CAMPOBASSO – Un “abbraccio immenso” e un triplice grazie: con queste parole l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Bregantini, ha salutato il Papa, al termine della Messa celebrata nell’ex Stadio Romagnoli a Campobasso. “Lei ha scelto di visitare una terra poco visitata”, ha esordito: “Ma ora ha conosciuto questo mio popolo, mite, cordiale in una Regione bella, dalla cultura vivace, con chiese curate, paesi lindi, dalle colline dove si gusta il sapore del grano e del pane, benedetto dalla fatica dei nostri contadini e dal profumo delle nostre stalle. È soprattutto una terra molto vivibile: pensi che il Molise è forse la Regione d’Italia con meno inquinamento e meno delinquenza”. “Mi sento come un ponte tra questa liturgia e il futuro cammino della nostra terra”, ha detto il presule, citando alcuni temi dell’omelia del Papa, a cominciare dalla “testimonianza della carità”, fatta dell’“eloquenza dei segni” e di “annuncio credibile del Vangelo”. “Lei oggi lo sperimenta in luoghi molteplici di questa visita”, ha detto mons. Bregantini al Papa: “Ad iniziare dal dialogo, serrato, fatto poco fa con il mondo del lavoro molisano, che vive una delicata crisi di speranza. Come sono vere le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa: mettere sempre al centro di ogni prospettiva e di ogni azione la dignità della persona umana. Tutto il resto viene dopo!”.
Poi la “cultura della solidarietà, davanti alla precarietà e alla disoccupazione, piaga che richiede da parte di tutti, ogni sforzo e tanto coraggio”: di questo, ha detto il vescovo, “il Molise ha immenso bisogno, perché il lavoro è la grande sfida per le nostre terre, che deve coinvolgere tutti. Maria della Libera ci doni quella sua premura nel servire i più fragili e i più poveri, faccia maturare in noi la sua stessa sollecitudine materna, nella condivisione che troverà fattiva già a Casa degli Angeli, Papa Francesco, nell’abbraccio agli ammalati e nel gioioso incontro con i giovani, a Castelpetroso”. “Vivere nella libertà – l’altro invito del Papa da raccogliere – vincendo l’egoismo, le rivalità, la sfiducia e la tristezza, le lamentele ed i rimpianti, cioè quel grigiore esistenziale che è forse il punto più negativo di questa amata terra molisana. Maria ci insegna, invece, a camminare con gioia, a fronte alta, con coraggio, aperti a Dio e ai fratelli, nella fortezza di scelte coerenti, schierati con i più deboli”. “Siamo missione e non solo facciamo missione!”, ha detto l’arcivescovo a proposito della sua gente: “È la prossimità, di cui ha bisogno il nostro tempo! Specie verso gli immigrati – un anno fa, Lei era profeticamente a Lampedusa – cui va la nostra commossa preghiera e accoglienza, come sta avvenendo, con cuore grande e ospitale, in queste settimane, anche in Molise!”. di Redazione Papaboys / Fonte Agenzia Sir