore missionario. Di fatto, noi avremo la possibilità di ospitare in nostre strutture e offrire loro un volto di Vangelo.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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