“Prezioso e competente collaboratore della Radio Vaticana, consigliere apprezzato e grande indimenticabile amico, sacerdote di profonda sensibilità e attenzione pastorale e spirituale”: così la direzione e il personale della Radio Vaticana ricordano mons. Pierfranco Pastore, scomparso ieri a Roma all’età di 88 anni.
Domani mattina sono previsti i funerali nella chiesa della Casa Assistenti dell’Azione Cattolica, dove il presule, originario della provincia di Novara, risiedeva da molti anni. Già segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, nel 1974 alla Radio Vaticana ideò un programma in lingue diverse dal titolo: “Speciale Anno Santo”, una trasmissione di servizio per i pellegrini del Giubileo del 1975. Insieme a lui c’era anche il padre gesuita Félix Juan Cabasés che, al microfono di Benedetta Capelli, ricorda così mons. Pastore:
R. – Confesso di essere commosso per la morte di mons. Pierfranco Pastore. Era stato il mio direttore nel programma “Speciale Anno Santo” poi trasformato in “Quattrovoci”. Quello che ammiravo in lui era soprattutto la sua capacità di creare un tale ambiente nel lavoro che poi noi amavamo trovarci anche fuori dal lavoro. Credo che questo dia una testimonianza della sua qualità umana e io spero che il Signore lo stia già premiando.
D. – Come era nata quella prima trasmissione del programma “Speciale Anno Santo”?
R: – Io lavoravo al programma spagnolo e sono stato chiamato ad occuparmi della voce spagnola, in quanto nel programma si dovevano integrare quattro diverse voci. Sono venuti a mancare anche Henry McConnachie, Benedetto Nardacci; ho l’impressione di avere più amici dall’altra parte che da questa. Ho un ricordo stupendo. Nel programma “Quattrovoci” noi integravamo un notiziario di notizie, non solo religiose, come servizio per i pellegrini dell’Anno Santo. Credo che questa scelta sia stata una porta attraverso la quale un’informazione più generale si è introdotta anche nell’ambito della Radio Vaticana.
D. – Una vita spesa nell’ambito della comunicazione. Secondo lei qual è il segno che lascerà mons. Pastore?
R. – Credo quella capacità di vicinanza anche ai professionisti della comunicazione sociale, perché noi tutti abbiamo rapporti famigliari, ma spesso non è tanto facile relazionarsi verso i compagni di lavoro, con i colleghi che, in fin dei conti, a volte consideriamo se non estranei anche rivali.
D. – Come ricorderà mons. Pierfranco Pastore?
R. – Io ricorderò quello che faceva tra la prima trasmissione della mattina e quella di mezzogiorno: preparava una prima colazione per coloro che lavoravano nel programma o partecipava alla sua realizzazione e spesso ci faceva degli scherzi.
D. – Quindi una persona di spiccata intelligenza?
R. – Sì e anche spiccato senso dell’humor perché ci sono persone molto intelligenti, ma seriose, invece lui era un uomo sempre sorridente, quindi diciamo che è una perdita non personale ma direi quasi sociale.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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