Disse: “Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”. È stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997. Le sue omelie ascoltate da migliaia di persone.
Era diventato vescovo emerito di Acerra (Napoli), monsignor Antonio Riboldi. Ma per tutti era don Antonio. È morto, a 94 anni, il prete che si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche e che fu pastore in terra di camorra, in anni in cui i morti si contavano a centinaia.
Si è spento all’alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, nella casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l’annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal ’78 al 2000. I funerali saranno celebrati nella cattedrale di Acerra.
“Profondo, indelebile è il legame che unisce la Chiesa acerrana al suo ‘don Antonio’, tanto da associare ancora oggi la città al nome del suo vescovo emerito. Legame rimasto tale anche dopo la rinuncia del presule all’esercizio episcopale per limiti di età nel dicembre del 1999, tanto da scegliere di rimanere a vivere in città continuando a celebrare Messa nella Chiesa dell’Annunziata, e da dichiarare più volte pubblicamente la volontà di essere seppellito in Cattedrale”, si legge nella nota della Curia.
“I nostri contatti erano costanti e fino a quando le forze glielo hanno consentito ha celebrato spesso la Messa domenicale in Cattedrale seguendo sempre con vivo interesse la vita della diocesi e chiamandomi personalmente nei momenti importanti di questa Chiesa locale”, spiega il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna.
Grande il cordoglio del sindaco di ordoglio per la morte di Acerra, Raffaele Lettieri: “Le sue idee – ha detto Lettieri – sono state e resteranno patrimonio per tutta la città”.
Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi fa il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno. Sede vacante da 12 anni, ad Acerra c’è da rianimare la vita ecclesiale e da sostenere l’intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona. Attento fin dal primo momento alla vita e ai problemi di ogni giorno delle persone, l’azione più impegnativa per complessità e per durata è il contrasto alla camorra.
Storica la marcia che negli ’80 porta migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso Raffaele Cutolo. “Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”, disse don Riboldi ricordando la risposta della mamma al suo timore quando viveva sotto scorta. “In quel momento – ricordò in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra – mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”.
Anche la vita diocesana riprende vigore grazie al carisma e all’impegno di monsignor Riboldi: fiore all’occhiello sono gli annuali convegni diocesani, momenti forti di vita ecclesiale e grazie ai quali arrivano ad
Acerra illustri relatori tra cui il cardinale Carlo Maria Martini. Lo stesso Riboldi ricordava spesso con sano orgoglio lo stupore che gli aveva confessato l’arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalità, nonostante le piccole dimensioni della diocesi.
Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a utilizzare Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a migliaia di persone.
Fonte: Repubblica on line
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