Era gremita lo scorso 12 marzo la chiesa di Sant’Agostino a Foligno per abbracciare il vescovo emerito Giovanni Benedetti che festeggiava i suoi cento anni. Era l’omaggio della sua diocesi all’amato presule che aveva guidato la Chiesa di Foligno per sedici anni, dal 1976 al 1992.
Monsignor Benedetti – che la stampa era solita chiamare «il vescovo più anziano d’Italia» – è morto questa mattina nella locale Casa del clero all’età di cento anni, come rendo noto la diocesi in una nota. Le esequie saranno presiedute dal vescovo di Foligno, Gualtiero Sigismondi, sabato 5 agosto alle 10.30 nella Procattedrale di Sant’Agostino e Santuario della Madonna del Pianto.
Nato a Spello, in Umbria, il 12 marzo 1917, Benedetti era stato ordinato sacerdote il 26 maggio 1940. È stato un uomo distintosi per «l’acume pastorale, la profondità spirituale, la raffinata intelligenza e la premura paterna», spiega la Conferenza episcopale umbra nel messaggio di cordoglio che riprende le parole inviate in occasione dei cento anni del presule. Di Benedetti si sottolinea la profonda visione conciliare della Chiesa che ha sostenuto attraverso lo studio e la diffusione in Italia del pensiero teologico del gesuita francese Henri-Marie De Lubac.
Era stato nominato vescovo ausiliare di Perugia da Paolo VI nel 1974 e aveva concepito come prioritaria l’«attuazione» del Concilio Vaticano II soprattutto a partire dal 1976, anno in cui aveva iniziato il suo ministero episcopale nella diocesi di Foligno. Chiesa che aveva guidato fino al 1992 quando si era ritirato per raggiunti limiti di età. Apprezzato insegnante di materie teologiche, era convinto che «la teologia più che fornire risposte dovesse suscitare interrogativi e domande», osservano i vescovi umbri. Aveva celebrato il Sinodo diocesano, avvalendosi del futuro cardinale Giuseppe Betori come segretario generale.
Del pastore umbro va ricordata inoltre la passione per il giornalismo quando diresse i periodici d’ispirazione cattolica “La Gazzetta di Foligno” e “La Voce”, oltre che la sua prossimità ai ragazzi emersa soprattutto in qualità di direttore spirituale e assistente della Gioventù femminile di Azione cattolica. Nella cura pastorale della sua diocesi è da segnalare la sua speciale attenzione verso i giovani, i sacerdoti e quanti sono stati segnati dalla sofferenza. «Da vescovo non ho mai fatto politica – aveva raccontato recentemente – ma ho sempre cercato di far sentire la mia presenza tra le persone, stando con loro e difendendole laddove necessario». Il rapporto con la gente è stato un punto fermo per monsignor Benedetti, sempre pronto e aperto all’incontro e al confronto con tutti, anche con la parte laica della comunità. «Ho sempre parlato a tutti – ha detto ricordando la sua esperienza – forte dell’idea che davanti avessi, prima di tutto, degli uomini». Tra gli aneddoti legati alla sua vita, la battaglia a fianco dei lavoratori per scongiurare la chiusura dello zuccherificio folignate, ma anche l’intervista che gli venne richiesta dall’allora agenzia di stampa sovietica.
Dalla Casa del clero di Villa Pasquini a Foligno, in cui viveva, il vescovo aveva assicurato alla Chiesa locale una presenza costante e discreta, fatta di preghiera, studio e guida spirituale. I suoi cento anni erano stati celebrati lo scorso marzo con un convegno sul tema «Da teologo a vescovo, da maestro a pastore» che aveva visto come relatore anche l’attuale arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, Antonio Buoncristiani, stretto collaboratore di Benedetti e suo vicario generale, e con una Messa concelebrata dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, dal cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori (originario di Foligno), e dal vescovo di Foligno, Gualtiero Sigismondi.
Fonte www.avvenire.it/G.Gamb