A Sessa “S. Francesco, ancora vivente, compì uno strepitoso prodigio circa il 1222, nel periodo, pensiamo, in cui il Santo visitò le Province meridionali dell’Ordine, il santuario di San Michele Arcangelo e il Monastero benedettino di Montecassino.
Ecco come lo racconta Tommaso da Celano nel suo Trattala dei Miracoli: Nella città di Sessa, nel vico denominato alle colonne (via S. Germano n.d.r.), il demonio, depredatore di anime ed uccisore dei corpi, fece crollare un fabbricato dalle fondamenta nel tentativo davvero satanico di travolgere molti bambini che spensieratamente ed innocentemente giuocavano attorno, riuscendo però ad uccidere soltanto un giovane, il quale morì all’istante.
Al fragore del crollo corse una gran folla da ogni parte, con molla fatica estrassero dalle macerie il cadavere del giovane e lo resero alla madre, la quale graffiandosi la faccia e strappandosi i capelli, singhiozzando e piangendo inconsolabile, con quanto fiato aveva in corpo si mise a gridare: «San Francesco, San Francesco rendimi il figlio». Non solo lei, ma tutti i presenti, uomini e donne, piangevano amaramente e ripetevano: «San Francesco, rendi il figlio alla povera madre!». La madre inoltre, dopo essersi riavuta alquanto dalla gravissima scossa ed essendo tornala in sé, formulò questo voto: «O San Francesco, rendi a questa sventurata il suo caro figlio, ed io cingerò il tuo altare con un filato di argento, lo coprirò con una tovaglia nuova, e circonderò di candele tutta la tua chiesa!». Scese la notte ed il cadavere venne deposto sul letto, per essere seppellito il giorno seguente. Ma verso la mezzanotte il giovanetto cominciò a respirare, e prima che spuntasse il giorno tornò completamente alla vita, prorompendo in grida di lode al Signore. Allora tulio il popolo ed il clero, vedendolo sano e salvo, ne resero grazia al beato Francesco”.
(Padre Anacleto Iacovelli) – In quel periodo S. Francesco dimorò a lungo a Sessa e si fece costruire, o costruì da sé stesso, una cella presso il monastero di S. Domenico. Dopo la sua morte i sessani innalzarono una prima chiesa al Santo, proprio sul luogo da esso abitato. “Nel sec. XIV gli venne costruita una seconda chiesa, l’attuale chiesa S. Giovanni, più bella e monumentale, conforme alla sua fama e alla devozione del popolo, che mollo probabilmente, per l’esistenza della prima, non prese il titolo di S. Francesco… Che sulla fine del sec. XVI o all’inizio del sec. XVII, affievolitasi tale devozione, venuto forse anche meno l’interesse dei francescani, si arrivò alla distruzione della vecchia chiesina e all’erezione dellattuale chiesa barocca di S. Carlo”. Tra la Chiesa di S. Carlo e il Convento di S, Domenico, esiste ancora il cosiddetto giardino di S. Carlo dove, “Stando alle affermazioni di Lucio Sacco, esisteva ancora – dopo la costruzione della chiesa – una parte della cella nella quale il Santo abitava, con la sua immagine dipinta nel muro, affermando io (il Sacco) averla molte volle visiti, quale per incuria dei cittadini (non sono molt’anni) ch’è andata in rovina”.
C’è da dire infine che, il miracolo appena descritto, attirò “l’attenzione di Giotto quando ritornò da Firenze in Assisi per dipingere nella chiesa Inferiore, sulle «facciate delle bande» del transetto nord, le scene dall’Infanzia del Signore, ed alcuni miracoli, sotto di esse, operati in favore dell’infanzia”. Due sono gli affreschi che riguardano la morte e la resurrezione del fanciullo di Sessa. Nel primo affresco (che tra le altre immagini porta tinche un autoritratto di Giotto), a fianco della casa diroccala (di Sessa) si raccolgono immediatamente, dopo il disastro, parenti e cittadini, attoniti, sbigottiti e piangenti. Il volto esanime del fanciullo è presentalo alla madre che l’inonda di lacrime e lo recinge con la bionda massa dei capelli esprimendo acutamente tutta la sua inesprimibile disperazione materna. Nel secondo affresco, invece, S. Francesco compie il miracolo apparendo misteriosamente nella camera dei defunto. Il clero è già pronto in basso per dare inizio al trasporlo funebre e riceve la strabiliante notizia dall’uomo che scende dalla camera del miracolo. Sopra la scaletta, il fanciullo che ritorna fra i vivi, e dietro tre donne (la madre e due sorelle?) che lo seguono, raccolte in preghiera.
Redazione Papaboys
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