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Mons. Santoro, difesa della persona e responsabilità

santorosantoroPUGLIA – TARANTO – “Oggi continua il nostro paziente percorso di avvicinamento alla ‘nuova creazione’ delle condizioni che rendano possibile preservare la salute, custodire l’ambiente nel quale viviamo e conservare il posto di lavoro. Sembra un’utopia, ma noi vogliamo crederci e per questo continueremo a chiedere attenzione perché Taranto non sia dimenticata e perché le nostre istanze non diventino buoni auspici di fatto rimandati per la realizzazione a tempi mai chiaramente definiti”. Nel suo intervento al convegno “Un’altra Taranto è possibile”, svoltosi oggi a Statte, l’arcivescovo mons. Filippo Santoro ha affrontato le tematiche di stretta attualità che toccano il capoluogo di provincia pugliese. “Taranto non può continuare ad aspettare senza fine un futuro migliore che merita”, ha affermato mons. Santoro. Al convegno si è parlato della situazione ex Ilva e dei problemi connessi alla salute, all’occupazione, alla tutela dell’ambiente, alle ricadute sull’intera comunità territoriale. “Un primo, ma indispensabile, risultato siamo riusciti a realizzarlo”, ha aggiunto il vescovo: “è prevalsa la voglia di stare insieme. E riflettere insieme. Potrebbe sembrare un dato di poco conto, però non è così. Divisi, infatti, è più difficile non solo raggiungere la metà, ma persino proseguire un cammino, che io voglio credere, sia già iniziato”.

“Aver provato a cercare il confronto significa essersi riscoperti alla ricerca della costruzione di una comunità”, ha affermato mons. Santoro intervenendo al convegno di Statte. “Le risposte ai problemi che abbiamo dinanzi dobbiamo darle tutti insieme – ha aggiunto il prelato -, ben consapevoli che la strada è irta di difficoltà. Trovare le soluzioni, però, significa anche ricercarle insieme. Con il mutare delle condizioni il bene comune va, infatti, ogni volta riscoperto ed attuato. È questa la sfida che abbiamo abbracciato e che dobbiamo fare tutto il possibile per vincere”. Mons. Santoro ha indicato come criterio per pensare soluzioni ai problemi di Taranto “la difesa della persona umana e della responsabilità”. “Sono un vescovo e non sono un tecnico. Sono un padre ed ogni giorno file di figli mi chiedono aiuto e accolgo tutti, in particolare quelli che più soffrono. Ci dice papa Francesco ‘non dimenticate i poveri’, per questo li accolgo tutti e soffro con loro, piango con loro. Ma anche metto insieme tutti i segni di buona volontà che salvino tutti fattori in gioco. E stimolo le autorità, le categorie sociali, i ricercatori a proporre soluzioni vere anche nel campo tecnologico e sociale, difendendoci dal danno sanitario. L‘aiuto del Signore non ci mancherà”. Fonte: Agensir

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