Siamo nell’attesa dell’anniversario della nascita di Cristo, si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo Salvatore. La scrittura sembra esigere da noi un gaudio tale che anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già l’evento promesso.
Prima della sua venuta nel mondo, il Signore venga da voi. Prima di apparire al mondo intero, venga a visitarvi intimamente. Infatti ha detto : « Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi ». Lasciamoci accompagnare in questo periodo di Avvento da alcuni pensieri e scritti di 10 Santi alla Grotta di Betlemme, per comprendere meglio la venuta del nostro Salvatore.
“Sento compassione di questa folla”
di San Beda il Venerabile nell’ottavo secolo
Matteo dà più spiegazioni [di Marco] sul modo in cui Gesù ebbe pietà della folla quando dice : « Sentì compassione per loro e guarì i loro malati ». Infatti sentire compassione per i poveri e per quanti sono senza pastore, è precisamente aprire loro la via della verità ammaestrandoli, è guarirli dalle loro infermità, curandoli, ma è anche nutrirli quando hanno fame, e incitarli così a lodare la generosità di Dio. Questo ha fatto Gesù…Ma ha anche messo alla prova la fede della folla, e dopo averla provata, le ha dato in cambio una ricompensa proporzionata. Infatti ha raggiunto un luogo deserto in disparte per vedere se la gente avrebbe avuto cura di seguirlo. E l’hanno seguito. Si misero in fretta in cammino attraverso il deserto, non con asini o mezzi di trasporto, ma a piedi, e hanno mostrato con questo sforzo personale quanta cura avessero per la loro salvezza. In cambio, Gesù accolse questa gente affaticata. In quanto salvatore e medico, pieno di potenza e di bontà, ha istruito gli ignoranti, guarito i malati, nutrito gli affamati, manifestando così quanta gioia gli procurava l’amore dei credenti.
Pane per il viaggio : « Ogni volta che mangiate di questo pane… voi annunziate la morte del Signore
finché egli venga » (1Cor 11,26)
di San Gaudenzio da Brescia nel quarto secolo
Il sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono ereditario del suo Nuovo Testamento : è il dono che ci ha lasciato come pegno della sua presenza quella notte, quando veniva consegnato per essere crocifisso. È il viatico del nostro cammino. È un alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della vita, finché non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla nostra vera meta, che è il Signore. Perciò egli disse : « Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi » (Gv 6, 53). E proprio al fine di non lasciarci privi di questa necessaria risorsa, comandò agli apostoli, cioè ai primi sacerdoti della Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita eterna… È dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai sacerdoti nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo dal cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno davanti agli occhi la viva rappresentazione della Passione del Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e col cuore e conservino indelebile memoria della redenzione.
« Predicate che il Regno dei cieli è vicino »
di Sant’Agostino nel quinto secolo
Fratelli, sento che qualcuno sta mormorando contro Dio : « Quanto sono duri questi tempi, Signore ; quanto è difficile da attraversare questa epoca ! »… Uomo, che non ti correggi, non sei forse mille volte più duro del tempo in cui viviamo ? Tu che spasimi per il lusso, per ciò che è solo vanità, tu la cui cupidigia è sempre insaziabile, tu che vuoi fare un cattivo uso di ciò che desideri, non otterrai nulla…Guariamo noi stessi, fratelli ! Correggiamoci ! Il Signore sta per venire. Poiché non appare ancora, non ci si cura di lui. Eppure, non tarderà a venire, e allora non sarà più il momento per essergli indifferenti. Fratelli, correggiamoci ! Un tempo migliore sta per venire, non però per coloro che vivono male. Già il mondo invecchia, volge alla decrepitezza ; e noi, ridiventeremo forse giovani ? Cosa speriamo ? Fratelli, non speriamo in qualcosa di diverso dai tempi di cui ci parla il Vangelo. Non sono cattivi, poiché viene Cristo ! Se ci sembrano duri, difficili da attraversare, Cristo viene a confortarci…Fratelli, occorre che i tempi siano duri. Perché ? Perché non si cerchi la felicità in questo mondo. In ciò si trova il nostro rimedio : bisogna che questa vita sia agitata, affinché ci si attacchi all’altra vita. Come ? Ascoltate… Dio vede gli uomini agitarsi miserabilmente nella morsa dei loro desideri e delle preoccupazioni del mondo che mettono a morte la loro anima. Allora il Signore viene da loro, come un medico che porta il rimedio.
