CALABRIA – COSENZA – “Un richiamo forte a tutti e a ciascuno a sentirci responsabili della crescita umana e solidale della nostra Città” è stato rivolto questa sera dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano durante la celebrazione in occasione della festa della Madonna del Pilerio, patrona di Cosenza e della diocesi. “Accolga il mio incoraggiamento per il suo quotidiano impegno assieme alla sua giunta – ha detto il presule rivolgendosi al sindaco dopo averlo ringraziato per il dono votivo del cero – ma anche il mio doveroso invito nell’individuare e operare alcune scelte indispensabili per dare una svolta alle situazioni della nostra Cosenza, assumendo come metro di valutazione dei programmi, delle scelte e delle azioni, la capacità di rovesciare la piramide, cioè il guardare le cose dal punto di vista di chi sta in basso nella scala sociale”. “In questo tempo di crisi – ha poi aggiunto mons. Nunnari – capisco bene che ciò costituisce passione e tormento per voi amministratori che non avendo sempre i mezzi e gli strumenti necessari per operare, mettete però la buona volontà per non trascurare ciò che è possibile condividendo con i poveri, gli ultimi e gli emarginati vicinanza e solidarietà”.
“Se per attuare la salvezza Cristo ha dovuto patire fuori le mura della città, per continuare la sua missione evangelizzatrice, la Chiesa è chiamata a uscire fuori dall’accampamento”, ha poi sottolineato il presule cosentino aggiungendo che se le parrocchie non si aprono al territorio si corre il “rischio” di trasformarle in “tenda” nella quale “ci si rassicura, ma nello stesso tempo ci si rinchiude mentre compito e responsabilità del cristiano è andare fuori della porta della città entrando in relazione con gli uomini, là dove concretamente essi si trovano, cioè i luoghi della quotidianità, come ci è stato indicato dal Convegno di Verona”. Mons. Nunnari quando parla di parrocchia – ha spiegato – parla di “una realtà vitale all’interno della quale si possa realmente porre il rapporto tra cristiani e società, al di là di un’azione di pura sacramentalizzazione”, sottolineando che questa, negli ultimi tempi, vive “una crisi d’identità, sia per il numero di presbiteri e religiosi, sia per effetto dei mutamenti culturali in atto. Non è difficile cogliere un certo disagio nel suo modo di porsi nei confronti del territorio”. Da qui la richiesta di una presenza maggiore a partire dalla “provvidenziale istituzione degli oratori parrocchiali che in questi ultimi anni ritornano a essere una proposta seria e concreta” e l’invito alle associazioni e movimenti ecclesiali a essere nelle parrocchie “una proposta concreta e visibile attraverso il cammino formativo, lo stile di servizio e di testimonianza”.