Papa Francesco appena informato del sisma, che tragicamente ha colpito le popolazione del centro-Italia, non ha mai smesso di pregare e di informarsi in tempo reale di tutte le storie, tragedie e vicende che stanno accadendo fra quei borghi dell’Appennino. Francesco ha anche annunciato che presto sarà fra loro per portare la Sperenza di Gesù fra quelle macerie.
Nella tendopoli principale di Amatrice, vicino al campo sportivo, questa mattina è stato proprio mons. Domenico Pompili a celebrare la Messa. Non sono mai mancate, in questi giorni, le celebrazioni per gli sfollati e le famiglie delle vittime. Ma al vescovo di Rieti preme soprattutto che queste persone al dolore possano affiancare una speranza forte che la ricostruzione avvenga nel rispetto delle regole per poter parlare di futuro. La nostra inviata, Gabriella Ceraso per Radio Vaticana, lo ha intervistato:
R. – Questo è il senso della fede. Purtroppo questa tragedia ci ha duramente colpiti, però la nostra vita continua. In
questo bisogna assolutamente credere perché è una certezza.R. – Tra i parenti e congiunti stretti adesso c’è solo la preoccupazione di risolvere la problematica della sepoltura. C’è gente che corre avanti e indietro per avere questi certificati, per trovare il luogo dove seppellire i propri cari anche temporaneamente, visto che ad Amatrice metà cimitero è inagibile. Quindi chi ha già i loculi riesce a sistemare i propri defunti altrimenti devono recarsi a Preta dove c’è un cimitero nuovo con 150 posti liberi. Il sindaco di Preta ha offerto la sua disponibilità. Quindi parenti, i congiunti che sono interessati sono preoccupati. Non trapelano altri sentimenti se non questo, specie tra gli anziani. Stanotte ho dormito in una tendopoli e questa mattina ho incontrato tante persone che si stanno chiedendo dove andare perché la situazione chiaramente con queste giornate belle di sole ti consente anche di dormire in tendopoli. Poi cosa gli sarà concesso a queste persone? Unità mobili? Unità più stabili? Devono andar via? C’è chi sta lavorando e magari ha 60 anni con tre, quattro o cinque anni di lavoro da fare prima della pensione. Tutto viene trasferito: c’è una scuola alberghiera, poi chi ha dei genitori anziani. Adesso stanno pensando all’immediato, perché devono cercare di iniziare a risolvere la situazione. Dal nostro punto di vista, siamo in attesa che passi questa prima fase della sepoltura, per poi cominciare a vedere in quale direzione orientarci.
D. – “Piedi a terra, sguardo rivolto verso il cielo”, ha detto ieri mons. D’Ercole: è possibile per questa gente?
D. – Lei è parroco di Sant’Agostino, una chiesa che ha pagato duramente. L’abbiamo vista violata; che effetto le fa vedere la sua casa, anche la casa del Padre, in queste condizioni?
R. – Potete immaginare! Tutto quello che si guarda ti butta giù, nel senso che anche la struttura esterna ha un suo valore. Pensiamo già a come impostare un po’ la vita religiosa da domani, però è chiaro che le strutture hanno una certa forza perché sono punti di riferimento, di aggregazione.
D. – La gente riesce con lei a pregare in questi frangenti, in questi momenti?
R. – Mi chiedono di andare a benedire le salme, di essere presente al momento della tumulazione, quindi il senso della fede è profondo, è vero, c’è. Siamo dentro questo tumulto di movimento per risolvere le questioni logistiche di corse e rincorse per risolvere i problemi immediati.
D. – Quindi c’è bisogno di più calma, di un momento di quiete …
R. – Si certo. Il tempo vuole la sua parte nel senso che con un po’ di tranquillità poi bisognerebbe ricucire, ritessere una po’ la tele delle relazioni che non sono state interrotte, ma ferite.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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