Si è costituita di recente in Vaticano un’Associazione tutta al femminile, aperta alle donne dipendenti o pensionate dello Stato della Città del Vaticano, della Santa Sede e delle istituzioni ad essa collegate, laiche e religiose: un fatto inedito nella storia del piccolo Stato. “D.VA”, Donne in Vaticano, la sigla dell’Associazione il cui statuto è stato approvato dalle autorità competenti e l’Atto Costitutivo firmato il primo settembre 2016 presso il Governatorato.
Sono oltre 750 oggi le donne che lavorano a servizio del Papa. Ma perché questa iniziativa? Adriana Masotti per Radio Vaticana lo ha chiesto alla giornalista Romilda Ferrauto, tra le fondatrici e vice presidente di D.VA, a lungo responsabile della redazione francese della nostra emittente:
R. – Bisogna dire che questa iniziativa è nata in modo spontaneo. E’ nata da un gruppo di donne che si sono conosciute, si sono ritrovate e hanno sentito il bisogno di creare una rete, una rete di amicizia e di solidarietà. Probabilmente hanno sentito questo bisogno perché si sentivano minoritarie, c’era dietro un bisogno di stare insieme. In nessun momento da parte nostra c’è stato un progetto di tipo ideologico e tuttora non si tratta di un progetto ideologico però, man mano che ci riunivamo, ci siamo rese conto che era necessario dare una struttura e un riconoscimento ufficiale a questa associazione. Perché? Perché questo avrebbe rassicurato le autorità, ovviamente, ma anche le donne che potevano esitare ad aderire ad un’associazione completamente nuova in Vaticano e anche per non lasciar credere ad alcune persone che dietro ci fosse una volontà rivendicativa. E il nostro non è mai stato uno spazio rivendicativo. Dunque l’Associazione è nata spontaneamente, si è strutturata e oggi spera di raccogliere più membri possibili per un progetto tutto da costruire.
D. – E’ uno spazio associativo aperto a tante iniziative, tante idee… Qualche esempio?
R. – La cosa principale è l’amicizia, la solidarietà. Solidarietà per accogliere le difficoltà, le sofferenze, i problemi. Noi vogliamo essere solidali fra di noi ma anche con altre donne, donne che soffrono, donne che sono in difficoltà. Oppure solidali con donne che hanno cose da dire ma a cui non viene data voce. Poi, la crescita insieme e si cresce con dei progetti di tipo culturale, professionale…
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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