L’instabilità mediorientale spaventa gli investitori, esasperando il clima di volatilità già dettato dal timore per il “tapering”, lo stop alla politica monetaria ultraespansiva della Fed, con immediate ripercussioni da Tokyo a Wall Street. Anche in Europa i mercati si muovono incerti, con i prezzi delle materie prime sotto pressione. La Borsa di Tokyo ha chiuso ribasso e l’indice Nikkei dei titoli guida ha archiviato la seduta in calo dello 0,69% a 13.542 punti, mentre il piu’ ampio indice Topix ha ceduto lo 0,52% a 1.134 punti. L’attività è stata, comunque, ancora debole con 1,71 miliardi di azioni scambiate.
Oltre agli sviluppi internazionali, l’attenzione degli investitori europei si concentra anche sui dati macro provenienti dalla Germania, dove l’indice Ifo è chiamato a testimoniare l’avvenuto cambio di rotta per la principale economia continentale e il definitivo superamento della stagnazione. In attesa di questi dati, Londra – ieri chiusa – rientra agli scambi con un calo dello 0,25%, Parigi e Francoforte cedono lo 0,4%.
In Italia resta alta la preoccupazione per i destini del governo dopo l’approvazione del pacchetto sulla Pa ma in vista della battaglia sull’Imu. Lo spread rimane infatti elevato: supera quota 250 punti per un rendimento del decennale italiano del 4,4%. Oggi il Tesoro torna alle emissioni con un massimo di 4 miliardi di Ctz e Btpei, prime prove del fuoco sui mercati in vista dell’asta di Btp a cinque e dieci anni di giovedì. A Piazza Affari si guarda invece alle trimestrali, in particolare a quelle delle Popolari. Ubi Banca risale in Borsa nonostante l’annuncio di un calo del 67% dell’utile a quota 52,9 milioni, poi toccherà a Bpm e Banco Popolare. Il Ftse Mib – reduce da un calo di oltre due punti – in un avvio volatile cede un ulteriore 0,4%. Tiene invece Mediaset dopo il tracollo di ieri che è costato al Cavaliere 150 milioni.
Apertura in leggero ribasso per l’euro. La moneta unica viene scambiata a 1,3360 dollari contro l’1,3374 di ieri sera. A 131,10 il rapporto con lo yen. In calo anche il cambio dollaro/yen a 98,10. Le voci di guerra in Siria spingono invece in rialzo il petrolio Wti, specchio della tensione nell’area: il greggio con consegna a ottobre sale dello 0,6% a 106,59 dollari dopo che ieri aveva segnato un calo. In aumento anche il Brent a 111,3 (+0,5%). Cala invece, sui mercati asiatici, il valore dell’oro: torna sotto la soglia di 1.400 dollari l’oncia, che rappresentava i massimi dal giugno scorso, a quota 1.396.
Le parole di Kerry sulla Siria hanno mutato radicalmente l’umore degli operatori della Borsa di New York, che ieri ha peggiorato l’andamento con il montare delle tensioni internazionali: il Dow Jones ha ceduto alla fine lo 0,43%, a 14.946,46 punti. Lo Standard & Poor’s 500 ha perso lo 0,40% a 1.656,78 punti. Il Nasdaq ha chiuso invariato, a 3.657,57 punti (-0,01%). Oggi Wall Street attende la pubblicazione dell’indice Case Shiller di giugno, con i prezzi delle case nelle 20 maggiori città, e soprattutto l’indice sulla fiducia dei consumatori (consenso a 79,3 punti). Intanto – non ancora esaurito e definito il caso del “tapering” – si profila già il nuovo tormentone americano: il Tesoro ha fatto sapere che il tetto al debito Usa verrà raggiunto a metà ottobre e la politica deve darsi una mossa per trovare soluzioni.
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