Partirà tra un mese la prima nave gestita da privati per soccorrere i barconi dei migranti nel Mediterraneo. L’operazione si chiama Moas, Migrant Offshore Aid Station, ed è finanziata interamente dall’imprenditrice italiana nel campo assicurativo Regina Catrambone e da suo marito Cristopher, di origine americana, che da anni vivono a Malta. Dopo l’appello del Papa a Lampedusa, hanno deciso di aiutare le migliaia di persone che rischiano la vita tentando di raggiungere l’Europa. Maria Gabriella Lanza della Radio Vaticana ha intervistato Regina Catrambone, l’ideatrice dell’iniziativa:
R. – Abbiamo iniziato a pensare che dovevamo fare qualcosa la scorsa estate, quando eravamo in vacanza e combinazione il Papa, proprio in quel periodo, stava visitando Lampedusa. Poi c’è stata un’altra occasione, che è stata la tragedia purtroppo dell’ottobre 2013, quando tantissime persone sono morte… L’ultima spinta ad agire ci è stata data ancora da Papa Francesco, quando – rivolgendo un appello – ha detto che tutti noi dobbiamo contribuire in prima persona ad aiutare gli altri, con i mezzi, con le risorse, con le capacità che abbiamo. Così è nato il Moas, stazione di aiuto per i migranti in mare.
D. – E’ una organizzazione non governativa che si occuperà, appunto, di fornire assistenza e aiuto ai migranti in mare…
R. – Sì, siamo una ong, una missione umanitaria che aiuterà le imbarcazioni in mare, in acque internazionali: abbiamo comprato l’imbarcazione, abbiamo fatto tutto il restauro, abbiamo noleggiato elicotteri che ci invieranno le immagini…
D. – L’impresa è totalmente finanziata da voi?
R. – Fino ad ora tutto questo viene dalle nostre risorse. Però stiamo cercando anche di avere dei contributi: non devono certo essere soltanto monetari, ma possono anche aiutarci con i giubbotti di salvataggio, possono aiutarci con donazioni, con acqua…
D. – Una strage silenziosa quella dei migranti morti in mare per cercare di arrivare in Europa e a cui lei e suo marito non siete quindi rimasti indifferenti…
R. – Queste persone stanno morendo in mare: non si può lasciare solamente l’incombenza a Mare Nostrum. Anche loro stanno richiedendo aiuto. In continuazione. E non sento nessuno che risponda alla richiesta di aiuto dell’Italia. Noi siamo qui, noi stiamo rispondendo: io, come italiana, sto rispondendo come posso. Papa Francesco ha detto qualcosa di veramente bello e toccante: oggigiorno, molte volte, è necessario avere un cambio di atteggiamento verso i migranti; l’atteggiamento che abbiamo tutti – lui dice – è di disinteresse e di emarginazione, che alla fine corrisponde appunto alla ‘cultura dello scarto’. Invece è giusto che vi sia un atteggiamento che sia la ‘cultura dell’incontro’: l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno e quindi un mondo migliore. Noi a questo ci stiamo ispirando. “Servitevi di noi”: questo è quello che vorrei dire e l’appello che vorrei lanciare.
La missione prenderà avvio ad agosto, quando salperà la nave Phoenix e due droni monitoreranno dall’alto le acque del Mediterraneo, come spiega il direttore della missione, Martin Xuereb:
“Sulla nave ci sarà un equipaggio professionista nel campo del salvataggio; avremo i paramedici a bordo, che potranno dare il primo aiuto, se necessario; e, ovviamente, ci saranno gli operatori e i marinai. Credo che questa iniziativa sia molto importante. Ci sono delle immagini che mi resteranno sempre in mente… Vedere i corpi dei bambini in mare, gli occhi di un bambino siriano di 8 anni che l’ultima cosa che ha pensato è che stava morendo annegato… Sono un miscuglio di cose, di sensazioni e sono sicuro di poter dare un contributo a questa causa”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana