Marcy Borders aveva 28 anni, l’11 settembre del 2001. Lavorava da un mese alla Bank of America, ufficio alle Twin Tower, 81esimo piano. Riuscì a sopravvivere all’attentato che fece una strage. “The dust lady” l’avevano soprannominata, per quella foto icona dell’inferno a Ground Zero che ritraeva lei, pietrificata e ricoperta di cenere, sotto le torri che, pochi istanti dopo, sarebbero crollate uccidendo 2.751 persone. È morta ieri a Bayonne, New Jersey, a 42 anni, per un tumore allo stomaco, provocato – diceva – dalle polveri inalate quel giorno.
L’11 settembre, quando il primo aereo si era infilato nella Torre Nord, Marcy si era precipitata giù per le scale, disobbedendo all’ordine del suo capo di mantenere la calma e restare alle proprie scrivanie, così si era salvata. La foto era stata scattata da Stan Honda, un fotografo di AFP. Lei non se ne era nemmeno accorta, era stata sua madre a chiamarla quando l’aveva vista. Faceva parte delle venticinque immagini della tragedia ritenute più significative dal Time Magazine e ha ispirato la canzone “The Tale of Marcy Borders”, il racconto di una vita difficile dopo lo choc.
Dopo l’attacco Marcy era caduta in depressione ed era diventata alcolista e tossicodipendente. «In sei mesi ho perso un terzo del mio peso. Non ho più lavorato un giorno, un aereo bastava a scatenare il panico. Bevevo sempre di più e non uscivo mai» aveva raccontato nel 10 anniversario dell’attentato. Il peggio quando i servizi sociali decisero l’allontanamento dei suoi due figli, Noelle e Zay-Den. Poi la notizia della morte di Bin Laden: «Ho cominciato a sentire che potevo riprendermi la mia vita» disse.
Dopo la disintossicazione, nell’agosto del 2014, i primi segnali della malattia. Un intervento, chemioterapia e radioterapia. Nello scorso novembre, in un’intervista, si era detta convinta che il tumore fosse stato provocato dalle polveri respirate a Ground Zero. Un dubbio che la tormentava: «Sto dicendo a me stessa, cosa ha acceso le cellule tumorali in me? Non ho la pressione alta, colesterolo alto, diabete».
«La mia mamma ha combattuto una battaglia straordinaria- ha raccontato al New York Post la figlia Noelle-. Non solo è la “Dust Lady”, ma è la mia eroina e vivrà per sempre attraverso me». «Non posso credere che mia sorella se ne sia andata» ha scritto su Facebook il fratello Michael. «Un’eroina» l’ha definita il cugino John. «Purtroppo – scrive- ha ceduto alle malattie che si sono impadronite del suo corpo dopo l’11 settembre. Ha perso così tanti amici, collaboratori e colleghi in quel tragico giorno. E ieri i dolori hanno trovato un modo per riemergere».
Di Elena Masuelli per La Stampa
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