insegnante di matematica, prima responsabile del Servizio Nazionale delle Pastorale Giovanile (Snpg) in Italia, poi assistente nazionale dell’Azione Cattolica e infine vescovo di Palestrina, incarico che ha lasciato proprio l’ultimo giorno di luglio, avendo ormai compiuto i 75 anni.
Don Domenico Sigalini, origini bresciane, è insieme a Giovanni Paolo II la mente della Giornata Mondiale della Gioventù. E’ stato lui il suo più stretto collaboratore nell’organizzazione dell’evento che ha cambiato la storia della Chiesa moderna sopratutto per i più giovani.
Ad Agi (31 luglio) don Domenico racconta come nacque l’intuizione. «La sua è stata una scommessa: dal 1984 è partita questa proposta e Giovanni Paolo II ha fatto di tutto per iscriverla nella progettualità ordinaria», osserva il vescovo che si può considerare un testimone privilegiato dei raduni mondiali. A partire da quello di Denver nel 1993 non ne ha perso uno, e sotto la sua guida è nato il Servizio Nazionale per la pastorale giovanile.
LA “RETE”
«Nella fase iniziale – racconta il vescovo, che è stato direttore del Snpg dal 1993 al 2001 – ho cominciato a tessere una serie di rapporti, conferenze e incontri con diocesi e movimenti fino a organizzare la partecipazione alla Gmg di Denver (Usa), nell’agosto 1993, cui seguirono quelle di Manila, Parigi, Toronto e di Roma nel 2000».
“IL PUNTO FOCALE DEL SUO APOSTOLATO”
«Sentire, mettere in comunicazione e poi formare – continua il vescovo – sono state le parole chiave di quegli anni. Bisognava anche ragionare sulle Gmg per far sì che i traguardi raggiunti sia nella preparazione che nella partecipazione non si disperdessero nel dopo; le Giornate dovevano entrare nella pastorale ordinaria».
Per Don Sigalini, Giovanni Paolo II ha fatto dei giovani «il punto focale del suo apostolato, riunendo attorno a loro le autorità politiche, religiose e le istituzioni culturali».
“SARETE ALL’ALTEZZA…”
«Il 20 agosto 2000 – rammenta – chiudendo la Giornata mondiale della gioventù di Roma, Wojtyla disse ai due milioni di ragazze e di ragazzi che affollavano Tor Vergata: “Anche voi sarete all’altezza delle generazioni che vi hanno preceduto”. Attenzione, non disse “siate” come magari sarebbe scappato a un padre o a un parroco. No, no. Disse proprio: “Sarete”».
«È un’apertura di credito – osserva Don Sigalini – che discendeva dalla consapevolezza che Dio ama tutti noi, giovani inclusi, anche quando siamo ancora nel peccato. Lo ribadì sempre a Tor Vergata: “Cristo ci ama anche quando noi lo deludiamo”. Sapeva infondere coraggio, invitava a rialzarsi dalle cadute, riprendendo il cammino; custodiva e diffondeva buonumore». (Famiglia Cristiana, 28 aprile 2011).
LA CATENA UMANA DI PARIGI
Forse l’immagine più straordinaria di quegli anni è quella della grande catena umana che nel 1997 cinse Parigi, con Wojtyla ai piedi della Torre Eiffell che si univa prendendo per mano i ragazzi. E poi la folla straordinaria di Manila nel ’95 (4 milioni di giovani) e ancora l’incontro di Czestochowa nel ’91, primo raduno giovanile davvero libero in un Paese che fino ad allora era stato oltre la Cortina di Ferro.
LA GIORNATA DELLE PALME
Il Papa polacco «è stato il fondatore delle Gmg, ma – ricorda Sigalini – già con Paolo VI la Giornata delle Palme veniva dedicata ai giovani. Benedetto XVI le ha sposate in pieno ed è così anche con Francesco».
Per il vescovo emerito di Palestrina, «questo è un cammino bello di Chiesa, dove ognuno passa il testimone al successore e lo arricchisce dei suoi doni». A noi pastori, spiega, spetta «la responsabilità di accompagnare i giovani e dare loro la possibilità di esprimere una fede riscoperta o approfondita nel panorama universale della Gmg. E che è a loro congeniale: del resto, i ragazzi sono cittadini del mondo e non cittadini di sacrestia».
MIRACOLATO
Nel 2011 Sigalini è stato vittima di un terribile incidente che lo ha visto scivolare e cadere in un dirupo nel corso di un pellegrinaggio. La Vergine, riporta ancora l’Agi, in quell’occasione l’ha protetto, tanto che don Domenico ha superato l’incidente senza alcune conseguenze seppur dopo mesi di degenza in ospedale.
Ora che è in pensione, don Domenico ha tutta ‘intenzione di non gettare la spugna e potrà rilanciare il suo impegno accanto alla pastorale giovanile e le sue prime “passioni”, tra cui quella di evangelizzare i ragazzi girando nelle discoteche il sabato sera.
Fonte it.aleteia.org/Gelsomino del Guercio
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