Dopo la forte presa di posizione di Papa Francesco che a Cassano ha parlato di scomunica per i mafiosi, dalla Calabria arriva una proposta che ha come obiettivo quello di evitare nella Chiesa compromessi e sottomissione alla cultura della ’ndrangheta. A farla è l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons.Giuseppe Fiorini Morosini che chiede di sospendere, per un certo tempo, nella sua diocesi la pratica dei padrini durante la celebrazione dei sacramenti. Al microfono di Federico Piana della Radio Vaticana, mons. Morosini riferisce di una lettera scritta a questo proposito e di un incontro successivo con il Papa:
R. – Sì, avevo consegnato la lettera alla Segreteria di Stato, che mi rispose dicendo che non riteneva la richiesta attuabile perché in questo modo sarebbero un po’ penalizzate le persone buone, quelle che credono ai sacramenti. Comunque, lasciavano una porta aperta, nel senso che avrebbero preferito fossero stati tutti i vescovi calabresi a fare una richiesta di questo genere perché si tratta di sospendere una legge generale della Chiesa, ed un vescovo nella sua diocesi non ha questo potere. Dietro richiesta di tutti i vescovi la Santa Sede avrebbe poi valutato la cosa; quindi, siamo rimasti in una situazione di attesa. Il Papa, quando mi ha salutato nella sagrestia prima dell’inizio della Santa Messa, si è ricordato di questa lettera e mi ha chiesto cosa avessimo fatto. Mi ha chiesto se avevamo fatto l’incontro tra i vescovi calabresi. Io ho risposto di no ed il Papa ha detto: “Fatelo. Andate avanti”; perché, dopo che lui aveva usato quelle parole così forti durante la Messa a Cassano all’Ionio probabilmente la cosa, dietro richiesta di tutti i vescovi, sarebbe potuta andare in porto.
D. – Perché è importante che la ndrangheta, la mafia in generale, non strumentalizzi i sacramenti e la Chiesa: c’è una “stortura” da parte della mafia e della ndrangheta che prendono a pretesto i simboli religiosi e li fanno propri…
R. – Sono due i problemi: c’è quello dell’utilizzo dei simboli religiosi, o anche di una pratica sacramentale, quasi per darsi un volto pulito dinanzi alla società; ma c’è il fattore concreto dell’essere padrino al sacramento del battesimo e della cresima che serve per realizzare una unione tra le famiglie. La ‘ndrangheta è basata fondamentalmente sulla collaborazione ed il legame stretto tra le famiglie e questo avviene con il legame di sangue. Fare da “compare” a sacramenti come il battesimo, o la cresima significa creare un rapporto come se fosse di famiglia; quindi, allargare sempre più il raggio del legame della famiglia per dominare sempre più e sempre meglio sul territorio. Per questo, abolire per alcuni anni questa pratica, per poi riprendere in altre forme – come ha suggerito l’ultimo documento della Cei – per esempio: che siano i catechisti, o chi effettivamente ha accompagnato il ragazzo, il giovane, o lo accompagnerà, nel cammino di fede a fare da padrino. Si tratta, per il momento, di spezzare una continuità e poi, dopo un periodo, riprenderne l’uso ma con una mentalità nuova.
D. – Lei ha detto che Papa Francesco, quando è venuto a Cassano, è rimasto molto colpito dalla realtà calabrese. Perché?
R. – L’ha detto lui stesso. È stato colpito per gli aspetti belli e positivi che la regione ha, ma anche per quelle informazioni che lui ha raccolto riguardo ai problemi sociali ed economici. Ha lodato molto il cammino della Chiesa, ed il lavoro che come Chiesa stiamo facendo a livello di formazione di coscienze, che è l’ambito all’interno del quale noi come vescovi dobbiamo lavorare per sconfiggere il problema mafioso e ‘ndranghetista. A cura di Redazione Papaboys*
*fonte: Radio Vaticana