Un’ovazione: “Il sangue si è sciolto”. Il miracolo si ripete. Il cardinale Crescenzio Sepe prende le ampolle dalla Cappella del Tesoro e il sangue è già liquefatto. La folla grida: “Verranno tempi migliori”.
L’annuncio ufficiale dello scioglimento del sangue alle 10.05. Ma all’apertura della cassaforte subito nella navata echeggia un grido: “Il sangue è sciolto, il sangue è sciolto”. E, come da tradizione,sventola il fazzoletto bianco da parte di un membro della Deputazione di San Gennaro. Per festeggiare anche fuochi d’artificio.
“Quando ho aperto la cassaforte, il sangue si era sciolto già”, ha annunciato l’arcivescovo di Napoli durante la celebrazione nella Chiesa cattedrale. “Grazie al Signore che ha manifestato ancora una volta la sua bontà”.
Sul sagrato del duomo il sindaco Luigi De Magistris e il governatore Vincenzo De Luca. In chiesa in prima fila il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, al primo appuntamento pubblico come candidato premier. Presenti anche il presidente della corte costituzionale Paolo Grossi e il prefetto Carmela Pagano.
Il cardinale Crescenzio Sepe ha ricordato, nel corso dell’omelia “gli eventi drammatici di questa estate”. “Veniamo da un periodo particolarmente disastroso e doloroso – ha affermato – e non possiamo non ricordare il luttuoso terremoto di Ischia, i devastanti incendi che hanno causato vittime e danni ingenti all’economia e all’ambiente”. Il presule ha ricordato anche la famiglia di turisti che ha perso la vita nella Solfatara di Pozzuoli”. “Sono stati eventi drammatici – ha sottolineato – che non ci hanno lasciato in pace”.
Un passaggio dedicato anche ai migranti: “Usciamo dall’indifferenza e dall’egoismo e rivolgiamo la nostra attenzione al rifugiato, all’immigrato, allo straniero, al diverso, ma anche al barbone che incontriamo all’angolo delle strade e al vicino di casa che si nasconde per vergogna, per mancanza di lavoro, per solitudine”
“Riscopriamo – ha affermato arcivescovo metropolita di Napoli – la nostra antica vocazione all’accoglienza, all’ospitalità, alla cordialità dei rapporti”. “Facciamo sentire tutti, come ci insegna il sangue del nostro Patrono – ha aggiunto – il calore della nostra vicinanza, della nostra solidarietà, della nostra umanità. Sono tutti egualmente pellegrini da avvicinare, da accompagnare, da aiutare anche solo con l’ascolto, con una carezza, con un sorriso, con un abbraccio”.
“È l’impegno questo della Chiesa di Napoli che quest’anno sviluppa il suo cammino pastorale ispirandolo all’opera di misericordia ‘Accogliere i pellegrini’ – ha proseguito – Ma può e deve essere l’impegno di tutti, perché la civile convivenza e la pace del mondo si realizzeranno se sappiamo essere solidali già nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità”.
“Anche qui a Napoli, nella cura agli ‘ultimi della fila, ai nostri fratelli poveri, senza distinzione di nazionalità o di religione e di colore della pelle – ha concluso – si riflette il nostro reale desiderio di pace”.
E Sepe ha concluso: “È arrivato per Napoli il momento di pensare a che cosa ognuno di noi può fare per gli altri e per la città, prima ancora di chiedere che cosa la città può fare per no. Non si tratta di decretare l’inadeguatezza o l’indolenza o l’inefficienza di alcuno, bensì di venire loro incontro in modo diverso, facendo emergere le rispettive responsabilità per realizzare il bene comune, lo sviluppo e la civile convivenza. Il nostro compito è frantumare il peso delle ingiustizie che gravano sul nostro futuro”.
In strada, per la prima volta, il protocollo anti-terrorismo. Tra le misure previste dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza sono stati installati i blocchi di new jersey, posizionati in maniera alternata, lungo tutto il percorso che porta al Duomo. Presente in chiesa anche il questore di Napoli, De Iesu.
Fonte repubblica.it/di ANNA LAURA DE ROSA, ANTONIO DI COSTANZO, OTTAVIO LUCARELLI
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