« Non chiunque mi dice : ‘Signore, Signore’… ma colui che fa la volontà del Padre mio »
di Santa Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo
« Sia fatta la tua volontà ». Occorre che questo atto di abbandono, considerato in tutta la sua pienezza, sia la regola della vita cristiana. Deve reggere la giornata, dal mattino alla sera, il corso dell’anno, la vita intera. Tale deve essere l’unica preoccupazione del cristiano ; tutte le altre sono assunte dal Signore, ma questa rimane nostra fino al nostro ultimo giorno. È questo un fatto obiettivo ; non siamo mai definitivamente assicurati di trovarci sempre sulle vie del Signore…
All’inizio della vita spirituale, quando abbiamo appena iniziato a lasciarci guidare da Dio, sentiamo, forte e ferma, la sua mano che ci guida ; vediamo chiaramente ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo lasciare. Ma non sarà sempre lo stesso. Chi appartiene a Cristo deve assumere tutta la vita di Cristo. Deve maturare fino a giungere all’età adulta di Cristo e, un giorno, deve cominciare la sua via crucis… Così unito a Cristo, il cristiano tiene duro, persino nella notte oscura… Per questo, ancora, e proprio nel cuore della notte più oscura, « sia fatta la tua volontà ».
« Il Padre vostro … non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli »
di San Silvano del Monte Atos
Se gli uomini sapessero ciò che è l’amore del Signore, in massa accorrerebbero a Cristo, ed egli li riscalderebbe tutti con la sua grazia. La sua misericordia è inesprimibile. Il Signore ama il peccatore pentito, e con tenerezza lo stringe al petto : « Dove eri, figlio mio ? Da lungo tempo ti sto aspettando » (Lc 15, 20). Il Signore chiama a lui tutti gli uomini mediante la voce del Vangelo, e la sua voce risuona nel mondo intero : « Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò (Mt 11, 28). Venite e bevete l’acqua viva (Gv 7, 37). Venite e imparate che io vi amo. Se io non vi amassi, non vi avrei chiamato. Non posso sopportare che si perda neanche una sola della mie pecore. Anche per una sola, il pastore va sui monti a cercarla dappertutto. Venite dunque a me, pecore mie. Vi ho create e vi amo. Il mio amore per voi mi ha spinto a venire sulla terra, e ho sopportato tutto per la vostra salvezza. Voglio che conosciate il mio amore e diciate, come gli Apostoli sul Monte Tabor : ‘Signore, è bello per noi stare qui » (Mc 9, 5)… Hai attirato a te le anime dei santi, Signore, ed esse scorrono verso di te come fiumi silenziosi. Lo spirito dei santi si è attaccato a te, Signore, e si lancia verso di te, che sei nostra luce e nostra gioia. Il cuore dei tuoi santi si è stabilito nel tuo amore, Signore, e non può dimenticarti, nemmeno un istante, neanche nel sonno, perché dolce è la grazia dello Spirito Santo.
