La triste storia dell’aborto, ha prodotto in nome della libertà di scelta milioni di omicidi legalizzati. Hanno cercato di convincere la gente che il feto non è vita. Sappiamo dalla scienza che quando nel seno di una donna appaiono i primi segni, è la vita che comincia a svilupparsi. Le statistiche annunciate ieri dai giornali sulla cultura della morte legalizzata in uno dei paesi più grandi al mondo –la Cina-, ha prodotto milioni di morti. I bambini assassinati sul nascere sono l’emblema più oscuro dell’ideologia egoistica a cui siamo sottomessi. Essi non pesano solo sulla coscienza di chi ha praticato la soluzione voluta dai governi, ma sulla coscienza di tutti gli uomini del mondo. Dal 1979 – secondo i dati forniti dal ministero della Salute di Pechino – i medici cinesi hanno praticato 400 milioni di aborti e hanno sterilizzato 196 milioni di uomini e donne. Oltre 7 milioni di aborti all’anno, per quarant’anni. In sintesi, sotto il profilo demografico d’ora in poi le coppie urbane, al cui interno almeno uno dei genitori non abbia fratelli né sorelle, dopo tre decenni potranno decidere di avere più di un figlio. Ciò quanto meno sulla carta: di fatto, saranno poi i singoli Parlamenti provinciali a fissare tempi e modalità di applicazione della nuova normativa, sulla base della consistenza della popolazione locale e della rispettiva pianificazione. Si valuta comunque che la riforma diverrà concretamente operativa verso la fine del primo trimestre 2014. Non si può gioire sulla nuova apertura cinese nei confronti della “politica familiare”. Siamo ancora lontani anni luce dalla libertà di coscienza oggettiva e non soggettiva a cui tutti i popoli devono essere educati. Le fiaccole di speranza si accendono nel mondo, seminando la “cultura della Vita”, come monito per tutti. Ecco alcune storie significative:
1-. Il 28 ottobre 2011, nella località Bardejovska Nova Ves, in Slovacchia, è stato inaugurato il monumento del bambino non nato di un giovane scultore di questo paese: Martin Hudáček. L’artista è di Banska Bystrica, al centro della Slovacchia. Alla cerimonia di inaugurazione ha partecipato il ministro della Salute slovacco, MD. Ivan Uhliarik (l’opera potete ammirarla nella foto di copertina). Il monumento non solo esprime il rammarico e il pentimento delle madri che hanno abortito, ma anche il perdono e l’amore del bambino non nato verso sua madre. L’idea di realizzare un monumento ai bambini non nati è stata di un gruppo di giovani donne (Movimento di Preghiera delle Mamme), madri che sono consapevoli del valore di ogni vita umana e dei danni che si infliggono, non solo nella perdita irreparabile dei bimbi non nati, ma per il declino permanente della salute mentale (e a volte fisica) di ogni donna che decide, spinta da diverse situazioni, ad abortire suo figlio.
In Italia un noto politico italiano dell’estrema sinistra, ha giudicato qualche tempo addietro la costruzione nei cimiteri di uno spazio per i bambini abortiti come qualcosa di incivile e poco rispettoso nei confronti di quelle donne che hanno deciso di non proseguire la gravidanza. Ricordiamo nel rispetto di tutti, chi pratica l’aborto, chi non lo impedisce infrange uno dei comandamenti di Dio: non uccidere. Inoltre non permette la crescita e l’espansione dell’umanità. Per edificare un mondo nuovo è necessario investire sulle nascite che rappresentano il futuro del mondo. Il diritto alla vita non è questione soggettiva o di necessità. E’ diritto naturale da custodire e incrementare. Quando non si gioisce più per la Vita, ma si utilizza per realizzare i propri interessi, allora c’è qualcosa che non va… A Firenze è stato autorizzato lo spazio per i bambini non nati. Invece di costruire solo cimiteri, perchè non proteggiamo con garanzie sociali le giovani coppie, o le donne sole costrette dalle circostanze a praticare l’aborto? In mancanza di questo, preghiamo sui resti trudicidati dei bambini abortiti, che amorevolmente vengono raccolti da tanti bravi volontari e custoditi come monito nei nuovi luoghi di sepoltura della cultura post moderna. Loro che sono angeli del cielo, possano indicarci sempre la strada della Vita.
