R. – Io credo che la prima cosa da dover dire sia l’entusiasmo e la gioia che sprigionava da quell’Aula: dal Papa fino all’ultimo bambino. Davvero una festa della vita! Non dimentichiamo che c’erano anche alcuni non credenti.
D. – In questa festa, però, è arrivata forte la denuncia del Papa sulla non attuazione dell’art. 31 della Costituzione, che chiama le istituzioni a sostenere le famiglie, soprattutto quelle numerose…
R. – In effetti è stato quanto mai opportuno che il Papa abbia richiamato anche quelle intuizioni e quelle disposizioni della Carta Costituzionale, che in maniera lungimirante avevano compreso che le famiglie numerose sono il presente e il futuro di un Paese. Pensiamo a che cosa accadrebbe oggi in Italia se non ci fossero le famiglie con nonni, padri e figli… Quanti giovani che hanno perso il lavoro, se non ci fossero le famiglie, vivrebbero davvero in una tragedia senza risposta alcuna; e quanti anziani sarebbero abbandonati, se non avessero una famiglia numerosa che li accoglie, nonostante tutto. C’è tanto dibattito intorno alla questione costituzionale … Purtroppo su questo tema delle famiglie numerose non solo non c’è dibattito, c’è persino dimenticanza! Per questo credo che il richiamo del Papa sia particolarmente significativo e urgente.
D. – Che cosa può fare di più la politica?
R. – Deve aiutare quelle famiglie che avrebbero desiderio di avere dei figli e non li hanno per problemi di natura economica. Ma non basta questo: la politica deve anche aiutare – assieme alle altre istituzioni – una nuova cultura, una cultura della vita, dove non si scarti nessuno. Faccio un solo esempio: in Italia sta crescendo – e questo è paradossale – il numero delle famiglie composte da una persona sola oppure famiglie che hanno un solo figlio. E anche qui il futuro è dimezzato! Mi chiedo: fra 10 anni, questi milioni di figli unici, quando sentiranno dire “fratello” o “sorella”, si chiederanno: “Ma cosa vuol dire?”. Dobbiamo cambiare il vocabolario? La politica deve responsabilmente riportare la famiglia al centro delle sue preoccupazioni, perché riportare al centro dell’attenzione la famiglia è riportare al centro uno dei cardini dell’oggi e del domani della nostra società.
D. – La famiglia – ha detto altre volte il Papa – non solo non è sostenuta, ma non è mai stata tanto attaccata come oggi. Ecco, oggi alcune lobby vogliono farci credere che l’emergenza principale sia – per esempio – la cosiddetta omofobia, con il corollario della teoria del gender imposta a suon di soldi. Ma le vere emergenze – famiglia, giovani, lavoro, scuola – sono sempre più trascurate?
D. – Infatti, il Papa parla di diritti individualistici che prevalgono sulla solidarietà, sulla famiglia, sul bene comune…
R. – Una tendenza, anche della giurisprudenza, a sottolineare unicamente i diritti individuali diventa complice di una cultura che indebolisce le società, che indebolisce “il noi” per rafforzare solo “l’io”. Per cui ogni desiderio individuale deve diventare legge: non importa se poi questo contrasta con i diritti della società e i diritti del noi, compresi i diritti della famiglia! Ecco perché penso che la crisi che stiamo attraversando sia una crisi eminentemente culturale. Io vorrei ricordare quello che sta accadendo per l’ecologia: non dimentichiamo che lo sfruttamento individuale della terra ha portato al disastro che vediamo. Io credo che sia indispensabile avere oggi la stessa attenzione verso la famiglia umana per evitare che accadano disastri drammatici sull’umano, sulla famiglia. Se esaltiamo troppo l’individualismo, finiamo per “inquinare” l’umano, per questo penso che sia indispensabile una rivoluzione anche spirituale per poter disegnare un futuro a misura del noi e non dell’io.
D. – Il Papa chiede alle famiglie di mobilitarsi, di essere protagoniste, non restando inerti di fronte ai mali che vedono…
R. – Assolutamente indispensabile! La famiglia deve tornare a riprendere in mano il suo destino, in tutti i modi, compresi quelli – come il Papa ieri diceva – delle reti familiari. E’ indispensabile ricostruire un tessuto solidale, perché le famiglie riscoprano la soggettività di cambiare la storia, di cambiare il mondo. I genitori non possono derogare al loro impegno educativo nei confronti dei figli, perché è anche così che trasformano la storia, aiutando i figli a crescere in maniera libera e responsabile. E in questo contesto mi permetto di dire che questo Sinodo che stiamo celebrando, più che scrivere un nuovo documento, che lo scriverà e certamente sarà importante, deve suscitare soprattutto una sorta di nuova primavera delle famiglie.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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