« Sono mite e umile di cuore »
San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
Dio è umile ; l’uomo, superbo. Il giudice si mostra clemente ; il criminale arrogante. L’artigiano fa udire parole di umiltà ; l’argilla discorre come un re. « Venite a me, diventate miei discepoli, perché sono mite e umile di cuore ». Non porta la frusta per colpire, ma il rimedio per guarire. Pensate dunque alla sua ineffabile bontà. Rifiuterete il vostro amore al Maestro che mai colpisce, e la vostra ammirazione al giudice che implora per il colpevole ? Le sue parole, così semplici, non possono lasciarvi insensibili : sono il Creatore e amo la mia opera ; sono l’artigiano e mi prendo cura di colui che ho plasmato. Se la sola mia dignità mi preoccupasse, non rialzerei l’uomo decaduto. Se io non curassi la sua malattia incurabile con rimedi adeguati, non potrebbe mai ritrovare la salute. Se io non lo riconfortassi, morirebbe. Se io non facessi altro che minacciarlo, perirebbe. Giace a terra, ma gli somministrerò gli unguenti della bontà (cfr. Lc 10,34). Pieno di compassione, mi chino profondamente per rialzarlo dalla sua caduta. Chi sta in piedi non può rialzare un uomo sdraiato a terra senza sporgersi per tendergli la mano. « Venite a me, diventate miei discepoli, perché sono mite e umile di cuore ».
Il Regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono
San Gregorio Magno nel sesto secolo
« Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri ! » (Mt 3, 3). Chiunque predichi la vera fede e le opere buone, non fa altro che preparare la via del Signore nei cuori di coloro che lo ascoltano, affinché la potenza della grazia vi penetri, la verità li illumini e così raddrizzi la via che verrà intrapresa dal Signore… Infatti, « dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il Regno dei cieli va preso con la forza ; sono i violenti ad impadronirsene ». Questo pensiero merita di essere approfondito : occorre ricercare com’è possibile che il Regno celeste venga preso con la forza. Chi può violentare il cielo ? E se è vero che il Regno dei cieli viene preso con la forza, perché questo vale soltanto fin dai giorni di Giovanni e non lo era prima ?
L’antica legge colpiva tutti i peccatori con le sue pene rigorose, senza tuttavia riportarli alla vita con la penitenza. Orbene Giovanni, precursore della grazia del Salvatore, come un secondo Elia, era venuto a predicare la penitenza, affinché il peccatore, morto a causa del suo peccato, vivesse grazie alla sua conversione: dunque, proprio a partire da quel momento, il regno dei cieli è stato aperto a coloro che lo prendono con la forza… Proprio dai giorni di Giovanni Battista, il profeta del Verbo, il Regno dei cieli va preso con la forza poiché, nel prescrivere la penitenza ai peccatori, ha insegnato loro a fare violenza al Regno celeste. Fratelli carissimi, durante la preparazione alla venuta del Salvatore, riflettiamo anche noi su tutto il male che abbiamo fatto… Con la nostra penitenza, carpiamo il Regno. Il Signore vuole proprio soffrire questa violenza da noi ; che rapiamo in questo modo ciò che non può esserci dovuto per i nostri meriti.
I ciechi vedono…, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la Buona Novella
San Cirillo Alessandrino nel quinto secolo
« Colui che viene dopo di me è più potente di me ; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Diremo forse che l’opera di battezzare in Spirito Santo e fuoco è di un’umanità simile alla nostra ? Come potrebbe esserlo ? Eppure, parlando di un uomo che non si è ancora fato conoscere, Giovanni dichiara che egli battezza « in Spirito Santo e fuoco ». Non trasmettendo ai battezzati uno spirito che non sarebbe suo, come avrebbe potuto farlo un servo qualsiasi, bensì come uno che è Dio per natura, e dona con una sovrana potenza quello che viene da lui e a lui appartiene in proprio. Per questa grazia, l’impronta divina si imprime in noi.
Infatti, in Cristo Gesù, siamo trasformati, fatti simili all’immagine divina ; non perché il nostro corpo fosse plasmato nuovamente, ma perché ricevendo lo Spirito Santo, potessimo entrare proprio in possesso di Cristo, al punto di poter gridare ormai, nella nostra gioia : « La mia anima esulta nel Signore, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza » (Is 61,10). Infatti, dice l’apostolo Paolo : « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo » (Ga 3,27).
