Riportiamo di seguito il testo del messaggio di Mons. Galantino:
“Occorre convincersi che combattere l’usura non è un problema del singolo che ha avuto la sfortuna di incapparvi: è un problema sociale, è interesse della società nel suo insieme. Perché l’usura è solo una delle facce del problema criminale, del potere mafioso”.
Sono passati esattamente vent’anni da quando il caro amico don Luigi Ciotti scriveva queste parole sulle pagine di un quotidiano nazionale. Allora l’usura era un tema ancora poco avvertito, le sue vittime erano veramente nascoste, appartenevano a quel «sommerso» che, proprio per questo, risultava difficilmente quantificabile.
Vent’anni non sono passati invano. Hanno contribuito a portare alla luce il fenomeno del racket delle estorsioni, grazie al coraggio di tanti che si sono ribellati, pagando spesso un prezzo altissimo. Hanno smascherato il dramma dell’usura, anche qui per il coraggio della denuncia, avanzata spesso da sacerdoti che hanno saputo farsi voce della loro gente. Hanno alzato il sipario su una piaga purulenta, che stritola famiglie, imprese, negozi, attività economiche, condannando alla disperazione.
Vent’anni non sono passati invano. E il segno più eloquente della loro fecondità siete proprio voi. In voi, Presidenti delle 28 Fondazioni associate alla Consulta Nazionale Antiusura che operano in ogni regione italiana, saluto con legittimo orgoglio la risposta sana della società civile: quella società che vive di alleanze decisive, i cui riferimenti sono qui rappresentati dal Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, dott.ssa Elisabetta Belgiorno, dal Capo della Direzione V del Dipartimento del Tesoro, dott. Giuseppe Maresca, dal Direttore della Caritas Italiana don Francesco Soddu, e dai rappresentanti delle Associazioni di categoria destinatarie. Siete, appunto, espressione di quella società che – facendo tesoro della reazione alla paura, alle minacce e alla vergogna – ha saputo guardare in faccia il meccanismo dello strozzinaggio e la ragnatela che tesse a vasto raggio.
Il gioco d’azzardo è uno dei nodi più perniciosi per i suoi effetti sulle famiglie e sull’intero Paese.
Per questo nell’augurarvi buon lavoro vi affido un compito decisivo: non abbiate paura di richiamare con forza le istituzioni a fare la loro parte, partendo dal prendere le distanze dall’irresponsabilità di chi seduce la gente – spesso la povera gente – con il miraggio dei soldi facili, mentre in realtà la spinge soltanto a infilarsi nel labirinto di un comportamento compulsivo, di una dipendenza patologica, di un inesorabile indebitamento: a ricaduta, tra le conseguenze, non si fatica a intravedere proprio il cappio dell’usura.
Per questo mi sento di dire – e spero che esca anche dalle pareti del nostro convegno – che bisogna dire basta alla pubblicità di tutti i giochi d’azzardo con vincita in denaro. Un plauso, infine, consentitemi di farlo a tutti quei baristi, tabaccai e negozianti che hanno rifiutato le slot machine nei loro ambienti: senza rinunce non nascerà una nuova cultura e noi ci limiteremo a raccogliere feriti, emarginati da quello stesso paradiso che tanto li aveva falsamente accarezzati. Di Redazione Papaboys
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