Categorie: Italiae et Ecclesia

Mons. Gallagher: doveroso ricordare i cristiani perseguitati anche oggi

“Il martire è solo colui che versa il suo sangue per amore di Dio, non che lo fa versare; che è vittima e non fa vittime. Chi si uccide per uccidere in nome di Dio compie un’aberrazione”. Dura condanna del terrorismo da parte del segretario per i Rapporti per gli Stati, mons. Paul Gallagher, che ha celebrato ieri una preghiera in memoria dei “nuovi martiri cristiani”. Un’occasione di riflessione promossa dalla Comunità di Sant’Egidio nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, alla presenza di esponenti di tutte le confessioni cristiane. Il servizio di Michele Raviart per la Radio Vaticana:

Le vittime del terrorismo e dell’intolleranza religiosa sono sorelle e fratelli di tutte le confessioni cristiane, in quello che Papa Francesco ha chiamato “ecumenismo del sangue”. Martiri come il 17enne Milad, ucciso in Siria durante l’aggressione ai villaggi sul fiume Kabhur o come il padre gesuita Frans Van der Lugt, assassinato a Homs, nella chiesa dove dava rifugio a cristiani e musulmani. E poi le vittime dello Stato Islamico in Iraq, i 21 copti decapitati in Libia e, in Pakistan, i 15 cristiani uccisi  due settimane fa a Lahore durante la Messa. Mons. Paul Gallaher

, segretario per i Rapporti con gli Stati:

“Il filo comune di tutti i martiri è questo grande amore per Cristo, questa fede nei valori superiori, nella verità del Vangelo, della fede cristiana. Ogni martire fa la sua scelta: continua sul cammino di Cristo. E questa scelta ha le sue conseguenze; purtroppo come sappiamo bene vivere con integrità la fede cristiana porta sempre inevitabilmente al sacrificio. Noi vogliamo solamente essere ispirati da queste virtù”.

Nel nome di mons. Oscar Romero, ucciso in Salvador durante la celebrazione eucaristica e prossimo alla Beatificazione, sono stati ricordati i martiri delle Americhe, tra cui cinque sacerdoti uccisi nei quartieri pericolosi del Messico. E poi l’Africa con i cristiani obiettivo dei terroristi di Boko Haram in Nigeria o vittime delle manifestazioni in Niger dopo la strage di Charlie Hebdo. Gallagher ha poi ricordato mons. Micheal Courtney, suo predecessore come nunzio apostolico in Burundi e ucciso nel 2003 mentre cercava di portare la riconciliazione nella regione dei grandi laghi:

“Noi sappiamo molto bene che, anche oggi, in molte parti del mondo purtroppo ci sono cristiani perseguitati. L’importante è ricordare – per noi che viviamo nell’Occidente comodo, tranquillo e pacifico – che dall’altra parte del mondo ci sono persone che soffrono per la fede, per il nome di Cristo. È doveroso commemorarli; noi crediamo che ora condividono la sorte di Cristo nella resurrezione”.

“Anche i musulmani sono vittime dell’odio blasfemo, come testimoniano gli attentati alle moschee sciite in Yemen”, ha detto ancora Gallagher. Tutte le minoranze sono in pericolo davanti al fondamentalismo:

“C’è una rinnovata sensibilità nella comunità internazionale, non solo verso i cristiani perseguitati, ma verso di tutte le minoranze. È un tema di un’umanità sofferente, che incide anche sull’ordine del mondo e sulla pace. È per questo che è un tema molto attuale, nel quale ci sono non solo dibattiti ma anche iniziative portate avanti dalla comunità internazionale per promuovere e sensibilizzare tutta l’opinione pubblica affinché anche il semplice cittadino possa fare pressione sui governanti per fare in modo che siano sempre più sensibili verso questo tema”.

Per l’Italia sono stati ricordati don Giuseppe Diana, padre Pino Puglisi e quanti sono stati assassinati in questi ultimi anni dalla mafia e dalla camorra.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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