Sale a 162 il bilancio ufficiale delle vittime della frana avvenuta ieri in una miniera di giada nello Stato di Kachin, nel nord del Myanmar. Al momento si contano anche 54 feriti, che sono stati trasportati nei vari ospedali della zona.
Per gli esperti si tratta di una delle peggiori catastrofi della storia recente del Paese, con i minatori spazzati via da un torrente di acqua e fango provocato dalle forti piogge monsoniche. Inoltre, secondo le autorità il numero delle vittime è destinato a salire perché vi sarebbero ancora altri corpi sepolti.
Le vittime avrebbero sfidato un’allerta lanciata dai vertici della sicurezza, che avevano sconsigliato di recarsi nella zona a causa delle abbondanti precipitazioni stagionali. Del resto l’industria mineraria è una delle principali fonti di ricchezza della nazione, con un volume di affari di miliardi di dollari di preziosi estratti ogni anno dalle colline nude per soddisfare la richiesta, in particolare della Cina.
Le miniere sono avvolte da gran segreto, sebbene secondo diversi gruppi ambientalisti, fra i quali Global Witness, i proventi della vendita siano appannaggio dei vertici dell’esercito e di esponenti vicini alla giunta militare che per decenni ha gestito il potere nella ex Birmania. Attivisti ed esponenti della società civile auspicano che questo incidente possa servire da “richiamo” per il governo del Myanmar guidato da Aung San Suu Kyi, il cui partito ha promesso riforme e lotta alla corruzione senza centrare finora l’obiettivo.
In base agli ultimi dati disponibili del 2014, il valore complessivo dell’industria mineraria del Myanmar si aggira attorno ai 31 miliardi di dollari. Tuttavia, una minima parte di essi viene redistribuita anche alla popolazione, che viene in gran parte esclusa dai proventi della vendita.
Le operazioni di soccorso proseguono anche nella giornata di oggi, ma sono ostacolate dalle forti piogge che continuano incessanti nella zona. Fonti locali riferiscono che a innescare l’incidente sarebbe stato il crollo di una parte della montagna, col riversamento di enormi quantità di fango in un lago sottostante di acque reflue, mentre i lavoratori cercavano riparo sulla cima.
Il commissario di polizia Than Win Aung riferisce che i soccorsi sono riusciti a recuperare “solo i corpi che galleggiano”, mentre a decine sono sepolti dalla colata di fango e il loro recupero appare improbabile a causa dell’estrema pericolosità delle operazioni, come confermano i vigili del fuoco. (Fonte asianews.it)
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