Siete forse stati battezzati in un uomo ? Silenzio, tu che sei soltanto uomo ; vuoi forse abbassare fino a terra la nostra speranza ? Siamo stati battezzati in un Dio fatto uomo ; egli libera dalle loro pene e dalle loro colpe, quanti credono in lui. « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo… Dopo riceverete il dono dello Spirito Santo » (At 2,38). Slega coloro che si legano a lui ; … Fa sgorgare in noi la sua stessa natura… Lo Spirito appartiene in proprio al Figlio, che è divenuto un uomo simile a noi. Infatti egli è la vita di tutto quanto esiste.
Avvenga di me quello che hai detto
di San Bernardo nel dodicesimo secolo
Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere la Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con queste parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio, invece di domandarne la realizzazione come se fosse stata dubbiosa. Tuttavia, nulla impedisce di vedere una preghiera in questo « fiat », in questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole che gli chiediamo anche le cose che ci promette. È senza dubbio il motivo per cui ci promette prima le cose che ha deciso di donarci : la promessa sveglia la pietà, e la preghiera ci fa meritare ciò che stavamo per ricevere gratuitamente. Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della preghiera al dono della promessa gratuita : « Avvenga di me quello che hai detto. La Parola eterna faccia di me quello che la tua parola ha detto oggi. La Parola che era presso Dio fin dal principio, si faccia carne nella mia carne secondo la tua parola… Questa Parola non sia soltanto percepibile ai miei orecchi, ma pure visibile ai miei occhi, palpabile alle mie mani, e che io possa portarla fra le braccia. Che non sia questa, una parola scritta e muta, ma la Parola incarnata e viva ; non questi segni inerti tracciati su una pergamena essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti » (Eb 1,1) ; la sua parola è stata data loro per essere ascoltata, proclamata, messa in pratica… Per parte mia, chiedo che sia messa nelle mie viscere… Chiamo la Parola invocata in me nel silenzio, incarnata in una persona, corporalmente unita alla carne… Essa si realizzi in me per il mondo intero. »
IL NATALE di CRISTO SIGNORE E’ VICINO
di San Massimo di Torino nel quinto secolo
Anche se io tacessi, fratelli, il tempo ci avverte che il Natale di Cristo Signore è vicino; già questi ultimi giorni prevengono il mio discorso. Il mondo con le sue stesse angustie dice l’imminenza di qualche cosa che lo rinnoverà, e desidera con un’attesa impaziente che lo splendore di un sole più fulgido illumini le sue tenebre. Mentre, per la brevità delle ore, teme che il suo cammino stia per finire, con una certa qual speranza scopre che l’anno sta trasformando il suo corso. Quest’attesa della creazione persuade anche noi ad attendere il sorgere di Cristo nuovo Sole, perché illumini le tenebre dei nostri peccati; che questo Sole di giustizia, con la forza della sua nascita, dissipi le dense nebbie delle nostra colpe e non permetta che la nostra vita si chiuda in una gretta oscurità, ma piuttosto si dilati in grazia della sua potenza. E poiché possiamo presentire il Natale del Signore dagli stessi segni della natura, facciamo anche noi quel che essa fa: come in quel giorno sulla terra comincia ad aumentare la durata della luce, così anche noi allarghiamo la misura della nostra virtù; la luce di quel giorno è comune ai poveri e ai ricchi, così anche la nostra liberalità si estenda ai viandanti e agl’indigenti; e come la terra fa retrocedere l’oscurità delle sue notti, così anche noi respingiamo le tenebre della nostra avarizia. Perciò, fratelli, mentre stiamo per accogliere il Natale del Signore, rivestiamoci di indumenti nitidi, senza macchia. Parlo della veste dell’anima, non di quella del corpo.
Ma noi possediamo un mezzo per cancellare le macchie della coscienza, poiché sta scritto: “Date in elemosina, ed ecco tutto per voi sarà mondo” (Lc 11,41). Buono è questo comandamento dell’elemosina, che rende operose le mani e mondo il cuore!
A cura di Daniele Venturi per la Redazione Papaboys
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