Mostrare la bellezza della visione cristiana del matrimonio e della sessualità umana. E’ una delle proposte partite dal sinodo dei vescovi che più volte ha precisato come la famiglia, fondata sull’unione tra un uomo e una donna, preceda la società. Al microfono di Paolo Ondarza la riflessione di mons. Tarcisio Ngalalekumtwa, presidente della Conferenza Episcopale della Tanzania:
R. – Prima di tutto, parliamo della bellezza della famiglia, perché mi sembra proprio negativo cominciare con i problemi… Cioè, la famiglia che viene considerata secondo noi dev’essere la vera famiglia, che è composta da un uomo, una donna e dei figli che si amano, che si vogliono bene e fanno una chiesa domestica, nel senso che tramite la preghiera, la testimonianza della vita anche, cercano di far conoscere Cristo, ciò che Cristo è anche alle altre famiglie. Lui è Colui che guida l’umanità. Poi, i problemi non mancheranno mai. In famiglia, se veramente vuole essere una famiglia cristiana, i coniugi devono essere fedeli l’uno all’altro. Questa fedeltà è l’elemento che può garantire la solidità della famiglia. Due che si vogliono bene avranno anche la possibilità di discutere tra loro dei problemi, di chiedersi scusa l’un l’altro. Avranno anche la possibilità di dire “grazie” l’uno all’altro. Ma quando vengono a mancare questi elementi, allora nascono dei problemi: viene a mancare la fedeltà, il dialogo non c’è più… Poi, anche i bimbi sono quelli che soffrono di più perché non hanno di fronte ai loro occhi l’esempio dei loro genitori che si vogliono bene.
D. – Ecco, dunque lei valorizza il ruolo positivo della famiglia di cui troppo spesso si ignora l’esistenza. Effettivamente, si problematizza molto, si parla della crisi della famiglia che sì, esiste, ma se c’è una serie di problemi c’è anche una serie di risorse che aiutano la società e la Chiesa ad andare avanti…
R. – Ma certo! Una persona umana nasce in una famiglia, cresce in una famiglia, impara a vivere in quella piccola comunità che è la famiglia …
D. – Nonostante la famiglia spesso venga oggi posta in discussione nella sua struttura antropologica – quindi, una famiglia tra uomo e donna – la ragione ci dice che la famiglia precede la fondazione della società, è una realtà che viene prima anche di qualsiasi realtà politica e istituzionale…
R. – Sì, perché nascono le persone che vengono educate, formate, che poi diventano membri della società civile, anche membri della Chiesa.
D. – Quindi, la Chiesa ha bisogno della famiglia: dalla famiglia nascono le vocazioni…
R. – Ma certo. Quindi, quando le famiglie sono in crisi, difficilmente avremo anche delle vocazioni di persone che si dedicano alla evangelizzazione, al ministero della Parola e dei Sacramenti, anche di persone che si dedichino alla vita consacrata.
D. – Che cosa, secondo lei, sarebbe importante che uscisse fuori per la famiglia da questo Sinodo?
R. – Ci dev’essere un messaggio: qui parla la Chiesa. La bellezza della famiglia, la necessità di un impegno: per formare una famiglia bisogna che ci sia un impegno totale, un dono di sé che sia aperto alla vita comunitaria che a sua volta sia aperta a ricevere, ad accogliere altri membri dell’umanità, cioè la filiazione.
D. – Si può immaginare un futuro della società con una famiglia diversa da quella che da sempre ha costituito la storia dell’umanità, così come vuol essere proposta in quest’ultimo periodo?
R. – Secondo me, ciò che si propone è una cosa che è ingiustificata perché poi finiamo per dire che vogliamo mettere fine all’umanità. Quindi, questo non è giustificato. E’ egoismo ed è proprio un male da condannare.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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