Un miracolo figlio dell’amore, della medicina e della capacità di individuare, anche nelle situazioni più disperati, il giusto percorso terapeutico per tutti. Ecco l’incredibile storia di Giovanni. La mamma: “Viviamo dei momenti speciali…”
Un piccolo grande miracolo è avvenuto al Serafico di Assisi. Un miracolo figlio delle cure, della ricerca e dell’amore. Ed è la dimostrazione che si possa intervenire, cercando riparare traumi e lesioni anche sul cervello. La storia di Giovanni ci insegna questo. Dopo un gravissimo incidente il bimbo di tre anni (Giovanni) sembrava senza appello: tetraparesi spastica. Ma, con un mirata riabilitazione, è passato dallo stato vegetativo a riuscire a riconoscere il volto di sua madre. E non solo, oggi Giovanni orienta gli occhi, controlla la testa e ricerca il contatto fisico con le persone care. Dietro queste piccole grandi conquiste c’è il lavoro del Serafico di Assisi, centro di riabilitazione all’avanguardia, in particolare sugli studi sulla plasticità cerebrale.
Giovanni è tornato a riconoscere il volto di sua mamma a un anno da un trauma cranico che gli ha provocato un grave danno cerebrale. Non appena la vede, sorride. Un’azione semplice come un sorriso è una grandissima conquista per Giovanni. Oggi le sue condizioni di salute restano gravi, ma i progressi in questi 12 mesi lasciano ben sperare e riempiono il cuore dei suoi genitori e di tutti gli operatori dell’Istituto di Assisi. “Solo una mamma può capire cosa posso aver provato nell’attimo in cui mio figlio è tornato a riconoscermi. Non ci sono parole, certe emozioni si vivono e si conservano nel cuore per sempre”, racconta la madre di Giovanni. “La strada davanti a noi resta in salita e piena di curve, ma oggi la percorriamo con la consapevolezza di poterla percorrere senza paura”.
Oggi il bimbo è capace di seguire con gli occhi non solo lo sguardo della persona che ha davanti, ma, se stimolato verbalmente, gira anche la testa verso la fonte. Oltre alla ripresa della capacità di controllo del capo, riesce anche in movimenti finalizzati degli arti, sia quelli spontanei che quelli su richiesta, come quando ad esempio gli viene detto: “dammi un abbraccio”, “dai un pugno” o “dai un calcio alla palla”. A questi progressi motori si accompagna anche un graduale miglioramento dello stato di coscienza, della capacità di riconoscimento delle voci, della modulazione delle emozioni e della capacità di ricercare il contatto delle persone. “Il sorriso di Giovanni alla mamma non è la risposta generica ad un’interazione sociale, in quel momento lui riconosce davanti a sé una persona significativa e manifesta la sua gioia con un sorriso”, spiega Miguel un educatore del Serafico.
Dietro queste conquiste c’è il lavoro riabilitativo-abilitativo-educativo che ha fatto registrare una graduale ripresa dello stato di coscienza, della capacità di riconoscimento delle voci e modulazione delle emozioni, della risposta motoria degli arti superiori verso oggetti e persone, di orientare gli occhi e controllare la testa (non ancora sincronizzati, ma entrambi presenti) e della capacità di ricercare il contatto delle persone con valenza affettivo-relazionale. Un cammino tutto in salita quello del piccolo Giovanni, che però ha trovato al Serafico un’equipe multidisciplinare capace di accompagnarlo e guidarlo in questo percorso.
“Al suo arrivo al centro, è stato delineato un progetto personalizzato, inizialmente incentrato soprattutto su un lavoro di maternage e stimolazioni corporee basali, finalizzate a favorire la relazione terapeutica e l’interazione con l’ambiente”, dichiara Sandro Elisei, Direttore sanitario del Serafico. “Successivamente – aggiunge – sono stati attivati percorsi riabilitativi-abilitativi quotidiani dell’area motoria per il potenziamento, in particolare, delle abilità oculo motorie di base, dell’attenzione visiva, dell’inseguimento dello sguardo e dell’orientamento del capo verso l’oggetto proposto”. Contemporaneamente Giovanni ha seguito percorsi dell’area sensoriale con pluristimolazioni corporee con il metodo Snoezelen strutturate sia per incrementare l’attività motoria spontanea, sia per evocare stimoli propriocettivi per la percezione del corpo. Un ruolo fondamentale lo ha avuto anche l’introduzione di un percorso di musicoterapia, quale mediatore e facilitatore di risposte motorie spontanee.
Fonte www.perugiatoday.it