CALABRIA – CASSANO ALLO IONIO – Celebrare degnamente il Natale “vuol dire fissare” il “volto tenero e indifeso” del Bambino, “fino a farsi toccare il cuore da un evento che ha poco a che fare con sentimentalismi a buon mercato o con buonismo di maniera. Il presepe – che, significativamente, abbiamo allestito anche nelle nostre case – converge sulla grotta: porta a questo Bambino, che è l’atto di fiducia immenso di Dio nei confronti dell’umanità, con il quale ci affida suo Figlio”. Lo ha detto ieri monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio e segretario generale della Cei, nell’omelia della Messa di Natale. La storia di salvezza “inizia proprio da questa accoglienza, che richiede di essere accudita e fatta crescere” e “il Vangelo ce ne indica le modalità, quando ci ricorda che coloro con i quali Gesù si è identificato: i piccoli, gli ultimi, i poveri”. Quel Bambino viene messo tra le nostre braccia “ogni volta che incontriamo qualcuno bisognoso di attenzione, di cura e di compassione”; “ogni volta che incontriamo in un giovane che – per i motivi più diversi – ha smarrito la sua identità, la sua voglia di vivere e di sperare”; “ogni volta che incontriamo una persona in cerca di una vita più dignitosa”; “ogni volta che vediamo i diritti dei più deboli calpestati dall’arroganza dei potenti”. Il Natale, a chi lo celebra seriamente, “propone un modo nuovo di stare nel mondo, di attraversarne le strade, di rapportarsi con gli altri”. Fonte: Agensir
Mons. Galatino, Gesù si è identificato nei piccoli, ultimi e poveri
Di Redazione
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