Riportiamo la testimonianza del cappellano dell’ospedale Spallanzani di Roma
CORONAVIRUS – Il sacerdote Gerardo Rodríguez, 48 anni, opera tra i padiglioni, le sale d’attesa e tutti gli angoli dell’ospedale Spallanzani di Roma in questo difficile momento, causa pandemia.
Il suo lavoro come cappellano consiste nell’accompagnare medici, infermieri e volontari che affrontano turni di più di 10 ore senza sosta, in una situazione di stress altissimo che dura ormai da settimane per via dell’emergenza coronavirus. È una vera e propria “pentola a pressione” a livello emotivo, fisico e spirituale.
LE SUE PAROLE: “In quest’epoca di pandemia, il personale ha bisogno di un sostegno maggiore. È stanco, fa orari interminabili, va a casa con la sensazione che il lavoro non finisca ed è preoccupato all’idea di potersi contagiare”.
“E allora bisogna dare una parola di conforto: ‘Come stai?’, ‘Stai lavorando bene’, ‘Come ti senti oggi?’ Sono i miei colleghi della vita quotidiana. Il malato va e viene, il personale resta”.
UN MIRACOLO DI PASQUA – “Il giorno di Pasqua sono passato per i reparti per distribuire la Comunione ai pazienti, agli infermieri, ai medici, a chi si trovava lì, e c’era uno degli infermieri che non è credente. Mi ha fermato – non lo fa mai –, e in un punto più riservato mi ha chiesto se poteva dirmi qualcosa: ‘Certo, con piacere’, ho risposto.
L’infermiere mi ha detto: ‘Le ho già detto una volta che non credo in Dio, ma in questo momento ho una sensazione molto strana, vedo che questa cosa (il virus) non può essere risolta solo dall’essere umano’.
‘Se c’è qualcosa, questo qualcosa dovrà intervenire perché non ce la facciamo più, io non ce la faccio più. In qualche modo invidio la fede di molte persone, perché le sostiene’.
Allora l’ho guardato negli occhi e ho detto: ‘L’importante è che Dio crede in te, porta questo nel cuore’. E quando gli ho detto questo mi ha guardato intensamente e si è messo a piangere.
‘Come?’, ha chiesto l’infermiere. ‘Sì, il mio Dio crede in te’. Quell’uomo mi ha risposto: ‘Sono confuso, sono turbato’. ‘Bene, santo turbamento’, gli ho risposto”.
IL SACRIFICIO – “Credo che la santità passi non solo attraverso le persone che credono che Dio esista, ma anche attraverso quelle che stanno donando il proprio tempo, la propria vita, l’impegno, l’attività, l’energia.
Quell’uomo è passato da essere uno che fuggiva di fronte alla mia presenza (come sacerdote) ad essere una persona che come mi vede mi saluta: ‘Padre, come sta? Vuole un caffè?’. Anche questo è un miracolo del Signore.
La santità, la comunione dei santi, per me si vede anche in questo. Uno Spirito che Dio dà a tutti gli esseri umani. Ci sono situazioni difficili per molti infermieri, per molti medici, e non solo”.
LA COMUNIONE CHIAMA – “Il giorno di Pasqua ho chiesto a uno dei vigilanti dell’ospedale, che è un uomo molto religioso, ‘Vuoi fare la Comunione?’ Mi ha risposto ‘Sì’.
Lì, però, c’erano molti dei suoi colleghi, e istintivamente ho chiesto loro: ‘Volete fare la Comunione?’ Si sono guardati, e uno di loro ha detto: ‘Perché no, padre? Perché no? Facciamo la Comunione, ma devo confessarmi’. E allora abbiamo fatto entrambe le cose, la Confessione e la Comunione”.
Per padre Gerardo, la “santità passa attraverso tutti gli operatori sanitari, da chi pulisce gli spazi, perché senza pulizia non potremmo stare, ai medici che stanno con i pazienti o alle persone che magari non consideriamo, come gli amministratori – santità che passa dal primo all’ultimo… Perfino nel bar… Ci regalano un tempo prezioso per prenderci un caffè, scambiarci due parole, in qualche modo ci rigenerano. Penso che il Signore passi anche di là. Tutti possiamo essere santi: ‘Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste’ (Mt 5, 43-48)”.
I sacerdoti si sono uniti alla lotta contro il virus letale, spesso con grande rischio. Sono più di cento i consacrati uccisi dal coronavirus, e quasi 150 i medici morti per lo stesso motivo.
Da dove tira fuori la sua forza padre Gerardo? “Mi sento amato da Dio. Non sono buono, ma mi sento amato. Prego e l’Eucaristia mi sostiene ogni giorno”. (Fonte it.aleteia.org)
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