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Mons. Romero martire: difese i poveri senza smettere di amare i ricchi

Mons. Romero martire: difese i poveri senza smettere di amare i ricchi“Un primo martire dei nuovi martiri contemporanei”. Così mons. Vincenzo Paglia ha definito l’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnolfo Romero, ucciso in odio alla fede il 24 marzo 1980. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia è intervenuto alla conferenza stampa sulla causa di beatificazione di mons. Romero, di cui egli è postulatore, tenutasi in Sala Stampa della Santa Sede. Papa Francesco ha infatti autorizzato la promulgazione del decreto riguardante il martirio del presule salvadoregno. La beatificazione, in Patria, “entro l’anno”, ha specificato l’arcivescovo Paglia. Il servizio di Giada Aquilino per la Radio Vaticana:

“Romero è della Chiesa”. Mons. Vincenzo Paglia ricorda le parole di Giovanni Paolo II sull’arcivescovo di San Salvador, col quale nei primi incontri pure ci furono delle “incomprensioni”. Parlando del decreto di beatificazione di mons. Romero, firmato da Papa Francesco nel giorno della memoria di Sant’Oscar, l’arcivescovo Paglia esprime gratitudine e cita anche Paolo VI e Benedetto XVI, che della causa “ha deciso lo sblocco”. Quindi, ha aggiunto, “dovevamo aspettare il primo Papa latinoamericano per beatificare Romero”. Per cambiare il mondo – ha proseguito – “è necessario partire dagli ultimi, come fece Romero, come fa Papa Francesco con il suo pontificato”. A 35 anni dalla morte, avvenuta per mano di un sicario nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza a San Salvador, mons. Paglia ha ricostruito il contesto storico:

“C’era un clima di persecuzione contro un pastore che, a seguito dell’ispirazione evangelica, a seguito dei documenti del Vaticano II, di Medellin, ha scelto di vivere in mezzo ai poveri per difenderli dall’oppressione. Non c’erano motivi ideologici. Non c’erano le analisi anche sofisticate di un pensiero pseudo-marxista o analogo. Romero fu ucciso perché aveva scelto questa prospettiva”.

Mons. Romero martire: difese i poveri senza smettere di amare i ricchi

Lo stesso scenario, nelle parole dello storico Roberto Morozzo della Rocca, collaboratore del postulatore e biografo di mons. Romero:
“Il contesto è quello di una persecuzione in atto contro il clero e i fedeli nella Chiesa di San Salvador. E Romero non voleva distinguersi dalla loro sorte. Già sei preti, sul centinaio che contava l’arcidiocesi, erano stati uccisi e molti altri maltrattati e minacciati. Centinaia di catechisti erano stati assassinati, soprattutto nelle zone rurali. In certe parrocchie era diventato pericoloso andare a Messa, si rischiava di essere presi, di scomparire all’uscita. Ma pure si era arrestati con il rischio di sparire nel nulla quando nelle perquisizioni in casa i soldati trovavano una Bibbia o una fotografia di Romero”.

Tra quei poveri per cui si adoperava, assieme al padre gesuita Rutilio Grande, assassinato tre anni prima di mons. Romero e per il quale – ha annunciato mons. Paglia – tre mesi fa è stato aperto il processo di beatificazione, l’arcivescovo di San Salvador portava la parola del Vangelo:

“Romero era un grande predicatore, andava in giro con l’altoparlante sulla macchina e le tasche piene di caramelle. E andava in mezzo alla gente, come padre Rutilio Grande. E’ questa la Chiesa che si voleva far tacere ed è per questo che io sento di dover dire che Romero è davvero un martire della Chiesa del Vaticano II. Una Chiesa, come diceva Papa Giovanni, che è madre di tutti ma particolarmente per i più poveri”.

Una figura, quindi, quanto mai attuale:
“In questo momento di grande travaglio storico, Romero rappresenta quel coraggio evangelico di una fede che non resta nei principi, che sceglie di sporcarsi le mani con i più poveri, per far capire che Dio è dalla parte loro”.

Ma l’attenzione di mons. Romero non si fermava ai poveri: chiedeva la conversione ai ricchi per condividere i loro beni con chi aveva più bisogno. Padre Jesus Delgado, che di mons. Romero fu segretario personale:

“Sono sicuro di una cosa. L’ho conosciuto bene, da vicino. Mons. Romero ha preso ad amare i poveri alla luce del Vaticano II e di Puebla, ma allo stesso tempo e con la stessa intensità mai ha smesso di amare i ricchi. Chiedeva la conversione di tutti”.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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