2-. Scampata all’aborto per un errore: il medico non si era accorto di lei, che piccina non era poi tanto dato che aveva raggiunto il quinto mese di vita nella pancia della giovanissima madre, e si è limitato ad uccidere solamente la sorella gemella. È nata così Claire Culwell, una bella ragazza americana, da una tredicenne single obbligata ad abortire dai propri genitori. Procedere con una seconda operazione per estirpare anche il corpicino di Claire sarebbe stato troppo rischioso, potenzialmente mortale. Quindi, loro malgrado, la gravidanza è stata portata a termine e la bambina data in adozione. La ragazza pensa spesso alla gemella che non ha potuto conoscere ma non serba rancore nei confronti della madre naturale e del medico abortista: la forza di perdonare è giunta dal percorso di Fede che ha affrontato e che la ha aiutata a crescere il più possibile serena. La vicenda personale della giovane si innesta nell’attualità statunitense, con la condanna all’ergastolo del dottore abortista Kermit Gosnell per aver causato la morte di diverse donne e di neonati. I limiti dell’aborto negli USA sono infatti assai ampi e, quando i confini sono labili, squali senza pietà vivono approfittando delle pene altrui. Intervistata su tematiche relative alla differenza tra aborto a gravidanza avanzata rispetto a quella nelle prime settimane, Claire afferma che “vi sono differenze concrete tra i due tipi di aborto, ma agli occhi di Dio siamo tutti uguali, non importa quanto piccoli.
3-. Benedetto Frigerio racconta la seguente storia: La parola aborto viene digitata su Google 32mila volte al giorno. Anche Cherri una volta l’ha scritta e si è imbattuta in Online for Life, il sito guidato da Jeff Bradford, che in due anni, insieme al figlio di Cherri, ha salvato altri 1.370 bambini. Come Cherri ha fatto anche Robin che, incinta del quarto figlio, dopo aver da poco partorito il terzo, sentiva il peso di sentirsi giudicata come una “stupida”: «Trovai il sito e scrissi. Mi rispose Kelly che mi aiutò ascoltandomi. Decisi di non abortire, eppure fino all’ultimo ero piena di dubbi»
, spiega la donna. «Ma quando mia figlia è nata mi sono resa conto che avevo fatto la scelta migliore della mia vita. Kelly mi ha aiutata a combattere contro le pressioni della società, contro la mentalità della maggioranza. Voglio ringraziare e dire alle donne di cercare aiuto, che là fuori esiste gente pronta ad aiutarvi!». Jeff Bradford, prima di soccorrere tante vite, ne aveva sacrificata una, quella di suo figlio. Era il 1993 quando lui e la sua ragazza, Tricia, allora ventenni e a pochi mesi dal matrimonio, scoprirono di aspettare un bambino, ma la paura del giudizio altrui li spinse verso l’aborto. E anche se entrambi sentivano che c’era qualcosa che non andava nessuno disse nulla all’altro. Il giorno in cui la donna abortì, Bradford rimase nella sala d’attesa. Tricia uscì e i due tornarono a casa in silenzio. Poi si sposarono e dal matrimonio nacquero quattro figli. Per 15 anni, però, i coniugi non parlarono mai più di quello che era successo, «ma c’era sempre qualcosa che non andava», ha raccontato Bradford.I primi anni di matrimonio furono durissimi, poi «la ferita dell’aborto si incancrenì», fino alla crisi di cinque anni fa che li spinse a chiedere aiuto a un centro di consulenza. Per la prima volta marito e moglie parlarono dell’aborto del figlio: «Guardando a quanto avevamo fatto emerse tutta l’amarezze e la rabbia che avevamo dentro. Mia moglie pianse tutte le sue lacrime, cercammo perdono e per la prima volta lo trovammo». Bradford capì che allora non c’era stato nessuno a supportare la moglie: «Io per primo». La relazione fra lui e Tricia rifiorì e dopo 3 anni Bradford decise di lasciare il suo lavoro di manager aziendale per lavorare insieme ad altri amici al progetto Online for Life: «Voglio impedire ad altri di fare il mio errore». Perché in questo modo? Sul sito si legge: «Dove vanno le persone a reperire le informazioni per abortire? Su internet 6 milioni di persone al mese tentano questa via andando a cercare i centri abortivi online. Ma ci sono anche 2.500 centri di aiuto alla vita pronti a soccorrere 1 milione e 300 donne che abortiscono ogni anno. Quello che facciamo e mettere gli uni in contatto con gli altri». Spiega Bradford: «Era esattamente ciò che avrei voluto per me. Imbattermi in un appiglio. In qualcuno che mi dicesse: “È tuo figlio, non temere, sono con te”. Se ci fossero molti uomini così non credo che tante donne abortirebbero. Siamo chiamati a muoverci, a fare la differenza».
