Napolitano lascia il Quirinale: Mettiamocela tutta, per ripartire! E cita Francesco…

La conferma delle dimissioni, la stanchezza nel concludere il suo mandato, l’invito alla politica a portare a termine le riforme. Nel suo ultimo discorso da Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano apre il suo intervento ribadendo che sta per rassegnare le dimissioni.

Un’ipotesi che, sottolinea, è prevista dalla Costituzione e che è dovuta a ragioni di “affaticamento”.

Le ragioni del secondo mandato e la necessità delle riforme

Il Capo dello Stato ha quindi ripercorso le ragioni che lo hanno portato ad accettare il secondo mandato, invitando però la politica adesso a riportare tutto “alla normalità costituzionale, compresa la presidenza della Repubblica”.

Chiuso il capitolo sulle dimissioni, pur non indicando una data precisa, Napolitano si è poi nuovamente appellato alla politica, invitando il Parlamento e tutte le forze a superare l’attuale forma del bicameralismo paritario e ad adottare una nuova legge elettorale.

“Pericolosi” appelli all’abbandono euro

Poi il riferimento al semestre europeo di presidenza dell’Unione: “L’Italia ha colto l’opportunità per sollecitare un cambiamento”, ricorda il presidente, che però ammonisce: “Nulla di più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al ritorno delle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’euro”.

Interventi anti-crisi “stentano a produrre effetti”

Quando all’azione  dello Stato per alleviare “il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà”, Napolitano ne parla come di intervento che “stenta a produrre effetti decisivi” e che “non si traduce in prospettive di occupazione” per i giovani.

Contro l’antipolitica

Il presidente della Repubblica fa poi riferimento alle “distorsioni antiche della nostra struttura economica-sociale” e alla sfiducia nella politica: “non può e non deve essere questo l’atteggiamento diffuso nella nostra comunità nazionale”, ricorda il capo dello Stato, anzi, occorre “ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volontà collettiva”.

Per far rinascere la politica, sottolinea Napolitano, occorre recuperare “una lucida percezione del valore dell’unità nazionale”, condizione essenziale “per far rinascere la politica nella sua accezione più alta”.

Le patologie del Paese: corruzione e criminalità organizzata

Non manca poi l’accenno agli scandali che hanno coinvolto il Paese nell’ultimo anno.

“Una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale”, così la descrive Napolitano, parlando dell’inchiesta sulla “rete di rapporti tra “mondo di sotto” e “mondo di sopra”: “Dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società”, questo l’appello del capo dello Stato. “Valori morali, valori di cultura e di solidarietà”, da questo occorre ripartire per non lasciare “occupare lo spazio dell’attenzione pubblica solo a italiani indegni”.

Gli italiani “esemplari”

Napolitano cita esempi che incarnano “valori di cultura e di solidarietà”: tra loro, la “brillante scienziata Fabiola Giannotti”, direttore del Cern di Ginevra; “l’astronauta Samantha Cristoforetti, che ci parla semplicemente, con modestia e professionalità della ricerca scientifica”; Fabrizio, il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i malati di Ebola. C’è poi Serena Petrucciolo, “ufficiale medico della marina che nella notte di Natale ha aiutato una profuga nigeriana a dare alla luce la sua bimba”, e anche gli italiani lanciatisi ad accorrere i passeggeri a bordo del traghetto Norman Atlantic.

L’appello ai cittadini e il richiamo a Papa Francesco

Più che un vero discorso – riferisce RaiNews24 – quello di Napolitano è stato un colloquio personale e diretto con gli italiani cercadno di infondere fiducia e coraggio. Per evitare quello che Papa Francesco definisce “indifferenza globale” anche dinanzi ad un contesto internazionale sempre più difficile che vede impegnata l’Italia in attività di missioni e contrasto ai conflitti che aumentano. L’esempio dei giovani Infine un passaggio dedicato “a quei giovani che non restano inerti – dopo aver completato il loro ciclo di studi – nella condizione ingrata di senza lavoro, ma prendono iniziative, si associano in piccoli gruppi professionali per fare innovazione, creare, aprirsi una strada”.

Una conclusione per ribadire la necessità di “senso di responsabilità e senso del dovere” di cui il Paese ha bisogno. Un messaggio che certamente Napolitano trasmetterà al prossimo inquilino del Colle. Chiunque sarà.

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