La Pontificia università lateranense di Roma proporrà dal 16 febbraio 2015 a sacerdoti e laici il Corso di alta formazione in “Management pastorale”. Si tratta di un unicum a livello internazionale, volto a professionalizzare le figure chiavi delle parrocchie, delle diocesi e di tutti quegli enti che agiscono intorno alla sfera ecclesiale, e finalizzato alla formazione di figure di coordinamento che aiutino a ottimizzare le risorse umane ed economiche coniugando competenze e Vangelo. L’obiettivo è quello di preparare la Chiesa in un tempo dove viene richiesta più che mai trasparenza e corresponsabilità. Alla guida del corso in “Management pastorale” della Lateranense ci sarà Giulio Carpi
, che abbiamo intervistato per comprendere meglio come questa nuova iniziativa darà impulso all’evangelizzazione e alla missionarietà nella Chiesa.Il termine “management” implica una spiegazione più accurata nel campo ecclesiale; come possiamo interpretarlo in riferimento alla sfera pastorale?
“Centrale è lo sviluppo in senso pastorale della leadership, come viene affermato nel testo di Jeffrey Krames ‘Lead with humilty’. Il termine managerialità si riferisce quindi al fatto che oggi molti aspetti della pastorale, come curare lo sviluppo della leadership, l’animazione della comunità e la sua crescita, l’organizzazione, la gestione efficace e trasparente delle risorse, sono divenute veri e propri saperi scientifici. Non si vuole quindi ‘mondanizzare’ l’ambito pastorale ma semplicemente valorizzare gli elementi utili alla missione di fede”.
Quali sono le modalità di partecipazione e i requisiti richiesti?
“Le iscrizioni al corso si chiuderanno il 30 gennaio ed esso propone due distinte modalità di partecipazione: il ‘Corso in management pastorale’, per chi desidera una preparazione multidisciplinare e completa, e i ‘Percorsi di focalizzazione’, per chi vuole frequentare una od alcune delle quattro aree formative. Il corso prevede 25 partecipanti considerando l’alto livello di interazione e coinvolgimento in gruppo. I requisiti formali richiesti sono quelli di essere in possesso delle lauree quadriennali del vecchio ordinamento o tutte le lauree triennali del nuovo ordinamento e tutte le lauree specialistiche del nuovo ordinamento. I candidati espressi da una diocesi o da un altro ente, pur non avendo i requisiti, possono accedere al corso dopo un colloquio di valutazione”.
Quali sono invece le strutture interessate?
“Le tante realtà che devono saper trovare soluzioni innovative mantenendo una grande qualità dell’azione evangelica per anticipare e fronteggiare situazioni che certo non ne facilitano l’efficienza e l’efficacia. Penso all’unione di più parrocchie, alla diminuzione delle vocazioni, alle attività di mercato sottoposte a sempre maggiori pressioni competitive da parte di soggetti pubblici e privati ed anche alla gestione impegnativa di dipendenti laici qualificati per una autentica appartenenza ecclesiale. Certo non ultimo sarà affrontato il tema delle risorse finanziarie sempre più scarse e difficili da reperire”.
In che modo il corso impartirà una formazione coniugando competenze e Vangelo?
“Ognuna delle quattro aree di studio (progettazione dei bisogni pastorali, gestione e reperimento risorse economiche, innovare nella gestione risorse umane e comunicazione strategica) sarà affrontata secondo i valori e la sensibilità con il fine ultimo di mettere sempre al centro la persona. Fornendo maggiori strumenti di azione concreta sarà possibile sprigionare il meglio delle energie pastorali, spesso ingabbiate in problemi o conflitti che rischiano di insabbiare la straordinaria bellezza del messaggio di salvezza incarnato nel Vangelo”.
Possiamo dire che l’iniziativa tra i suoi scopi ha quello di professionalizzare i laici nella Chiesa?
“Questo speciale percorso si rivolge a presbiteri e laici senza distinzione, a chi ha o avrà responsabilità dirigenziali o gestionali per prepararli e accompagnarli a svolgere con competenza, consapevolezza e professionalità il proprio ruolo. Sono convinto che siano queste le condizioni irrinunciabili per svolgere al meglio un servizio, che va compiuto bene, anzi molto bene. Certamente sentiamo molto forte, come laici, l’invito del Santo Padre ad essere protagonisti nel servizio e questo ci responsabilizza maggiormente nell’essere formati adeguatamente sia sul versante spirituale sia professionale”.
Per i suoi corsisti quali opportunità lavorative si presenteranno?
“Certamente si aprono nuove prospettive di lavoro per tutti coloro che parteciperanno con l’intenzione di potersi mettere professionalmente a disposizione delle realtà che poi potranno beneficiare delle competenze acquisite anche perché, nella sua originalità, il Corso in Alta Formazione introduce nella Chiesa italiana una nuova sensibilità professionale e pastorale, i cui esiti potrebbero essere molto interessanti e fecondi”.
di Domenico Strano per Agenzia Sir
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