CALABRIA – CASSANO ALLO IONIO – “Dalle indagini vien fuori la triste verità di una morte originata dall’infinita bontà e dalla fiducia nell’altro”. È quanto afferma il vescovo di Cassano allo Ionio e Segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, commentando oggi la notizia del fermo di un uomo, immigrato in Italia, per l‘uccisione di padre Lazzaro Longobardi. Per il vescovo “è rilevante il fatto che una svolta alle attività investigative sia stata impressa dalla collaborazione di un altro giovane migrante, uno dei tantissimi che padre Lazzaro aveva sostenuto nel percorso di inserimento sociale: è la dimostrazione che il bene vince ed alla fine trionfa sempre sul male. Ed è questa, molto probabilmente, la lezione più vera e significativa che ci viene dalla vita di un uomo, di un prete che aveva votato tutto se stesso a Cristo, al prossimo, ai più deboli e indifesi”. Il presule chiede a tutti, sacerdoti compresi: “Cosa ci lascia in dote padre Lazzaro? Come vogliamo farlo fruttificare? Lasciamoci contagiare un poco di più dall’audacia evangelica di Papa Francesco, al quale spero di parlare subito di padre Lazzaro, martire discreto e riservato della carità”. “Quanto va emergendo dall’inchiesta in corso – aggiunge mons. Galantino – ci restituisce di padre Lazzaro l’immagine di un cristiano riservato ma tutto d’un pezzo, di quelli dei quali hanno necessità una società senza più punti di riferimento e una Chiesa bisognosa, in alcune sue componenti, di osare di più per il Vangelo. Il nostro confratello si è speso senza riserve per gli ultimi e da uno di loro sarebbe stato ucciso, ma nel suo sangue cresce già la speranza del cambiamento. Lo spero tanto per la nostra Chiesa. E prego tanto per questo”. L’omicidio, hanno spiegato gli investigatori nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Cosenza, sarebbe maturato dopo il no di padre Longobardi all’ennesima richiesta di denaro da parte del ragazzo, al quale già in passato egli aveva rimproverato il prelievo non autorizzato di soldi persino dalla cassetta delle offerte, senza tuttavia mai denunciarlo alle autorità (comunque avvisate dell’accaduto) nella speranza di riuscire ad avviare con lui “un dialogo salvifico”. Dal lavoro degli investigatori emerge – per il vescovo – “la figura del padre Lazzaro che tutti abbiamo conosciuto e che già tanto manca, soprattutto alla comunità di Sibari che ancora lo piange incredula insieme all’intera Chiesa diocesana, ai suoi cari e a quanti lo hanno incrociato sul loro cammino”.
«Quanto va emergendo dall’inchiesta in corso ci restituisce di padre Lazzaro – riferisce l’Agenzia Sir – l’immagine di un cristiano riservato ma tutto d’un pezzo, di quelli dei quali hanno necessità una società senza più punti di riferimento ed una Chiesa bisognosa, in alcune sue componenti, di osare di più per il Vangelo. Il nostro confratello s’è speso senza riserve per gli ultimi e da uno di loro sarebbe stato ucciso, ma nel suo sangue cresce già la speranza del cambiamento. Lo spero tanto per la nostra Chiesa. E prego tanto per questo».
È il commento che monsignor Nunzio Galantino, vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio e segretario generale ad interim della Cei, riserva alle notizie relative al fermo del giovane rumeno sospettato d’aver ucciso a colpi di spranga, domenica sera, il sacerdote sibarita. L’omicidio, hanno spiegato gli investigatori nel corso di una conferenza stampa svoltasi in mattinata a Cosenza negli uffici del Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri, sarebbe maturato dopo il no di padre Longobardi all’ennesima richiesta di denaro da parte del ragazzo, al quale già in passato egli aveva rimproverato il prelievo non autorizzato di soldi persino dalla cassetta delle offerte, senza tuttavia mai denunciarlo alle autorità (comunque avvisate dell’accaduto) nella speranza di riuscire ad avviare con lui un dialogo salvifico. di Redazione