Gli Stati Uniti “paracadutano” aiuti per consentire agli assediati della città siriana. La Casa Bianca ad Ankara: «Lo Stato islamico è un nemico comune»
Gli Usa hanno lanciato armi, munizioni e attrezzature mediche ai curdi siriani, assediati a Kobane, città contesa al confine tra Siria e Turchia. Lo ha reso noto il comando americano per il Medio Oriente e l’Asia Centrale. È la prima volta che gli Usa lanciano materiale ai combattenti curdi nella città e la decisione ha creato qualche tensione con il governo di Ankara. Ventiquattr’ore prima il presidente turco Erdogan aveva infatti ribadito l’intenzione di non armare i peshmerga curdi, accusando il principale partito curdo in Siria, il Pyd, e la sua armata, Ypg, di essere «un’organizzazione terroristica».
Gli Usa hanno preavvisato la Turchia dell’intenzione di consegnare armi ai curdi siriani, ai quali il governo di Ankara guarda con molta diffidenza per via dei loro legami con i curdi turchi. Sulla spinosa questione, il presidente Usa, Barack Obama, ha telefonato sabato al collega turco, Recep Tayyip Erdogan, e gli ha comunicato i piani americani. «Comprendiamo le preoccupazioni turche, ha aggiunto un portavoce dell’amministrazione americana, ma lo Stato islamico è un «nemico comune» di Usa e Turchia. Timida l’apertura del governo di Ankara, che ha annunciato: «Aiutiamo le forze peshmerga curde ad attraversare il confine per raggiungere Kobane», anche se «le discussioni su questo fronte proseguono».
Intanto, gli Usa continuano la battaglia contro le forze del Califfato. Gli ultimi raid aerei statunitensi hanno colpito la regione di al Anbar, una delle roccaforti dei johadisti in Iraq. E poi gli aiuti per il Ypg: un cargo C-130 ha effettuato diversi lanci di attrezzature di materiale per permettere agli assediati di resistere all’offensiva dello Stato Islamico contro la città.
Il comando centrale americano, Us Centcom, ha aggiunto che i 135 attacchi aerei effettuati vicino Kobane nei giorni scorsi, combinati con la resistenza dei curdi sul terreno, hanno rallentato l’avanzata dei gruppo terroristico verso la città. «Tuttavia la situazione della sicurezza a Kobane rimane precaria, perché l’Isis continua minacciare la città e i curdi a resistere», si legge ancora nel comunicato diffuso da Us Centcom. Poco più tardi anche un portavoce delle forze curde a Kobane ha confermato che «una larga quantità di munizioni ed armi» ha raggiunto i combattenti.
Kobane al confine siro turco, resta ancora ,dopo quasi un mese, il teatro di un combattimento senza fine, casa per casa. I jihadisti che in Iraq si sono spinti su oltre l’80% della provincia di al Anbar non riescono ad espugnare questo passaggio strategico verso Ankara. Anzi, negli ultimi quattro giorni, starebbero subendo perdite ingenti grazie ai raid della coalizione e al supporto di armi e medicinali che quest’ultima sta fornendo alla strenua difesa curda. 31 i miliziani uccisi, di cui 15 nei bombardamenti aerei alleati, secondo l’ Osservatorio siriano per i diritti umani, e 70 i corpi trasportati in un ospedale sotto controllo dell’Is nella provincia siriana di Raqqa, la “capitale” del cosiddetto Stato Islamico. Sette invece le vittime segnalate tra i peshmerga. E La Turchia resta ancora a guardare nonostante le garanzie ribadite ache ieri all’America. Intanto anche in Iraq la tensione è alta: la coalizione attacca la provincia di Anbar in mano ai miliziani mirando a distruggere mezzi e depositi di munizioni, ma questo non impedisce ad un kamikaze di entrare in azione e fare strage, come accaduto ieri, in una moschea sciita a Baghdad. Almeno 15 le vittime e 30 i feriti.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana, BBC
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