Corpus et Salus

Miracolo di Pasqua: Dylan Askin si sveglia dal coma poco prima che i medici staccano la spina

Era stato ricoverato per una grave malattia all’apparato respiratorio. Dopo mesi di sofferenza i genitori avevano deciso di staccare la spina, ma il giorno di Venerdì Santo, il piccolo Dylan Askin, di appena due anni, si risveglia.

Storie come questa non sono un caso isolato. Sono sicura che ce ne sarebbero molte altre da raccontare. Sono storie di morte e di rinascita, in cui la vita umana si rivela per quello che è: un mistero sfuggente, profondo, imprevedibile, un bene assoluto che non appartiene all’uomo e che non può essere da lui controllato.

La storia che sto per raccontare ha dell’incredibile. È la vicenda di un bambino di appena due anni di nome Dylan, Dylan Askin. Il sole impresso nei capelli biondissimi, il cielo racchiuso negli occhioni chiari e il volto paffutello e radioso come solo quello di un bambino sa essere. Era stato ricoverato al Derby Royal Hospital in Gran Bretagna il giorno di Natale del 2015, a causa di problemi respiratori. I medici gli avevano trovato un polmone collassato. Ulteriori esami fatti al Queens Medical Hospital di Nottingham rivelarono che la causa di questo collasso polmonare era la massa di cisti che lo ricoprivano per l’80%. La diagnosi è terrificante: istiocitosi polmonare, un tipo molto raro di cancro che colpisce solitamente i bambini.

La situazione all’inizio sembrava sotto controllo ma poi una polmonite lasciò al piccolo poche speranze di vita.

Fu attaccato alle macchine e il resto è una trafila tristemente nota, soprattutto per quanti lavorano nel reparto di rianimazione di un nosocomio. 

Dopo mesi di sofferenza, i genitori, Mike e Kerry disperati, decisero di staccare la spina al piccolo. Era il 25 marzo del 2016, Venerdì Santo, quando convocarono i parenti per battezzare il bimbo e salutarlo un’ultima volta, Dylan iniziò a dare segni di vita. Una semplice coincidenza senza nessuna validità scientifica oppure un inspiegabile, straordinario miracolo? Nessuno potrà mai dirlo fatto sta che in pochi giorni il piccolo Askin si riprese completamente e il 16 maggio fu addirittura dimesso dall’ospedale.

A circa due anni di distanza Dylan è stato dichiarato completamente guarito: era la domenica di Resurrezione.

La madre di Dylan, Kerry ha dichiarato: “Non sono particolarmente credente, ma credo che mio figlio sia il nostro miracolo pasquale. A mio figlio Bryce ho detto che Dylan ha fatto come Gesù: a Pasqua è tornato a vivere”.

Non è una storia così rara. A prescindere dalle coincidenze religiose di fronte alle quali qualcuno può storcere il naso, negli ospedali di tutto il mondo, ogni santo giorno, vita e morte si affrontano in un prodigioso duello. Sulla linea di demarcazione tra l’una e l’altra, un sottile confine rosso, ci sono loro: medici, infermieri, anestesisti. Testimoni veraci di quella forza misteriosa e potente che si chiama vita. Una dimensione ancora profondamente ignota che non passa solo attraverso gli organi del corpo, ma si alimenta di altro. Qualcuno lo chiama Dio, qualcun altro gli dà un nome diverso, ma pressoché tutti siamo, o forse eravamo, convinti che la vita umana fosse una forza troppo grande per dipendere dalla decisione di un uomo, che sia un giudice o un medico poco importa. Quante volte nelle corsie dei nosocomi, nelle sale operatorie, nei reparti di terapia intensiva, le cose sfuggono al controllo di medici e infermieri? Quante volte gli stessi dottori, con anni e anni di esperienza, hanno dovuto alzare le mani di fronte all’innegabile mistero che si esprime attraverso la vita umana? Penso a Tafida Raqeeb la cui vita dopo Charlie Gard e Alfie Evans, dipende dall’ennesima sentenza giudiziaria.

Dylan ce l’ha fatta, si legge su Puntofamiglia.net. Ha vinto una battaglia che sembrava impari. Nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sul suo futuro eppure Dylan vive. In lui la speranza in carne e ossa, in lui il segno evidente che nessuno può sapere cosa sarà domani.

Di Ida Giangrande per PuntoFamiglia.net

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