La mentalità abortista, ha aperto strade pericolose per la sussistenza dei bambini. In Europa esistono forti pressioni per la legalizzazione della pedofilia. Alcuni stati membri dell’Unione Europea, hanno già depenalizzato l’orribile violenza contro i bambini, con l’aiuto di alcuni psicologi compiacenti. Non è più considerata violenza, ma “atto di amore”. Perché come affermano le associazioni pro-pedofilia, “quando si hanno rapporti consensuali anche se si fanno con minorenni, è amore”. Siamo alla follia. Questo tipo di logica perversa serpeggia anche in Italia. Qualche mese addietro, la giurisprudenza italiana si è espressa a favore dell’amore tra minore e adulto. Verso dove ci incamminiamo? Possibile che nessuno alzi la voce? La libertà di ciascuno non può distruggere il creato. Una nazione che uccide o peggio che permette la violenza sui bambini, prima o poi muore. La soluzione non si trova nella morte. La Vita e la protezione dei minori garantiscono il futuro della società. Il Blog francese Fawkes news –badate bene, nessun sito o rivista, giornale italiano ha commentato l’oscenità della sentenza-, commenta ciò che è accaduto in Italia:
“Un verdict scandaleux qui servira sans doute de jurisprudence à l’avenir. Dans les milieux pédophiles par contre, ça n’a pas dû tomber dans l’oreille d’un sourd. Comme d’habitude, silence assourdissant dans les médias de masse francophones. Calabre – La Cour de cassation de Calabre vient de revoir le jugement rendu en première instance et confirmé en appel, condamnant le violeur présumé d’une mineure qui a maintenant 13 ans. Selon le verdict de la Cour de Cassation, il n’y a pas eu d’abus sexuel ! l y avait une « relation amoureuse » ont considéré les juges à propos de cette affaire qui, en juin 2011, a conduit la fillette -âgée alors d’à peine 11 ans- dans le lit de Pietro Lamberti, 60 ans, travailleur social en relation avec la famille de l’enfant. Le tribunal a rejeté les précédents verdicts ainsi que les témoignages des policiers. Les policiers avaient surpris le travailleur social et l’enfant dans une maison près de la mer. Après un an et demi de détention, Lamberti est sorti libre de la prison. Le tribunal a considéré qu’il existait entre l’homme et la fillette une « relation amoureuse » et que la fillette était bien amoureuse de l’adulte. Ce jugement scandaleux, qui admet la possibilité d’une relation sexuelle entre un homme de 60 ans et une fillette de 11 ans, risque d’entraîner de prochaines campagnes qui tendront à faire reconnaitre la pédophilie non comme un crime sexuel mais comme une simple orientation sexuelle. Le nouvel ordre sexuel mondial est en marche…”. La legittimazione della pedofilia è un altro tassello per raggiungere il nuovo ordine mondiale voluto dalle grandi lobby e a cui nessuno sembra ribellarsi. Anzi, chi cerca di informare è costretto a subire attacchi livorosi. Non si può dissentire. La libertà di pensiero è sostituita dal pensiero unico a cui tutti devono uniformarsi, altrimenti si è accusati di oscurantismo becero.
Nel salutarvi, vi propongo questa bellissima testimonianza-video di Chiara Corbella, morta per lasciar vivere il suo bambino. Una figura esemplare su cui riflettere. Chiara Corbella ha detto no all’egoismo umano e sì alla vita! DonSa
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