La preparazione al Natale, che è iniziata il 16 dicembre e si conclude il 24 dicembre, è un’antichissima tradizione della Chiesa che ci permette di approfondire il mistero dell’incarnazione del Verbo e di celebrare con gioia la solennità del Santo Natale. Ci sono diversi modi per celebrarla. Si possono considerare i ritornelli del salmo responsoriale, come altresì il messaggio dei profeti che di volta in volta è proclamato nella prima lettura.
A partire dal 17 dicembre, è possibile meditare sulle antifone maggiori – chiamate anche antifone “O” – del Magnificat che sono cantate durante il Vespro. Le antifone del Magnificat sono speciali e ci fanno accostare al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio con stupore e fede.
Tutte iniziano con una esclamazione ammirativa: in latino e in italiano “O”. Per questo si chiamano antifone “O” o anche antifone “maggiori”. Sembra che venissero cantate già nel secolo VIII, in Gallia; Amario, però, vescovo di Metz e Trier, nel secolo IX, affermava che erano state composte in Roma e che da là erano state portate in Gallia. Alcuni autori si azzardano ad attribuirle al papa Gregorio Magno, che morì nel 604.
Prima si cantavano solo ai Vespri. Ora, il Messale di Paolo VI le ha poste, riassunte, come versetti dell’Alleluia prima del Vangelo di quegli stessi giorni. Fu veramente un’ottima idea. Acclamare con questi titoli biblici il Cristo che ci parlerà nel Vangelo aiuta a fissare meglio il nostro sguardo su ciò che stiamo celebrando in Avvento e Natale, il Dio-con-noi che viene a salvarci e a strapparci da tutta la nostra oscurità e il nostro male.
Le sette antifone iniziano così: O Sapientia (Sapienza, Parola); O Adonai (Signore potente); O Radix (Radice, germoglio di Jesse); O Clavis (Chiave, che apre e chiude); O Oriens (Luce, Astro, Oriente, Sole); O Rex (Re di pace); O Emmanuel (Dio-con-noi). Le antifone, poi, si concludono tutte con il “Vieni”: una supplica perché veramente la venuta di Dio, in questo anno concreto, sia efficace per la nostra vita. Queste antifone riassumono i segni, le speranze, i bisogni impellenti.
Fonte sanfrancescopatronoditalia.it/Edoardo Scognamiglio
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