Dopo la decisione di Mosca di fornire sistemi anti-aerei S-300 all’Iran, Teheran fa sapere che ritirera’ la sua richiesta di risarcimento danni di 4 miliardi di dollari, presentata ad una Corte di arbitrato internazionale contro la Russia. E arriva una prima reazione dagli Stati Uniti: un portavoce della Casa Bianca parla di possibili difficoltà sulle previste cancellazioni di sanzioni per Teheran nell’ambito dell’accordo finale. Di rapporti e equilibri dell’Iran in questa particolare fase di accordo con il gruppo dei 5+1, Fausta Speranzaha parlato con Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali all’Università di Milano:
R. – La scelta di Mosca – dal punto di vista russo naturalmente – mira a liberare la Russia dal timore di un isolamento internazionale: la Russia sta cercando in questo momento tutte le sponde possibile di carattere diplomatico e militare sia in Europa che fuori. Dal punto di vista dell’Iran, piuttosto potremmo dire che questo è il suggello di un rovesciamento della posizione diplomatica dell’Iran avvenuta negli ultimi mesi: l’Iran è passato dal massimo dell’isolamento internazionale degli anni scorsi, ad essere probabilmente il Paese più corteggiato oggi dal punto di vista diplomatico dello scacchiere internazionale. Questo è un clamoroso successo naturalmente per l’Iran ed è anche la dimostrazione di tutti i fallimenti delle politiche degli Stati Uniti soprattutto, ma anche di altri Paesi nell’area mediorientale.
D. – In questa fase c’entra anche il coinvolgimento dell’Iran in Yemen?
R. – L’Iran naturalmente sta approfittando di questo insperato, fino a qualche anno fa, recupero di influenza di potere; ne sta approfittando per conservare il proprio peso nella partita siriana e più recentemente naturalmente nel caso dello Yemen. È una doppia partita potremmo dire: una partita regionale che vede l’Iran nel ruolo di protagonista e una partita globale che vede in questo momento l’Iran nel ruolo del soggetto più appetito da parte delle grandi potenze esterne.
D. – Da qui a giugno, alla fase finale dell’accordo, che mosse ipotizzare?
R. – Da parte dell’Iran credo che da qui a giugno è ipotizzabile una sorta di fuoco di sbarramento da parte di tutti coloro che non vogliono questo accordo. E sono moltissimi, sia all’interno dell’Iran che nel mondo politico americano, per restare nelle relazioni internazionali nella regione mediorientale; naturalmente non c’è soltanto Israele ad opporsi al riavvicinamento tra Stati Uniti ed Iran, ma ci sono anche tutti i Paesi arabi tradizionali alleati degli Stati Uniti, a cominciare dall’Arabia saudita. Quindi, quello che c’è da attendersi nei prossimi mesi è il moltiplicarsi delle iniziative da parte di questi attori per far deragliare il negoziato.
D. – E tra Stati Uniti e Russia, vista la presa di posizione da parte della Casa Bianca su questa decisione di Mosca di fornire missili, che cosa possiamo pensare? Sarà un braccio di ferro?
R. – Il braccio di ferro continuerà perché gli Stati Uniti non possono pensare di avere a che fare soltanto con dei competitori che – diciamo così – le prendono senza darle. Quindi, in questo momento la Federazione Russa è inevitabilmente orientata a creare problemi agli Stati Uniti in quanto subisce una serie di problemi maggiori per effetto dell’embargo e per effetto di quello che è seguito all’iniziativa militare russa in Ucraina. Quindi, è immaginabile un’ulteriore tornata di tensioni tra Stati Uniti e Russia, senza dimenticare che in realtà tutte le tensioni – anche se in questo momento sono relative all’Iran – sono ancora le stesse della crisi ucraina. Nei confronti della Russia, il problema resta quello e la Russia fa sostanzialmente un’incursione in Medio Oriente in modo di rafforzare la propria posizione in Europa.