La “Santa di Nociglia” ha fatto un altro miracolo. Anzi due, che a mezza bocca sono già da tempo materia di confronto in paese e dintorni. Il primo, accaduto nei mesi scorsi, riguarda un bambino affetto da una patologia congenita gravissima, curabile solo con un trapianto di cuore: la mamma, non credente, affida idealmente le sorti del figlio a una conoscente che va al cimitero per pregare sulla tomba di Antonietta De Vitis, mistica nata a Nociglia e deceduta nel 2004 dopo una vita di sofferenze, preghiera e totale ritiro dal mondo: «Io non credo – avverte quella mamma, lasciando aperta una porta alla speranza – ma se vai da Antonietta, prega pure per me e il mio bambino».
Dopo qualche giorno quella mamma si sveglia di soprassalto, perché ha sognato Antonietta De Vitis che le ha detto: «Smettila di piangere, al bambino penso io. Fra qualche giorno, tra l’altro, accadrà qualcosa di spiacevole, ma non ti preoccupare».
Dopo qualche giorno il bambino viene portato all’ospedale “Perrino” di Brindisi, dove è in cura, e i medici restano stupefatti: più nessuna traccia della malformazione, sparita per incanto. Qualche giorno dopo il papà del bambino ha un incidente: subisce una menomazione fisica, ma per fortuna nulla di grave: proprio come Antonietta aveva preannunciato in sogno alla mamma del piccolo. La madre del ragazzo ringrazia Antonietta con una frase vergata sul diario del cimitero che ne ospita le spoglie mortali: “Insieme a mio figlio ti ho sognata e quello che mi hai detto si è realizzato. Grazie”.
Poi il caso di un altro ragazzo, figlio di un medico, ammalato di tumore: i genitori pregano Antonietta e la “Santa di Nociglia”, anche in questo caso, intercede ed il ragazzo guarisce, nello sbigottimento più totale dei medici che lo seguono. Il padre del ragazzo sente di dover ringraziare Antonietta e mette al corrente del fatto il vescovo di Otranto, cui affida oralmente la vicenda.
Ci sarebbe poi anche un particolare relativo al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro ad aggiungere forza (e mistero) all’“affaire Nociglia”: Antonietta, raccontano infatti i suoi devoti, aveva ricevuto dalla Madonna particolari sul caso della tragica fine dello statista Dc, che gli ultimi riscontri dei Ris al riguardo sembrerebbero avvalorare. Alle 2.35 di mercoledì 17 maggio 1978, racconta infatti la mistica in uno dei suoi diari, tutti in possesso oggi della Curia, “viene la Mammina celeste che mi esorta a pregare per tanta cattiveria che si trova tra i suoi figli, e mi porta in un sotterraneo profondo come un pozzo in cui si scende, e vedo catene pesanti come quelle che si mettono alle macchine quando c’è molta neve per terra, mitra, pistole, tanti proiettili… e mi dice che lì era stato nascosto Aldo Moro, lo statista, il quale era stato un martire e aveva sofferto molto… fame, paura e tormenti indicibili, legato con quelle catene; mi dice che era stato ferito con un proiettile la sera dell’8 maggio, ore 17.35, quando era venuta piangendo fortemente, esortandomi a pregare, perché qualcosa di terribile stava succedendo!”. Moro, secondo il diario di Antonietta, era stato a quell’ora colpito ad un polmone, “facendolo agonizzare e soffrire atrocemente, fino al mattino, verso le 7.30 circa, quando lo avevano finito con numerosi colpi. Vedo tanto sangue…. Per tante strade, e la Mamma Celeste, piangendo, ancora mi dice: “Figlia mia, vedi quanto sangue di figli, quante vittime! Mi prega di scrivere quanto ho visto e sentito, sul mio diario, ore 3.43”.
Cresce insomma l’incartamento nelle mani delle autorità ecclesiastiche deputate a pronunciarsi sulla vicenda; sulle tracce del profumo di santità della mistica di Nociglia opera infatti anche un’associazione che porta il suo nome, “Antonietta De Vitis”, costituita da molti dei suoi figli spirituali. Ritrovatisi giorni fa a Nociglia per inaugurare (ed intitolare) un cippo commemorativo e un piazzale privato che si trova di fronte alla casa di Antonietta, in via Risorgimento, alla presenza del sindaco Massimo Martella e dell’onorevole Giacinto Urso, nativo di Nociglia e grande devoto della mistica, che – il fatto è notorio e accertato – si è nutrita per 53 anni di sola Eucarestia e denotava parametri biologici incompatibili con l’esistenza in vita.
«Edificante il suo messaggio al Signore in punto di morte: “Stretta al mio Crocifisso, con Lui crocifissa, lascio la terra per il cielo”», commenta Urso. «Occorre meditare anche sui suoi edificanti scritti, che, pur non possedendo robusta cultura, esprimono preziose intuizioni e dolcezze infinite, che vanno irrobustite nel ricordo e rese supplica a Dio perché premi la sua serva devota e incoraggi la Chiesa a leggere ed esaltare il mistero di chi, come Antonietta, nel patimento e nel silenzio, gioì in vita di sentirsi sempre figlia del Cielo».
Fonte www.quotidianodipuglia.it
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