Quando sento parlare delle vostre feste natalizie, mi viene un poco da sorridere. Perché davvero non mi ci ritrovo molto… io che ho vissuto quel primo ed unico Natale di 2000 anni fa. Vincendo la mia naturale riservatezza, voglio raccontarvi come andarono veramente le cose. Del resto raccontare di me, significa parlare di Maria e di Gesù. La mia vita è stata legata alla loro. Fin dal principio.
Ero un giovane poco più che ventenne, ma già avevo un lavoro. Mio padre mi aveva insegnato l’arte del falegname. Mi piaceva. E, devo ammetterlo, alcuni lavoretti mi riuscivano anche bene. Erano apprezzati e ben retribuiti. Potevo pensare a formarmi una famiglia. Da tempo avevo messo gli occhi su Maria, una ragazza di qualche anno più giovane di me. Era bella, Maria. Soprattutto era molto buona. Mi era bastato vederla una volta per sentire che la mia vita sarebbe stata legata alla sua. Per sempre. Per questo un giorno mi feci coraggio e mi recai in casa di suo padre Gioachino, a manifestargli le mie serie intenzioni. Egli acconsentì a darmela in sposa. Maria, in un angolo della piccola stanza, abbozzò un sorriso. Felice.
Ci incontravamo di rado. Poche parole e tanti piccoli progetti per poter presto andare a vivere insieme. Ma una mattina Maria venne di corsa a trovarmi sul lavoro. Mi prese le mani tra le sue e con voce tremante mi raccontò di una visione:
L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.
Mi disse del suo turbamento per uno strano saluto: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te -Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.”
“Credimi, mi sono sentita come invasa dalla potenza dell’Altissimo. Non potevo resistere…Ho dato la mia disponibilità”
“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
Mi confidò che dopo quel colloquio aveva avvertito una grande pace nel cuore. E un fremito di Vita nuova nella sua carne verginale.
Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
“Giuseppe, mi supplicò, cerca di capire. Se puoi. Non voglio toglierti nulla, ma sento che Dio ha bisogno di me. E anche di te, sai. Ha bisogno di noi due, insieme.”
Se ne andò, lasciandomi solo. Stordito da una confidenza che mi ribaltava la vita. Che fare? Neanche mi passava per la mente il pensiero che Maria avesse potuto raccontarmi una storia per nascondere un tradimento. La conoscevo troppo bene. Cominciavo invece a capire che quella ragazza così cara a me, era ancor più cara a Dio che l’aveva scelta per qualcosa di misterioso e di grande. La mia dolcissima Maria cominciò a… farmi “paura”. Per la sua grandezza. Io, povero falegname, in una “cosa” così non volevo entrarci. Non ne ero degno. Mi venne un’idea:
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
Credevo di aver risolto il problema. Quella sera mi coricai sereno. Ma nella notte fui destato da uno strano chiarore. Una voce risuonò:
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Ma allora aveva ragione Maria nel pensare che il Signore aveva bisogno di noi due, insieme. Cominciavo a capire che avevo un compito preciso anch’io. Dovevo assicurare la discendenza davidica a quel Bambino. Egli non veniva per separarci ma per stringerci ancora di più fra noi… Da quel momento lo sentii anche “mio”. E lo amai. Disposto a dargli tutta la vita.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Da quel giorno il tempo passò in fretta. Maria si preparava all’Evento e io l’accompagnavo come potevo, non perdendola d’occhio un istante. Ma un giorno in paese si sparse una notizia che ci colse tutti di sorpresa: In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Giuseppe, salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
Furono giorni di cammino faticoso, soprattutto per Maria in quello stato. Feci di tutto per renderle il viaggio il meno disagevole possibile. Giunti a Betlemme, quando con uno sguardo, Ella mi fece capire che il momento del parto si avvicinava, mi sentii perduto. Dove trovarle un rifugio idoneo? Ci affacciammo al caravanserraglio del paese, rifugio notturno per animali e pellegrini di passaggio. Non mi sembrò davvero il caso… “Non c’era posto per loro nell’alloggio”
Uscimmo verso la campagna in cerca di un riparo. Intravidi una grotta naturale, riparo di animali al pascolo. Maria annuì. Entrammo. Un bue ruminava in un angolo. L’asinello che ci aveva accompagnati in tutto il viaggio, gli si sdraiò accanto. Con paglia e fieno, preparai un giaciglio. Maria vi si adagiò dolcemente. La vidi estrarre dal suo fagotto fasce e pannolini… Uscii fuori all’aperto. Fuochi di pastori all’intorno. Le stelle chiare sopra di noi. Piansi e pregai.
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia.
Il cielo si riempì di luce arcana. Un canto divino si diffuse nella notte.
“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”.
Alle prime luci dell’alba, alcuni pastori dei dintorni vennero a trovarci.
I pastori andarono senz’indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
Toccava a me fare gli onori di casa. Feci del mio meglio. Nella loro povertà, ci portarono ogni ben di Dio. Maria ringraziava e sorrideva a tutti. Senza togliere lo sguardo e il cuore da quel Figlio, carne della sua carne.
Maria, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
Qualche giorno dopo mi recai al villaggio in cerca di una sistemazione più decorosa. Per noi e per quanti continuavano a venirci a trovare. Fra gli altri alcuni Magi che venivano, dall’Oriente. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.
Ma le peregrinazioni non erano finite. Una notte fui svegliato all’improvviso
“Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto
Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.
Ormai ero abituato agli “scherzi” di Dio. Obbedimmo, incamminandoci silenziosi, nel buio della notte. E nella penombra della fede!
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto
E il Signore ci guidò come sempre. Aiutandoci a trovare una sistemazione e qualche lavoretto. Ma fu una questione di pochi mesi. Ben presto quella voce che ormai distinguevo fra mille, si rifece viva: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele;
Ancora una volta la forza di Dio ci dava il coraggio di ricominciare: Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele Dando uno sguardo alla situazione politica poco rassicurante, tornammo al nostro villaggio natio: Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret Riprendemmo la vita del borgo. Tutto come prima. E tutto tanto diverso.
Perché ora c’era Lui con noi. Illuminava le nostre giornate. Ci riempiva di senso la vita. E quando la sera, le nostre mani si sfioravano nel muto linguaggio di una tenerezza sponsale, incontravano le Sue, congiunte in preghiera.
Tutti ce lo invidiavano, un Bambino così.
Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini
Ho voluto rompere il mio abituale silenzio per ricordarvi che ogni giorno è Natale se viviamo con Lui e per Lui. Buon Natale, così.
Giuseppe, lo sposo di Maria
di donalesiani@gmail.com – Fonte: www.sanbiagiofano.it