Di quell’incontro scrisse piu’ tardi: ”Insieme entrammo nel Tempio. Passai in mezzo al pubblico silenzioso, in piedi, come in sogno, il papa al mio fianco, dietro cardinali, prelati e rabbini: un corteo insolito, e certamente unico nella lunga storia della Sinagoga. Salimmo sulla Tevà e – racconto’ – ci volgemmo verso il pubblico. E allora scoppiò l’applauso. Un applauso lunghissimo e liberatorio, non solo per me ma per tutto il pubblico, che finalmente capì fino in fondo l’importanza di quel momento…”. Ma ci fu un punto in cui quel tributo divenne ”irrefrenabile” e fu – aggiunse Toaff – ”quando il papa disse: ‘Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire, i nostri fratelli maggiori”’. Un momento storico per un uomo di fede come lui che per 50 anni e’ stato rabbino capo della Comunita’ ebraica di Roma, la piu’ numerosa d’Italia. Nato il 30 aprile del 1915 a Livorno, figlio del rabbino capo della citta’, Toaff era laureato in legge e in teologia all’Universita’ di Pisa dove ottenne anche il titolo di rabbino maggiore. Nel 1941, nel pieno delle leggi razziali, ando’ a dirigere la Comunita’ ebraica di Ancona; due anni dopo, nel 1943, raggiunse i partigiani in Versilia. Catturato dai tedeschi – che poco dopo avrebbero compiuto la strage di Santa Anna di Stazzema – riusci’ a scampare all’eccidio. Alla fine della guerra fu nominato rabbino capo di Venezia, dove divenne anche docente di Lettere ebraiche all’Universita’ Ca’ Foscari. A Roma arrivo’ nel 1951 raccogliendo l’eredita’ di un altro grande rabbino capo della capitale, David Prato. Li’ trovo’ una comunita’ travolta dalla persecuzioni, che aveva subito la grande razzia del 16 ottobre del 1943 e che era stata decimata nei campi di sterminio nazista. Per 50 anni e’ stato la massima autorita’ religiosa degli ebrei romani, figura di primo piano dell’ebraismo italiano ma anche della vita sociale della nazione. Toaff, a detta di molti, era un uomo schietto, affabile e al tempo stesso molto legato ai principi della normativa religiosa ebraica. Figura, fin dalla sua nomina, amatissima dalla comunita’ romana che spesso lo omaggiava quando passeggiava in ‘Piazza’, come gli ebrei romani chiamano il cuore del Ghetto. Toaff ha lasciato la sua carica l’8 ottobre del 2001 a 86 anni: fu lui stesso ad annunciarlo quel giorno al termine delle preghiere in Sinagoga. Un annuncio che commosse e colpi’ non solo gli ebrei romani ma l’intero ebraismo italiano. Alla sua autorevolezza, alla sua umanita’ e alla sua dottrina rese omaggio anche papa Ratzinger. Nel gennaio 2010, nella seconda visita di un pontefice ad un tempio ebraico, Benedetto XVI, prima di entrare in Sinagoga – dove l’attendeva il successore di Toaff, Riccardo Di Segni – il papa si fermo’ davanti la casa dell’oramai rabbino emerito di Roma dove ci fu l’incontro tra i due. Vedovo da molti anni di Lia Luperini, Toaff ha avuto quattro figli. Per molti anni Toaff e’ stato direttore del Collegio rabbinico italiano, dove si formano i futuri rabbini e anche, molto a lungo, presidente del Tribunale rabbinico di Roma. Una raccolta di firme fu promossa anni fa dal segretario confederale della Uil Paolo Pirani per chiedere all’allora presidente Ciampi la nomina a senatore a vita. Oggi l’intero mondo ebraico italiano, e non solo, è in lutto: per Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, è ”morto un uomo straordinario, un punto di riferimento”. Per Riccardo Pacifici, presidente degli ebrei romani, ”un gigante della storia che ha ridato orgoglio alle nostre comunita”’. I funerali si svolgeranno nel pomeriggio a Livorno.
Redazione Papaboys (fonte www.ansa.it)
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