“Nessuno – avverte mons. Montenegro – può sognare che queste morti finiscano fino a che questi viaggi continuano”, e accoglienza, puntualizza, “non è soltanto” raccogliere gli immigrati “sulla terraferma e dare un piatto e dare un tetto”; è anche far sì che la loro vita “venga riconosciuta come una vita meritevole di attenzione … e sono persone che hanno una dignità: il Papa lo va ripetendo”. Quanto ad una maggiore collaborazione con gli Stati del Nordafrica per dare assistenza a queste persone proprio là, magari con l’intervento dell’Alto Commissariato per i rifugiati, il presule sostiene: “Non voglio fare il pessimista di primo mattino, però noi fino adesso abbiamo colonizzato: la nostra mentalità è quella della colonizzazione, non quella dell’aiuto”. “I tanti Stati che sono là sono corrotti: ma da chi sono sostenuti? Chi li ha fatti formare?”, si chiede. In certe nazioni, osserva, “sarà difficile la collaborazione, in Libia non c’è un governo, come si farà a dialogare? Con chi? Che bisognerebbe far questo, senz’altro: ma c’è la volontà?”. E ancora il richiamo alla speranza: “Credo Che la speranza ci debba accompagnare”, però “la lettura dei fatti attuali non fa molto sperare. Noi ci mettiamo di mezzo la fede, perché crediamo che Dio può tutto”. Fonte: Agensir
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