‘Il presepe? Lo facciamo tutti gli anni”, dice Vania Zanichelli. Con Roberta Arduini è maestra della sezione cinque anni nella scuola comunale dell’infanzia “Allende” di Bibbiano. “Lo scopo è quello di aiutare i bambini a cogliere il significato del Natale, oltre la figura di Babbo Natale e i regali”, continua Vania. “Così anche quest’anno abbiamo cominciata verso metà novembre a parlare coi bambini del Natale, a partire da quello che ne sanno loro: la nascita di Gesù, chi è Gesù, che cosa è venuto a fare in questo mondo…”. È un’attività che coinvolge tutta la scuola, anche i bambini delle due sezioni precedenti, quelle dei tre e dei quattro anni.
“E i genitori dei bambini non credenti, o di altra fede religiosa?”, chiedo. “Non abbiamo mai avuto problemi”, risponde la maestra. “Per altro”, aggiunge, “il fatto religioso, come attenzione generale, non è limitato al Natale: ci si torna su a Pasqua, con tutto quello che ne consegue”. “Quanto ai genitori stranieri, il papà e la mamma di due gemellini indiani ci hanno detto: «A noi sta bene: Dio è uno solo in tutto il mondo»”.‘Alla riflessione sul Natale”, prosegue la maestra Vania, “dedichiamo più di un mese: i bambini disegnano, costruiscono, raccontano… Ecco, soprattutto parlano, e noi abbiamo raccolto i loro pensieri sul Natale. Non sono frasi uscite di getto, ma sono il frutto di un lavoro fatto insieme: letture, canti, immagini… Loro colgono, parlano, riflettono… Poi ne parlano anche a casa e riportano il senso di quello che a casa sono riusciti a cogliere. Per loro è un’occasione unica, che non si ripeterà facilmente neppure nella scuola elementare: manterranno a lungo il ricordo di quello che hanno fatto nella scuola dell’infanzia, come un patrimonio che porterà frutti nel tempo”.
“E che cosa è venuto fuori da questa loro riflessione sul Natale?”, chiedo incuriosito. “È uscito quello che rappresenta il loro modo di sentire il mondo che li circonda: non solo la figura di Gesù Bambino, ma il senso del dolore, della sofferenza, addirittura del male. E il desiderio di pace, di amore, di felicità, che essi legano con naturalezza al Natale e a Gesù che viene”.
Questo, allora, quello che hanno detto. Lo riportiamo nell’ordine uscito da loro. È una sequenza interessante, perché le loro parole partono dal Natale e passano subito al dolore e al male.
‘ “Alla vigilia di Natale prepariamo il presepe…”;
‘ “Alla vigilia di Natale nasce Gesù Bambino…”;
‘ “Gesù Bambino sta in cielo!”;
‘ “Gesù sta in cielo e a Natale nasce… Nasce anche quest’anno!”;
‘ “No! Nasce tutti i giorni di Natale… Si vuole ricordare che cosa ha fatto!”;
‘ “Si ricorda quando è stato piccolo… Gesù è una persona importante perché ci vuole bene…”;
‘ “E poi ci vuole proteggere dal male… Il male è una cosa quando si ferisce qualcuno e muore…”;
‘ “Se una tigre ti graffia, dopo ti fa male…”;
‘ “… O se muori!”;
‘ “Quando c’è il male si sente dolore…”;
‘ “Senti il dolore al cuore…”;
‘ “Ti viene voglia di stare a casa dalla scuola…”;
‘ “Ti viene voglia di piangere…”;
‘ “A me viene voglia di dirlo alla maestra e metterlo in castigo”;
‘ “Il cuore è la parte più importante del nostro corpo”.
Poi tornano a Gesù e ad alcuni aspetti della sua figura e della sua vita:
‘ “Gesù è un principe… Quando diventa più grande lo sapeva anche lui che moriva… me lo ha detto la mamma!”;
‘ “È nato in una stalla!”;
‘ “La mamma e il papà di Gesù scappano perché Erode lo vuole uccidere!”;
‘ “Perché voleva rimanere solo lui re… Non voleva che Gesù gli rubasse il trono… voleva ucciderlo!”;
‘ “Gesù, Maria e Giuseppe sono scappati via nel deserto…”;
‘ “L’angelo ha detto al papà di Gesù: devi scappare!”;
‘ “Nel deserto sono rimasti lì un bel po’ e a Pasqua è venuto Erode che ha ucciso Gesù…”;
‘ “Sono stati i cattivi che lo hanno messo in croce!”;
‘ “Gesù era speciale perché diceva che non bisogna ammazzare gli uomini!”;
‘ “Ha portato il bene in tutto il mondo… Il bene è una cosa tipo: Dio è buono!”;
‘ “Gesù è il Figlio di Dio… La nonna mi racconta che Gesù è nato a Natale e poi sono venuti a trovarlo i Re Magi, i pastori e le pecore…”.
La riflessione su Gesù porta con sé, nelle parole dei bambini, il tema della pace e della guerra:
‘ “La mia mamma mi ha detto che il Natale è una festa di pace!”;
‘ “La pace è per esempio: io voglio fare amicizia con un amico e facciamo la pace…”;
‘ “È quando uno litiga e dopo si rifà la pace…”;
‘ “La pace la fanno anche i genitori perché così diventano di nuovo amici…”;
‘ “Anche i grandi, perché anche loro certe volte litigano!”;
‘ “Quando litigano i grandi fanno anche la guerra!”;
‘ “A Israele, che è un posto lontano da noi, lì fanno la guerra… Mio nonno ci è andato e me lo ha raccontato!”;
‘ “La guerra finisce facendo la pace…”;
‘ “La pace è quando uno con la mano si fa la pace…”;
‘ ” Quando uno ridà indietro una cosa che ti ha preso…”;
‘ “È chiedere scusa…”;
‘ “La rabbia è una cosa che ti viene dentro di te come una furia… L’unico modo è fare la pace!”.
Rimango senza parole, in mano il foglio di queste espressioni. “Ma hanno detto proprio tutto questo? E lo hanno detto così?”. “Parola per parola, tutto registrato”, risponde ancora Vania sorridendo. Si vede che è fiera del lavoro fatto con la collega Roberta.
“Poi, è venuto il presepe, quasi come frutto di queste riflessioni”. Hanno partecipato tutti, i bambini dei cinque anni, con le due maestre e l’atelierista. La novità, quasi una ciliegina sulla torta, è la lavagna luminosa che proietta, sul muro dietro al presepe, un paesaggio mediorientale con le case bianche e le colline deserte e rocciose, quasi una prosecuzione del presepe stesso.
Lo guardo ammirato. Poi passano i bambini. Hanno appena finito il pranzo e si recano al riposo, in sezione. Ma alcuni di loro si fermano e si mettono seduti in cerchio intorno al presepe, in silenzio. È solo un momento, poi riprendono il cammino, in fila indiana, la mano sulla spalla del compagno davanti.
Saluto Vania con riconoscenza. Anche questo, soprattutto questo, è Natale.
Redazione Papaboys (Fonte www.webdiocesi.chiesacattolica.it)