Il marito ha dichiarato: “In sogno mi ha detto che ce l’avrebbe fatta” e ha fermato i medici che stavano per staccare la spina. Jovanna è una sopravvissuta della strage di Las Vegas del 1° ottobre, quando un 64enne pensionato sparò sulla folla dal 32esimo piano del Mandalay hotel
JOVANNA DOVEVA morire. Lo aveva deciso la medicina, a ragion veduta. Ma la vita di questa giovane trentenne ha scelto per sé un’altra strada. Un miracolo? Un’eccezione? Impossibile rispondere. La vita però, per quanto spesso spietata, riserva anche sorprese al di là di ogni aspettativa, che possono servire da ispirazione a quanti si attaccano alla realtà dei fatti come unica via di uscita, arrendendosi. Questo è stato il motivo per cui siamo venuti a conoscenza di questa esperienza. Jovanna ha voluto raccontarla al mondo, non appena la salute glielo ha consentito, per condividere e donare un messaggio di speranza.
Ma andiamo alla storia. Il 1° ottobre, a Las Vegas, un pazzo di nome Stephen Paddock, bianco, americano, ricco e appassionato di caccia e armi, spara sulla folla di un festival di musica country dal 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel di Las Vegas. I morti sono 59 e i feriti più di 500.
Jovanna Calzadillas e il marito si erano ritrovati da poco. Frank era appena rientrato da una missione in Medio Oriente. Las Vegas è il luogo scelto dalla coppia per festeggiare. Quella sera la città del Nevada ospita il famoso festival di musica country. Ed è proprio quella notte che Paddock mette in atto il suo insano progetto. Dotato di 23 armi da fuoco e con un composto chimico per esplosivo nell’auto, comincia a sparare all’impazzata dalla sua camera, colpendo a caso chiunque gli fosse a tiro.
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Uno dei proiettili colpisce alla testa Jovanna, andando a finire nella colonna vertebrale. La diagnosi è senza appello: coma irreversibile. Tre mesi attaccata a una macchina in attesa di un sì da parte della famiglia per staccare tutto e avviare le pratiche per la donazione degli organi.
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Le speranze di riportarla in vita si allontanano e la resa della famiglia è vicina. Ma succede qualcosa che porta Frank a un dietrofront: “Jovanna mi è venuta a trovare – ha raccontato – mi ha abbracciato, baciato e poi mi ha detto che si sarebbe sistemato tutto. Ed è andata via. Ho subito chiamato sua madre e le ho detto che dovevamo tenerla in vita. Si sarebbe risvegliata”. Frank ha avuto ragione. Ha scelto di fidarsi del suo amore per la moglie e di un bizzarro messaggio della vita, non prestando ascolto a ciò che che la mente e l’oggettività gli stavano suggerendo. Dopo un mese di dura riabilitazione, il 24 gennaio Jovanna è tornata a casa tra lo stupore dei medici, che hanno definito la sua ripresa “incredibile e miracolosa”.
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Jovanna e Frank, il 25 gennaio, hanno indetto una conferenza stampa. L’ha voluta Jovanna: la condivisione di un regalo immenso: “Non consentiamo a persone come lui (Stephen Paddock, ndr) di vincere – ha dichiarato commossa – Non dobbiamo vivere nella paura. Il primo ottobre la mia vita è cambiata . E anche se non sarò mai più la vecchia Jovanna, io ritornerò più forte di prima. Sì, se puede (si può fare)”
Fonte: Repubblica on line
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