Tutto ha inizio nella mezzanotte esatta tra l’ ultimo giorno di Carnevale (martedì) ed il primo di Quaresima, il mercoledì delle Ceneri, quando dal Purgatorio esce la processione della Croce, mentre il campanone della Cattedrale scandisce trentatrè lenti rintocchi, accompagnato dalle campane delle altre chiese della città; infatti una grande Croce, quella che poi aprirà i sacri cortei della Addolorata e della Pietà, sorretta da un confratello dell’ Arciconfraternita della Morte incappucciato, con a lato altri due che reggono ognuno un fanale, ne percorre lo stesso itinerario per terminare al Calvario.
Da qui, dopo una breve omelia seguita dalla benedizione impartita dal Padre Spirituale, si ritorna al Purgatorio.
Cercherò di dare una risposta a questi due domande, partendo dalla constatazione che non esiste alcun documento al riguardo e che, fra tutte le processioni pasquali molfettesi, è comunque la più recente come istituzione.
Infatti, dai racconti ascoltati dagli anziani quando ero ancora un ragazzino ricordo che mi veniva riferito di un inizio di questa tradizione all’ incirca nei primi anni del 1900.
Non solo, ma non era nemmeno l’ Arciconfraternita della Morte ad organizzare la processione, che in fondo tale non era, ma consisteva in un vagare per le vie della città, senza un itinerario ben preciso, al seguito di una Croce (probabilmente la stessa dell’ Arciconfraternita della Morte) da parte di un gruppetto di persone che approfittava della circostanza per andare da una casa all’ altra dei vecchi Amministratori della Morte, ricevendo magari roba da mangiare o un bicchiere li liquore o di vino.
Assolutamente inesistente era ovviamente la presenza di un Sacerdote.
Fu appena verso la fine degli anni ’40 del secolo scorso che, durante l’ Assemblea dei confratelli del 19 dicembre 1948, fu deliberato di prendere in carico l’ organizzazione della processione della Croce, da parte dell’ Arciconfraternita della Morte e di stabilire come itinerario fisso quello delle processioni pasquali.
Conseguenzialmente la Croce sarebbe uscita dalla Chiesa del Purgatorio e non più, come sino ad allora, dalla casa del sacrestano che all’ epoca corrispondeva al locale attualmente adibito a segreteria dell’ Arciconfraternita della Morte, in via Altamura civico 4.
Per un po’ di anni a seguire, da quanto mi ha sempre raccontato il vecchio sacrestano della Chiesa del Purgatorio Berardino Claudio, detto “Vardino”, mio grande amico, la cattiva abitudine di andare questuando casa per casa ai vecchi Amministratori dovette continuare; infatti mi riferiva “Vardino” che, quando fu Priore il prof. Francesco Regina (anni 1955/57), in uno di questi, la Croce entrò nel portone di casa sua (in via Gelso, nei pressi della farmacia Mastrorilli) e lasciata in un angolo per permettere a chi la portava di salire sulla casa del Priore per … rifocillarsi.
Fatto sta che nel contempo, probabilmente per il freddo notturno e le diverse ore che si era in giro, qualcuno pensò bene di lasciare nel portone qualche “ricordino” di natura organica, cosa che fece infuriare il giorno successivo la moglie del Priore che, per il futuro, decise che in quella occasione nessuno più sarebbe entrato in casa.
Stando al racconto di “Vardino”, fu quella l’ ultima volta in cui la processione della Croce si svolse in maniera diversa dalla attuale.
Da allora poco è cambiato; l’ unica differenza è che, mentre fino al 1975, il quartetto dei musicanti suonava ininterrottamente per tutto il tragitto, da quell’ anno la musica è intervallata dalla recita delle poste del Rosario e dal canto del “Vexilla Regis prodeunt”.
Solo durante la prima metà degli anni ’60, al posto del flauto, il motivo orientaleggiante fu eseguito per qualche volta al clarinetto, ad opera dei figli del maestro Angelo Inglese.
Io questa “variante” ricordo di averla ascoltata personalmente, anche se avevo non più di otto o nove anni a quell’ epoca, e devo dire che quando mi ritorna alla mente ha sicuramente un grande fascino.
Credito: La mia Settimana Santa
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